Home | Rubriche | Musica e spettacoli | Scintille di follia su Trento con Psychiatric Circus – Di S. Matuella

Scintille di follia su Trento con Psychiatric Circus – Di S. Matuella

È una forte esperienza sensoriale ed emotiva, tutta da vivere sotto il tendone allestito a Trento, nell’area Zuffo, dove replicherà fino al 23 luglio

image

>
Che Psychiatric Circus non sia uno spettacolo leggero, accomodante, ideale per uno spensierato dopocena, è poco, ma sicuro: e questo tentativo di definirlo in negativo, è più facile che non il provare a descriverlo, perché più che uno spettacolo, Psychiatric Circus è una forte esperienza sensoriale ed emotiva, tutta da vivere sotto il tendone allestito a Trento, nell’area Zuffo, dove replicherà fino al 23 di luglio e poi proseguirà la sua tournée in Alto Adige.
Proposto la scorsa estate, è tornato leggermente variato e alla prima di giovedì scorso, nel pubblico c’erano anche spettatori che lo avevano già visto un anno fa, e si sono appassionati a questa proposta che rimane un unicum della scena teatral-circense europea.
 

 
Dal punto di vista formale, Psychiatric Circus è presto detto: si tratta di uno spettacolo del cosiddetto nuovo circo, senza animali, che fonde l’arte circense con il teatro, la musica e il cabaret, grazie a un cast internazionale di ottimi artisti circensi che sono anche attori e intrattenitori.
Dal punto di vista narrativo invece, racconta una storia nera, ispirata alle drammatiche vicende accadute negli anni Cinquanta, nel manicomio cattolico di Bergen. E lo fa toccando la memoria e l’inconscio collettivo, dai tabù sessuali alle ferite dell’Olocausto, ai metodi di cura della sofferenza psichica, al sottile legame tra scienza e fede.
Poeticamente evocativo, talvolta allusivo o fortemente provocatorio, per qualcuno magari discutibile, ma mai scontato, lo spettacolo è ideato e diretto dalla triestina Sandy Medini, artista circense e regista visionaria il cui cognome racchiude in sé alcune delle più blasonate famiglie circensi, appassionata di American Horror Story: Sandy definisce, e nello stesso tempo scombina, tutti i ruoli delle persone che vivono nel manicomio, dai religiosi al personale ospedaliero e i pazienti, nell’eterno gioco tra vittime e carnefici.
 

 
L’arena-palcoscenico del circo si trasforma via via in una tana di indemoniata, dove fragilità e crudeltà, tragedia e comicità si fondono e si confondono: il circo del resto, con la sua vena sfuggente e surreale, accoglie benissimo queste tensioni e le restituisce in uno spettacolo che è tutto da ridere, ma anche da meditare e un po’ da temere, non a caso è vietato ai minori di quattordici anni.
Al terme della rappresentazione, la compagnia si fa trovare all’uscita per salutare il pubblico, per le foto di rito, ma anche per scambiare idee e impressioni.
«Noi non vogliamo piacere a tutti e siamo convinti che le tematiche che affrontiamo non si possano raccontare in maniera edulcorata, – spiega Davide Pedrini, attore originario di Parma che interpreta il ruolo, eccessivo e a tratti sinistro, del direttore del manicomio, religioso e insieme, medico che indossa la doppia divisa dell’abito clericale e il camice bianco. – Poi è anche vero che facciamo lo spettacolo per il pubblico che è a sua volta partecipe, e quindi siamo aperti a tutti i suggerimenti.»
 

 
Quanto ai toni più crudi e radicali che caratterizzano Psychiatric Circus.
«Il contesto del circo crea un alone che permette di raccontare qualsiasi cosa senza troppe rigidità: nel circo tutto è sopra le righe e questo ci permette di evitare un coinvolgimento realistico degli spettatori.
«Così il delicato tema della follia in questo lavoro rimane come in una bolla di sapone.»
Sospensione sì, ma c’è anche dell’attualità in questa storia degli anni Cinquanta.
«Sì perché, in definitiva – osserva Davide – il nostro spettacolo tratta un unico tema, quello della diversità, che oggi come allora, genera paura, odio e quindi violenza.»
 

 
A L’Adigetto.it la regista Sandy Medini ha anticipato alcuni aspetti del suo nuovo lavoro «Psychiatric Alcatraz», dedicato alla celebre prigione californiana.
«Lavoreremo, in particolare, alla differenza che corre tra il sistema delle leggi e l’idea di giustizia che subentra nell’applicazione della legge stessa, in uno spettacolo che sarà divertentissimo, intrigante ed enigmatico, che si svolgerà all’interno di un labirinto contenente delle celle popolate da personaggi stravaganti: sarà uno spazio da superare che scatenerà nello spettatore emozioni molto strane.»
 
Sandra Matuella – s.matuella@ladigetto.it


Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo