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Esperienza Hackathon: unione tra sport e innovazione

L'innovazione tecnologica porterà vantaggi al mondo del calcio e anche a chi fa sport

Mentre a Povo ha preso ufficialmente il via la maratona di innovazione applicata al calcio, che vedrà competere 180 hacker provenienti da tutta Europa, a Trento rappresentanti del mondo del pallone italiano, ex calciatori, rappresentanti degli arbitri, esponenti della FIGC, docenti universitari hanno approfondito i vantaggi che gli investimenti in innovazione tecnologica e informatica possono apportare sia a chi fa del calcio la propria professione, sia, più in generale, all'intero mondo degli sportivi.

Valter Di Salvo, responsabile Performance e Ricerca Club della Federcalcio ha sottolineato come si parli ormai in tutta Europa di «analytics» applicate al calcio.
«Si utilizzano analisi statistiche e diversi tools per controllare il carico di allenamento e le gare attraverso sistemi di match analysis durante le partite.
«La tecnologia si sta rivelando strumento fondamentale per avere un calcio più dinamico, reattivo e, alla fine, più godibile, oltre che per garantire una carriera più duratura ai calciatori, cercando di limitare i danni fisici.»
 
Ha poi ricordato il fondamentale apporto che le nuove tecnologie possono assicurare per misurare e studiare le quattro componenti di un atleta: fisica, mentale, tattica e tecnica.
«È proprio per questo che la FIGC ha creato un database (noto come Big Data Football Management) che permette di raccogliere le informazioni più importanti di queste quattro aree, – ha spiegato al pubblico intervenuto al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento. – Dentro a questo database finisce tutto ciò che può aumentare l'efficacia di un allenamento di un calciatore.
«Dalle sue prestazioni in campo e fra una partita e l'altra fino a come controlla i livelli di stress durante una partita.»
 
Ma le tecnologie non sono meno importanti per chi una partita deve gestirla dall'interno, facendo rispettare le regole e decidendo sulle azioni di gioco: gli arbitri, già assistiti da un paio di stagioni dall'innovazione del cosiddetto «Occhio di falco» (noto tra gli addetti ai lavori come «Goal line technology») che ha permesso di azzerare il rischio di reti fantasma, quest'anno si stanno confrontando con la rivoluzione VAR, il video assistant referee, che permette di dirimere le situazioni più delicate: dall'assegnazione dei calci di rigore, ai casi di espulsione diretta.
Una innovazione considerata più che positiva da Roberto Rosetti, ex arbitro internazionale e attuale project leader del VAR. 

«Questo strumento – ha spiegato Rosetti, dopo aver fatto ascoltare alcuni audio di comunicazioni intercorse tra l'arbitro e gli assistenti video durante le partite – sta rappresentando una innovazione indispensabile.
«Finora infatti eravamo di fronte al paradosso per cui l'arbitro, che è l'unica persona autorizzata a prendere decisioni sulle azioni in campo, era al tempo stesso l'ultimo a poter scoprire cosa fosse realmente successo, mentre tutto il resto del mondo attorno a lui, dai telecronisti, ai responsabili delle squadre in campo, al pubblico televisivo, sapeva in tempo reale se la sua decisione era corretta o sbagliata.»
Con il VAR tutto questo è relegato al passato: «grazie a questa tecnologia, possiamo aumentare il senso di giustizia e stiamo riuscendo ad abbassare il livello di tensione e di proteste durante i match, anche i più delicati».
 
E fuori dal campo, le innovazioni applicate allo sport possono rivelarsi un alleato prezioso per i territori che decidono di investirci.
«Per molto tempo lo sport è stato visto con snobismo dal mondo universitario. Invece può interfacciarsi con molte discipline accademiche diverse (dall'ingegneria all'informatica all'economia fino alla psicologia) e si rivela un potente driver di ricerca e innovazione con importanti ricadute positive sul tessuto industriale e a livello occupazionale – spiega Paolo Bouquet, docente di Ingegneria informatica all'Università di Trento e delegato del Rettore per lo Sport. Valutazione valida soprattutto per realtà come quella trentina. – Con esperienze come quella dell'Hackathon che si è aperto oggi riusciamo a mostrare come l'unione tra sport e innovazione possa portare vantaggi sia dal punto di vista della ricerca tecnologica e delle applicazioni per un territorio che vive di turismo e attività sportive.»
 
Il convegno è poi proseguito con due tavole rotonde alle quali hanno preso parte ex calciatori e responsabili di società impegnate nel campo delle tecnologie applicate al mondo dello sport.
Tra loro, Luigi Di Biagio, attuale commissario tecnico della Nazionale Under 21 di calcio, Milena Bertolini, CT della nazionale femminile, Andrea David Rizzi, Strategic Partnership Manager di Youtube/Google, Marco Bicocchi Picchi, presidente di Italia Startup, Marco Nazzari, managing director di Nielsen Sports Italy.

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