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Nella calura estiva alla ricerca dell’ombra – Di Daniela Larentis

Alla scoperta dell’ombra Roberto Casati dedica un libro: da Paltone a Galileo la storia di un enigma che ha affascinato le grandi menti dell’umanità

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L’estate 2017 è stata finora decisamente calda, con temperature che hanno raggiunto anche i 40° C all’ombra.
Ripararsi sotto l’ombrellone alla ricerca dell’agognata ombra, sfuggendo alla calura di questa calda estate, potrebbe quindi rivelarsi una scelta felice, magari leggendo l’esaustivo saggio di Roberto Casati intitolato «Alla scoperta dell’ombra – Da Platone a Galileo la storia di un enigma che ha affascinato le grandi menti dell’umanità» edito da Laterza.
Egli offre al lettore un libro che fa riflettere, ricco di aneddoti e cose da scoprire. Noi ci soffermiamo solo su un interessante aspetto relativo al capitolo secondo, dedicato alle ombre antiche e moderne.
In esso l’autore evidenzia quanto l’ombra e la luce siano intrecciate nella storia della tecnologia. Con la nascita dell’elettricità, infatti, le città cambiano volto. Nell’Ottocento vengono inventati diversi tipi di lampade di facile alimentazione, fino a quel momento si erano utilizzati grasso di balena, olio di oliva e cera.
 
Già all’inizio dell’800 illuminazione stradale delle principali città europee e americane usa il gas naturale e di carbone, poi con l’arrivo del petrolio viene utilizzata un’ulteriore fonte combustibile e nello stesso tempo si scopre che l’elettricità può essere anche una sorgente di luce. L’autore spiega come le nuove luci siano anche più stabili e meno tremolanti di prima.
Scrive: «Il diciannovesimo secolo non ha solo sconfitto le ombre, ne ha anche create di nuove. Sono le ombre congelate che vengono prodotte da un frammento di materia portato a incandescenza. Sono ombre nuove perché fino ad allora non esistevano in natura né mai erano state prodotte delle ombre statiche».
 
Prima, infatti, le ombre erano sempre state in movimento, non esisteva un’ombra ferma. Si pensi alla luce della candela o al fuoco scoppiettante nel caminetto, le cui ombre sono tremule e non statiche, e agli orologi solari, il cui funzionamento dipende dal movimento dell’ombra.
I pittori sanno bene quanto sia difficile ritrarre un paesaggio en plein air, in quanto col passare del tempo la distribuzione delle ombre cambia, proprio per questo nei corsi di pittura viene studiata la teoria delle ombre.
 

 
Anche i pionieri della fotografia si sono trovati alle prese con un problema simile, spiega Casati: «La tecnica fotografica inventata da Nicéphore Niépce (1765-1833) usa una sostanza bituminosa che diventa insilubile se esposta alla luce. Purtroppo l’esposizione richiesta è di otto ore e in tutto quel tempo le ombre fanno parecchia strada intorno alle cose.
«Se si vogliono arrestare le ombre ci si può certo accontentare delle ombro grafie, dette anche disegni fotogenici, come fa William Henry Fox Talbot (1800-1877): si immerge la carta nel sale marino e in seguito in una soluzione di nitrato d’argento, vi si dispongono artisticamente a contatto foglie, pizzi e ritagli e si lascia che il sole annerisca le parti scoperte e lasci bianche quelle coperte».
Oggi, pur circondati da ombre moderne, «inchiodate sui muri», «incastrate negli interstizi delle case», infilate dappertutto, siamo ancora affascinati dalle ombre antiche sempre in lento movimento a ogni ora del giorno: ogni albero, ogni individuo, ogni casa, ogni oggetto che ci circonda all’avanzare del tempo crea un’ombra che muta e che avanza inesorabilmente.
 
Sottolinea l’autore a pag 20: «Le ombre moderne sono il prodotto di una mano rapida e violenta. A Hiroshima l’onda di calore dell’esplosione atomica ha dissolto le superfici dei palazzi. A mezzo chilometro dall’esplosione l’uomo che aspettava l’apertura della banca ha protetto per un istante il muro dell’edificio.
«L’istante è sufficiente perché ci sia una differenza tra la zona esposta direttamente al calore e quella protetta dal corpo del passante. Sul muro questa differenza è stata registrata come un’ombra. L’ultimo atto nella vita del passante è stato lasciare un’ombra che gli è sopravvissuta».
 
Ma, come fa presente Casati, il Giappone merita di essere ricordato per ombre migliori. C’è un famoso cantico innalzato alle ombre antiche delle calde e intime case giapponesi in contrapposizione a quelle fredde tipiche dell’illuminazione occidentale.
È dello scrittore giapponese, Jun’ichirō Tanizaki, il quale lamenta la scomparsa dell’antica civiltà giapponese.
Per lui l’abbandono delle ombre rappresenta il sintomo inequivocabile della decadenza.
A proposito di ombra, concludiamo segnalando per chi si troverà negli Stati Uniti che il prossimo 21 agosto si verificherà una spettacolare eclissi solare totale.
Visibile non solo negli USA, ma in alcune zone del Canada, interessando marginalmente anche alcune zone dell’America Latina e dell’Europa occidentale (Islanda, Scozia e Irlanda) e la zona nord ovest africana. Un vero spettacolo offerto da Madre Natura.
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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