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La CGL del Trentino soddisfatta ma con riserva

«Bene l’erogazione degli assegni di solidarietà per i lavoratori delle mense e dei bar universitari, ma restano molti punti da chiarire.»

A distanza di un anno dall’accordo sindacale, sono stati finalmente erogati gli assegni di solidarietà per i 53 lavoratori impiegati presso gli appalti delle mense e bar universitari di Trento.
Solo grazie ai ripetuti solleciti da parte delle O.O.S.S. sia nei confronti dell’INPS di Trento che diceva di non avere a disposizione le indicazioni operative per gestire il nuovo FIS, sia di Sma Ristorazione, l’azienda aggiudicataria degli appalti che tardava ad inviare la dovuta documentazione, i dipendenti che erano in attesa dal mese di settembre 2016, si vedono finalmente accreditate le dovute ore di ammortizzatore sociale.
Ricordiamo che questi lavoratori sono in attesa del rinnovo del CCNL da oltre quattro anni e le rappresentanze datoriali locali si sono sempre rifiutate di aprire un tavolo per il rinnovo del contratto provinciale integrativo.
Si parla, dunque, di lavoratori con i minimi salariali tra i più bassi, che sono costretti a vivere periodicamente il disagio dei cambi d’appalto al ribasso, perdendo, ad ogni cambio, una fetta di diritti come le ore contrattuali e i livelli professionali acquisiti che incidono maggiormente sui redditi dei contratti part time.
Se a tutto ciò si aggiunge il ricorso ad ammortizzatori sociali al fine di salvaguardare i posti di lavoro, si creano un insieme di fattori che possono rendere la qualità della vita insostenibile, rasentando, e in alcuni casi oltrepassando, le soglie di povertà.
 
Solo tenendo conto di queste considerazioni si può immaginare lo stato di disagio percepito dai lavoratori e dalle loro famiglie.
La scorsa settimana le O.O.S.S. hanno incontrato A.P.A.C. (Agenzia Provinciale per gli Appalti e Contratti della Provincia Autonoma di Trento) al fine di intervenire, per quanto di loro competenza, a garanzia dei lavoratori trentini nella discussione preventiva della formulazione dei bandi affinché possano offrire maggiore tutela, qualità e certificazione, quali ad esempio l’introduzione come clausola sociale del trasferimento di ramo d’azienda ex articolo 2112 c.c. che in seguito ad una normativa europea, recepita dalla legge italiana, ma ancora oggi «ignorata» dalle aziende, prevedrebbe maggior tutela nei cambi d’appalto, la garanzia dei livelli occupazionali e non consentirebbe più la solita speculazione quasi sempre attuata dalle aziende subentranti.
Quest’ultime, con il pretesto della riorganizzazione aziendale, nulla riorganizzano se non le riduzioni di orario a parità di servizio, insistendo invece sulla richiesta di maggiore flessibilità e l’inserimento di ammortizzatori sociali che poi non gestiscono adeguatamente mentre cercano di rientrare con i costi per rispettare l’offerta effettuata.
Tutto questo ovviamente, sempre e solo sulla pelle dei lavoratori.
L’A.P.A.C. dal canto suo, rimanda la discussione al prossimo tavolo appalti in seno alla PAT in attesa di una stagione «calda» come quella invernale che si preannuncia ricca di gare d’appalto.

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