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Storie di donne, letteratura di genere/ 177 – Di Luciana Grillo

«L' amore addosso» di Sara Rattaro – L'amore arriva come un'onda, cancella ogni bugia, ti travolge e ti illumina...

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Titolo: L' amore addosso
Autrice: Sara Rattaro
 
Editore: Sperling & Kupfer 2017
Collana: Pandora
 
Pagine: 252, Rilegato
Prezzo di copertina: € 16,90
 
Sicuramente è stato un privilegio per me conoscere Sara Rattaro durante il Trentino Book Festival 2016, quando non solo presentai il suo romanzo «Splendi più che puoi», ma ebbi anche la possibilità di trascorrere con lei l’intero pomeriggio e di cenare insieme.
Mi piacquero la sua sincerità, la determinazione nel portare a compimento i suoi progetti, la capacità di mettersi e rimettersi in gioco, anche nel campo lavorativo, lasciando il lavoro sicuro di biologa e informatrice farmaceutica per quello meno sicuro ma certo più appassionante di scrittrice.
 
Il suo più recente romanzo, «L’amore addosso», è a mio avviso una prova di maturità e consapevolezza: Sara affronta, con sicuro intuito, una storia complessa che parte da un caso apparentemente fortuito e si rivela invece la punta di un iceberg, un intreccio difficile e doloroso di sentimenti, di incomprensioni, di modi diversi di affrontare la vita.
La protagonista è Giulia, soccorritrice di un uomo colpito all’improvviso dal male, amante di Federico, sposa di Emanuele, sorella maggiore di Ilaria, figlia di una mamma inflessibile per la quale «l’importante era che non si sapesse… che tutto rimanesse tra le frange del tappeto del salotto… Il tutto rigorosamente dopo il tramonto, perché nessuno intuisse la crepa sotto la facciata», mamma di un bimbo appena sfiorato e perduto.
 
È proprio quell’abbandono, quella perdita, che lascia ferite non rimarginabili nell’animo di Giulia, nonostante un matrimonio che sembra andare bene, un lavoro apparentemente appagante, una sorella che docilmente sposa «il piccolo Giò» secondo i desideri della mamma.
Come un gomitolo che comincia a srotolarsi, alcune certezze di Giulia si sgretolano: «Scoprii che Emanuele, mio marito, mi tradiva… Eravamo sposati già da quattordici anni. Un matrimonio come tanti. Felice, anche se mia madre lo sbandierava ai quattro venti come l’unione perfetta».
 
Appare casualmente al suo orizzonte Federico, Giulia è fragile, insicura, crede di innamorarsene: «Scesi almeno sei volte al bar a prendere il caffè sperando di trovarlo lì. Mi guardavo intorno e mi sentivo spiata da tutti. Ma nessuno faceva caso a me. Alle sei di sera decisi di rientrare. Lui avrebbe chiamato, ne ero certa».
Con poche asciutte parole la Rattaro ci fa entrare nei pensieri di Giulia, ci spinge ad attendere con lei la chiamata… fin quando il buongiorno di Federico «…mi illuminò e mi mise appetito».
 
Poi gli avvenimenti, che senza avvertirci scombinano le carte, portano Giulia prima al capezzale della suocera, poi alla scoperta di un «piccolo Giò» diverso, infine ai chiarimenti con Emanuele, mentre Federico, la sua scomparsa improvvisa, la presenza della moglie, diventano ricordi di un passato recente.
E Giulia rielabora il rapporto con sua madre, con durezza e sofferenza («Chi siamo noi per decidere della vita degli altri?») e quello col padre «elegante e distinto», forse debole; rivede suo marito sapendo che «avevo bisogno di aggrapparmi a lui, anche questa volta... l’amore, quando ti arriva addosso, è il migliore dei tranelli… È un problema senza soluzione, una canzone senza finale, un sonno che non ti lascia riposare. L’unica cosa certa è che, se è amore vero, quando cadi nella trappola te lo senti addosso».
 
Così, mentre Ilaria e il suo sposo escono dalla chiesa per andare al ricevimento di nozze, Emanuele, finalmente consapevole e pronto a condividere quell’antica pena di Giulia, le dice «Salutiamo e andiamo a fare le valigie… Avrai tempo in viaggio per spiegarmi tutto…».
La storia si conclude, Sara Rattaro lascia infine parlare Emanuele: «Mi sono seduto accanto a lei e le ho stretto la mano. Ho smesso di cercare una risposta in fondo al bicchiere e mi sono messo in ascolto…».
 
Anche noi lettori e lettrici sentiamo che il mosaico ha ritrovato tutte le sue tessere, non perché si tratti di un banale lieto fine, ma perché anche noi abbiamo capito che un vuoto d’amore si può colmare, con altro amore.
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Precedenti recensioni)

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