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Tre parole chiave: «consapevolezza, responsabilità, azioni»

Se ne è parlato al Convegno «Tesi di Moena 2.0» a 10 anni dal primo congresso sui cambiamenti climatici che andarono a comporre le «Tesi di Moena 2007»

Dieci argomenti per 180 minuti di un confronto serrato di aggiornamento sul tema dei cambiamenti climatici hanno catturato oggi l’attenzione della folta platea che Moena, si è data appuntamento nell’Auditorium delle scuole medie dopo 10 anni da quel primo congresso sui cambiamenti climatici che andarono a comporre le «Tesi di Moena 2007», una serie di visuali e buone pratiche da sottoporre all’opinione pubblica, ma anche e soprattutto alla politica.
«Un ruolo di stimolo che SAT continua a interpretare a 10 anni di distanza,  con convinzione e con il preciso intento di farsi promotrice di confronto, ma anche di formazione, senza esimersi dalla formulazione di proposte – ha sottolineato in apertura il presidente della SAT Claudio Bassetti – in occasione dell’apertura del convegno odierno dal titolo appunto «Le Tesi di Moena 2.0».

Tre le parole chiave che hanno caratterizzato tutte le relazioni in aggiornamento sull’accelerazione impressa in questi ultimi 10 dai cambiamenti climatici in atto: consapevolezza, responsabilità e azioni.
Ma che cosa è cambiato rispetto al 2007 in termini di pianificazione territoriale, a gestione e utilizzo dei trasporti, allo sfruttamento e consumi di energia, alla politica turistica, agli ecosistemi, all’agricoltura di montagna, allo sfruttamento delle risorse idriche, alla situazione delle aree glaciali e alla educazione ambientale?
Ad aprire la carrellata degli argomenti Bruno Zanon, docente di pianificazione territoriale all’Università di Trento e presidente di STEP (Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio), che parlato di pianificazione territoriale e trasporti. 

«Le Alpi sono un territorio fragile – ha sottolineato – dove si utilizza molta energia e molto trasporto su gomma, dato che il collegamento dei piccoli centri di montagna è molto costoso. Ma qualche dato positivo esiste, non sempre per azioni specifiche ma per contingenze economiche.
«Alcuni dati positivi infatti li dobbiamo alla crisi economica che ha ridotto i livelli di consumo di suolo con la crisi dell’edilizia che negli anni ante crisi pesava per un terzo del sistema economico del settore secondario.
«Anche i consumi e gli spostamenti si sono ridotti con la crisi del 2008, ma in Trentino qualcosa di buono è stato fatto, a testimonianza che c’è maggiore consapevolezza.
«Mi riferisco in particolare alla legge Gilmozzi sulle seconde case, alla stessa creazione di STEP. Senza dimenticare gli incentivi provinciali su auto e bici elettriche. Il problema è conciliare vivibilità degli insediamenti di montagna, con il diritto della piena cittadinanza delle popolazioni alpine di continuare a vivere e operare nei propri territori.
«Il tema dei trasporti oggi è un tema cruciale: sono stati fatti enormi investimenti sul corridoio del Brennero, saranno una fortuna o una sciagura?
«Dipende da quanto sapremo conciliare il livello di trasporto locale con quello internazionale, il trasporto merci in questo contesto dovendo ricollocare tutto su ferrovia non sarà un problema facile da gestire.»
 
Il tema dell’energia conferma che le parole d’ordine sono le stesse del 2007, ossia spinta massima sulle rinnovabili, conferma Cristian Ferrari, ingegnere ambientale e presidente della Commissione Tutela Ambiente Montano SAT.
Però in questo campo qualcosa si muove in Italia nel 2008 l’energia prodotta da fonti rinnovabili era un 16% oggi siamo al 33%, i tetti a fotovoltaico nel 2008 erano 34.000 nel 2015 sono saliti a 250.000, la bolzanina Casa Clima oggi certifica circa 12.00 edifici all’anno, le case in legno nel 2007 erano 1500 all’anno oggi sono 6.000, i consumi industriali sono diminuiti e di petroli ne consumiamo sempre meno, perché è quasi finito e quindi costa moltissimo.
Anche nell’ambito della gestione dei rifiuti il Trantino Alto Adige è all’avanguardia in Italia insieme al Friuli, in linea con le direttive europee.
 
Mariangela Franch docente di Economia all’Università di Trento, tratta il tema del turismo e non usa giri di parole nel dire che nel 2007 le tesi di Moena indicavano di investire sulla stagione estiva «Questi ultimi anni stanno dimostrando che avevamo ragione – afferma – ma non basta, si concede ancora troppo agli interessi settoriali a discapito di quelli collettivi e nei regolamenti autorizzativi andrebbe introdotto il concetto del limite.
«Un monito alla pubblica amministrazione ma ce n’è anche per i privati, ai quali si raccomanda di privilegiare la qualità rispetto alla quantità.
«Va introdotto insieme al PIL quale indicatore di ricchezza anche il BES (benessere equo sostenibile). La competizione i privati la devono fare non sui prezzi ma sull’eco compatibilità dei loro prodotti.»
 
I cambiamenti climatici stanno stravolgendo gli ecosistemi, a illustrare con quali modalità è Alessio Bertolli, botanico e neo direttore del Museo Civico di Rovereto.
«Con l’innalzamento delle temperature si alzano d quota le specie arboree che si indeboliscono a vantaggio di specie esotiche più robuste che colonizzano le aree alpine modificando l’habitat.
«Anche il bosco guadagna terreno verso le alture, e in certe zone vediamo si vedono palme e perfino banani. Un fenomeno mai registrato fino ad ora.»
«L’allevamento – riferisce l’agronomo Maurizio Odasso – è causa del cambiamento climatico e va ripensato, in termini di minore quantità e maggiore qualità.
«Per quanto concerne l’agricoltura bisogna adattarsi alla scarsità di risorse idriche ed orientarsi verso un agroecosistema con coltivazioni molto differenziate per preservare la produttività dei suoli.»
 
Il tema dell’acqua è un tema cruciale nel nostro rovente pianeta a disquisire sul tema Roberto Colombo «sale account» di Eco Opera che ha parlato di introduzione del DME (deflusso minimo ecologico) insieme al Deflusso Minimo vitale, che giudica insufficiente.
Va posto un freno alle concessioni sulle centraline idroelettriche, secondo Colombo, anche se in Trentino con il Piano Generale delle Acque introdotto dalla Provincia, siamo in una situazione più controllata rispetto a tutte le altre regioni italiane.
I ghiacciai sono le dolenti note, ne riferisce Thomas Zanoner geologo ricercatore «Con una riduzione da 123 chilometri quadrati nel 1850 ai 42 chilometri quadrati attuali, – illustra. – Su 9 ghiacciai alpini si calcola il bilancio in termini di superficie glaciale dal 207 in poi si rompe l’equilibrio tra area di accumulo ed area di fusione.
«Oggi l’area di accumulo non esiste più morale: si scioglieranno inesorabilmente. Siamo di fronte a quattro mesi in cui il ghiaccio fonde, rispetto ai due mesi di 10 anni fa.
«Ed inoltre i ghiacciai delle Alpi Italiane sono i più fragili perché sono piccoli, ma se pensiamo che il 70% della nostra acqua arriva tutta dai ghiacciai non c’è da stare allegri.
«Ci sono dei progetti sul permafrost sia in trentino che in Alto Adige, uno dei quali coordinato proprio dal Comitato dal comitato Glaciologico SAT.»
 
Educazione: come, quando, con quali modalità? Vittorio Ducoli direttore del Parco Paneveggio Pale di S. Martino, parla di due direzioni l’informazione che deve esser più consapevole e informata sugli aspetti scientifici e nelle scuole all’interno delle quali i parchi trentini svolgono da anni una intensa opera educativa, dalla scuola d’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado.
Molte le personalità in sala che alla fine delle relazioni ha dato vita ad uno stilomante dibattito: il presidente del CAI Nazionale Vincenzo Torti, l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi, il sindaco di Moena Edoardo Felicetti, il direttore Apt di Fiemme Bruno Felicetti, Sandro Lazzeri presidente ANEF, impianti a fune, Daniele Dezulian presidente S.I.T.C di Canazei.

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