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Viaggiando nei territori di Israele e Giordania/ 4 – Di Nadia Clementi

Il percorso di viaggio continua tra passato e presente: visita ad alcuni siti archeologici e il volto delle principali città Amman e Tel Aviv

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(Puntata precedente)
 
 Wadi Rum, safari nel più esteso deserto della Giordania 
L'itinerario prosegue per il deserto del Wadi Rum, antico luogo di passaggio delle carovane che, cariche di merce preziosa, dalla penisola arabica si spostavano verso nord per raggiungere i porti del Mediterraneo.
La sua bellezza è caratterizzata da montagne spettacolari di granito e arenaria, da letti di antichi laghi oramai prosciugati e da altissime dune di color rosso intenso, che ci riportano alla mente le gesta di Lawrence d’Arabia.
In questi luoghi un ricercatore italiano, il professor Borzatti, ha ritrovato dei reperti del più antico alfabeto che si conosca, il Tamudico, che risalgono a 6.000 anni fa.
Numerose inoltre sono le incisioni e le pitture rupestri scolpite nelle rocce della famosa «Valle della Luna».
 

 
Il Wadi Rum è una delle sorprese più piacevoli di un viaggio in Giordania, un deserto decisamente particolare che ricorda più i selvaggi parchi dell’Ovest degli Stati Uniti piuttosto che i paesaggi mediorientali.
Intervallato da dune, aspre cime montuose, canyon mozzafiato ed ampi spazi confinati, il Wadi Rum può essere agevolmente visitato in poche ore, partecipando ad una escursione in fuoristrada con partenza dal centro visitatori.
È anche possibile dedicarvi più tempo ed esplorare il vasto territorio partecipando ad una giornata di trekking e pernottando in uno dei campi tenda allestiti nel deserto.
 

 
 Parco Nazionale di Beit Shean 
Beit Shean è una delle città più antiche d'Israele. Si trova nella regione della Galilea del nord dell'Israele dove si incontrano la Valle del Harod e la Valle del Giordano, a soli 27 km a sud del Mare di Galilea e a 5 km ad est del fiume Giordano ed è uno dei siti archeologici più grandi del paese.
Beit Shean è citato più volte nella Bibbia ed è meglio conosciuto come il luogo in cui il re Saul e i suoi figli erano appesi dalle pareti della città che rimase una metropoli significativa durante il regno di Re Davide e Re Salomone.
 

 
Nel I secolo dopo Cristo Beit Shean divenne una fiorente città romana multiculturale e una delle 10 città della lega regionale di Decapolis.
Beit Shean era la capitale provinciale romana nel IV secolo d.C., ma dopo un terremoto nel 749 d.C. la città non ha mai riscosso veramente il suo precedente stato.
Da allora i crociati, i mamelucci, gli ottomani, gli inglesi e, infine, gli israeliani si sono stabiliti in Beit Shean.
 

 
Lo scavo e la ricostruzione offrono un quadro chiaro dell'origine della città che ospitava da 30.000 a 40.000 cittadini e copriva circa 370 ettari.
Oggi, nel parco si possono vedere l'antico muro che circondava la città, i bagni pubblici, un tempio romano, negozi, laboratori artigianali e altre strutture ben conservate.
La via centrale di Palladius corre per 24 metri ed è fiancheggiata da colonnati. Gli storici hanno stabilito, dopo aver scoperto un'iscrizione, che la strada fu nominata da un governatore romano del IV secolo.
Ci sono rari mosaici e un anfiteatro romano che è tuttora agibile.
La visita tra le rovine è comoda e suggestiva è come camminare per un paio d'ore nel tempo.
 

 
Altro importante zona storica è il Parco Nazionale Herodium (Herodion), collocato 12 chilometri a sud di Gerusalemme, dove Erode aveva commissionato un palazzo sontuoso da costruire tra il 23 e 15 a.C.
Il palazzo stesso era costituito da quattro torri, uno stabilimento balneare, cortili, un teatro romano, sale per banchetti, una grande passerella.
Una volta che Erode morì, Herodium venne abbandonato.
Il Palazzo è unico nel suo genere perché costruito all'interno di una collina ritornata alla luce negli ultimi 10 anni e quindi è in continuo scavo. 


 
Oltre ai resti ebraici molto interessanti conserva alcuni segni della presenza di alcuni monaci.
Grandiosa la vista panoramica sulla valle di Giuda è consigliato il passaggio (da fare in discesa) attraverso il percorso di cunicoli all' interno della collina con scale che permettono di vedere aree di scavi dedicate alle grosse cisterne.
L'escursione al sito è facile e di breve durata fattibile a qualsiasi età.
Da non perdere il piccolo video multilingue che mostra la morte di Erode e la ricostruzione del palazzo nel suo massimo splendore.
 

 
 La Strada dei Re - Umm al-Rasas 
Annoverato nel 2004 nella lista dei luoghi Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il sito di Umm al-Rasas si trova a sud di Amman, precisamente in un punto che dista 11 chilometri dalla Strada dei Re e 20 chilometri dall’Autostrada del Deserto.
Le rovine del sito di Umm al-Rasas vennero portate alla luce nel 1986 da una spedizione archeologica dell’Istituto Biblico Francescano.
L’antica città riscoperta consiste in realtà nelle mura di un accampamento fortificato, a circa un chilometro e mezzo dal quale si trova ancora una torre di 14 metri, oltre ai resti di edifici, a cave di pietra e a cisterne scavate nella roccia.
Da esse si evince che il sito fu abitato dall’Età del Ferro fino al periodo abbaside.
 

 
L’interesse verso la città venne suscitato dalla scoperta della Chiesa di Santo Stefano, un complesso monumentale di grande importanza soprattutto dal punto di vista storico.
Le numerose iscrizioni riportate nei mosaici, infatti, hanno permesso agli studiosi di avere notizie sulle comunità cristiane nell’area durante i primi due secoli di dominazione islamica (il mosaico venne terminato nel 757 d.C.).
In base a queste iscrizioni è stato possibile identificare la città di Umm al-Rasas con l’antica Castron Mefa’a, citata anche nella Bibbia.
Il punto forte del sito è la raccolta di mosaici e la suggestiva passeggiata nelle antiche rovine scavate nella roccia.
 

 
 I volti delle principali città 
Amman, capitale della Giordania, è una città di oltre due milioni di abitanti situata su una zona collinare tra il deserto e la fertile Valle del Giordano.
È una città affascinante ricca di contrasti, dinamica e mutevole. Il suo aspetto risulta, ad un primo impatto, piuttosto confuso: Amman sorge infatti su 22 colli e lo sviluppo urbanistico si è dovuto piegare, gioco forza, all’orografia del territorio che ne ha determinato la costruzione di strade, tornanti, gallerie, ponti che, pur consentendo l’unione dei diversi quartieri, ora abbarbicati sul costone della collina ora adagiati sulle valli, hanno conferito alla città delle sembianze molto diverse dalle metropoli che noi occidentali siamo abituati a conoscere.
 

 
Superato il primo approccio impariamo tuttavia ad apprezzare i due volti della città: uno tradizionale, che si sviluppa intorno alle vestigia romane del tempio di Ercole e dell’anfiteatro ai piedi della Cittadella, e uno moderno fatto di edifici commerciali che rendono bene l’immagine del ritmo sostenutissimo con il quale la città cambia volto e si evolve prendendo a modello non solo l’Occidente ma anche gli esempi forniti dalla vicina Arabia Saudita.
Fra questi due volti si apre poi un’infinità di abitazioni, e residenze rivestite da una candida pietra calcarea che fa ben meritare la definizione di «città bianca».
 

 
Tel Aviv, una città israeliana situata sulla costa del mar Mediterraneo, è descrivibile come l’Ibiza mediorientale: grattacieli, case sfarzose e strade ampie, a pochi metri dalle coste mediterranee.
Ma è sufficiente addentrarsi nelle strade interne per scorgere case fatiscenti e bambini in strada che giocano tra l’amianto e le pareti consumate della città.
Sentirsi spaesati qui è naturale. All’improvviso senti di non essere più in Israele, sembra di stare in un’altra qualsiasi città sul mare.
Eppure il Medioriente torna a farsi riconoscere e i suoi contrasti riportano alla realtà: sulla spiaggia passeggiano donne che indossano burkini, per la strada gli uomini parlano animatamente tra loro in arabo, business man corrono indaffarati e sempre attaccati allo smartphone, giovani ragazze vestite all’occidentale sfilano come modelle accanto alle loro coetanee coperte dall’hijab.
 

 
È proprio vero che siamo nella culla della civiltà e le variabili umane sono qui a testimoniarlo, ora però sarebbe giunto il tempo che la Palestina, Israele e la Cisgordania diventino anche la culla del sogno più bello dell’umanità: la pace tra i popoli.
 
Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it
(4/4 – Fine)

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