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Il Convegno del Corecom al Muse: scenari nazionali e locali

Il ruolo dell'informazione locale e la necessità di ripensare il sistema e discussione sulla legge Provinciale N. 18 a favore dell'Editoria gratuita

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Il ruolo dell'informazione locale e l'importanza di ripensare il sistema alla luce delle impattanti trasformazioni mediali sono stati oggetto di un confronto pubblico stamane, nell'ambito della Conferenza provinciale dell'informazione, promossa dal Corecom (Comitato provinciale per le comunicazioni) presso la sala conferenze del Muse.
Ha introdotto la prima parte dei lavori Bruno Dorigatti, Presidente del Consiglio provinciale organismo presso il quale il Corecom è incardinato.
Dorigatti ha posto l'accento sulla grave crisi attraversata dal settore dell'informazione e quello che ha definito «un momento storico cruciale in un momento di difficoltà per l'intero paese».
Abbastanza scontati gli interventi che sono seguiti e ampiamente conosciuti dagli operatori dell’informazione.
Nella seconda parte della Conferenza, il confronto tra gli attori dell'informazione locale si è svolto sotto forma di intervista, moderata dal giornalista, già Presidente del Corecom Enrico Paissan.
 
Davide De Marchi, editore di RTTR e Graziano Angeli, editore di TrentinoTv, si sono trovati su posizioni allineate nel sostenere la bontà della legge provinciale del 2016, «una legge utile che però non risolve i problemi» e andrebbe rivista in base ad un automatismo che a determinati servizi affidi appropriate risorse.
«Non è possibile dover mendicare il sostegno pubblico ad un ruolo imposto dalla legge alle emittenti locali (legge Mammì del '90), occorre riconoscere il ruolo delle emittenti locali e la dignità del lavoro che deve essere equiparata ad altri enti privati che svolgono lo stesso ruolo di servizio pubblico.
«Occorre una politica di lungo termine e non episodica – hanno proseguito, – anche in considerazione dei gravosi investimenti che una emittente deve sostenere.»
Si parla di oltre 2 milioni di euro spesi da ciascuna tv per il passaggio al digitale nel 2009 e di oltre 1,5 milioni che si dovranno sborsare entro il 2020 per altre importanti innovazioni imposte dalla legge europea.
 
Di diverso avviso Luca Pianesi, direttore della giovane testa online Il Dolomiti.
«La nostra sopravvivenza non può dipendere da un finanziamento pubblico – ha dichiarato – così come la nostra dignità ci deve essere riconosciuta dal pubblico, è quello che fa il discrimine in una realtà come quella trentina dove l'ente pubblico dovrebbe intervenire solo in casi di criticità o carenza informativa.»
Va precisato che la sua testata non ha i requisiti per ottenere i benefici della legge 18.
 
Don Marco Saiani, presidente di Vita Trentina editore ha osservato che la verità sta nel mezzo «si può lasciare un ruolo importante all'imprenditorialità, ma nel contempo governarla e dirigerla».
 
Roberto Rangoni, responsabile del controllo di gestione SIE spa (giornale l’Adige), ha ammesso l'utilità della legge provinciale, che contribuisce al mantenimento della qualità e della quantità dell'informazione.
Va precisato che il giornale l’Adige aveva criticato pesantemente la legge, per poi fare domanda regolare come tutti.
 
Fabrizio Franchi, Presidente dell'Ordine dei giornalisti, si è espresso positivamente rispetto alla legge del febbraio scorso, «perché la situazione è drammatica e qualsiasi forma di aiuto non può essere che accolta con favore».
Tuttavia, Franchi ha aggiunto di avere qualche riserva perché nell'elenco delle testate vengono meno due presupposti irrinunciabili, l'occupazione e la deontologia professionale. 
E questo è un argomenti che secondo noi la legge deve prendere in considerazione: oltre ai «punteggi» positivi che portano alla costruzione del beneficio spettante, ci vorrebbero anche quelli che lo decurtano.
Sulla questione servizio pubblico il Presidente dell'Ordine si è detto d'accordo con Angeli e Demarchi: la politica deve affrontare la questione.
 
Infine, hanno tirato le fila del confronto i due rappresentanti politici Carlo Daldoss e Claudio Civettini.
L'esponente della Civica trentina ha illustrato brevemente il proprio intervento legislativo di modifica alle norme vigenti che interviene a sostegno dell'occupazione, prevedendo che la politica predisponga misure e specifiche forme di sostegno finalizzate a far crescere, in termini di posti di lavoro e non solo, il mondo dell'informazione.
Civettini ha inoltre lanciato la proposta, che sarà formalizzata nella discussione del prossimo bilancio, che la Provincia si faccia carico dei ripetitori per l'emittenza televisiva, similmente a quanto fa per gli impianti di risalita.
«Una proposta che merita attenzione – ha replicato Daldoss, – che va approfondita e che mi prendo l'impegno di rappresentare al Presidente Rossi.»

Avremmo fatto anche noi un intervento, ma l’incredibile ritardo dell’inizio lavori ci ha costretti a rinunciare per non trasferire a nostra volta il ritardo agli appuntamenti in calendario nella giornata.
Proponiamo qui di seguito il nostro pensiero.

È bene chiarire in premessa che la legge provinciale a sostegno dell’editoria gratuita è nata sostanzialmente per far sì che i cittadini possano godere di una buona informazione anche nei momenti di crisi come quello generato dalla grande crisi del 2008.
La mancanza di pubblicità ha messo in difficoltà radio, televisioni e quotidiani online, insomma quei mezzi gratuiti che vivono esclusivamente di entrate commerciali.
Di qui l’iniziativa della legge N. 18, che secondo noi chiude parzialmente una lacuna macroscopica: se una qualsiasi impresa si trova in difficoltà, la Provincia si muove per salvare i posti di lavoro a rischio.
Non faceva evidentemente parte delle imprese «strategiche» il mondo della stampa, dato che nessun polittico si è preso la briga di fare qualcosa di più che osservare lo stato di crisi.
Benvenuta dunque la legge che ha affrontato la problematica.
 
Tra i requisiti importanti imposti dalla legge, la sede operativa del beneficiario deve essere in Trentino. Non quella legale, giustamente, ma quella dove lavorano dei giornalisti che si rivolgono a utenti trentini.
Poiché molti editori hanno più di una piattaforma informativa (ad esempio l’emittente ha il sito, o la versione cartacea ha quella online), la legge ha precisato che avrebbe potuto attingere ai benefici una sola testata e purché non fosse espressione analoga ad altre portanti informative.
Considerando poi che il numero di giornalisti impegnati sia una variabile funzionale qualificante, il legislatore ha stabilito quale debba essere la posizione del direttore responsabile e ha vincolato i benefici alla forza lavoro impiegata, incentivando così indirettamente l’incremento delle assunzioni giornalistiche o la riduzione dei licenziamenti.
 
Il metro di misura per quantificare i benefici è stato stabilito in una serie di indicatori, quali la diffusione del mezzo di informazione, il numero di notizie fornite al giorno e l’età del mezzo di comunicazione.
Va precisato che i benefici non vengono riconosciuti in denaro contante ma in credito di imposta, inteso questo anche negli oneri sociali. Un incentivo volto quindi anche a regolarizzare anche le posizioni precarie fortemente diffuse nel settore.
Infine, il finanziamento è soggetto al cosiddetto regime «de minimis», la norma europea che stabilisce gli importi massimi delle agevolazioni alle aziende per evitare che gli enti locali possano generare «concorrenza sleale». Tale importo è fissato in 200mila euro nei tre anni e, ovviamente, è cumulabile con altri benefici di altra natura.
 
Ciò premesso, vediamo emergere subito alcune condizioni fondamentali.
La prima è che le testate giornalistiche devono avere o la figura dell’editore e del direttore responsabile che coincidono, oppure è obbligatoria la presenza di un direttore responsabile assunto con contratto giornalistico.
Questa è una discriminante fondamentale prevista dalla legge che genera da solo una prima selezione di testate accessibili ai benefici o, come conseguenza, la regolarizzazione della principale posizione lavorativa.
 
La seconda è che le testate a pagamento devono avere una versione gratuita «differente» da quella pagata.
Sono escluse dunque le versioni PDF delle testate cartacee, che sono a pagamento, così come sono da valutare le relative versioni online che vengono generate dal medesimo staff redazionale.
 
La terza riguarda la gestione delle domande e il controllo dei dati forniti.
Sono stati predisposti dei moduli interattivi da compilare e inviare all’APIAE.
La Provincia ha poi affidato al Corecom la valutazione delle domande.
Su tale scorta è stata compilata la tabella delle prebende attribuite a ogni singola testata richiedente.
Infine la Provincia provvederà a controllare la veridicità dei dati dichiarati.
 
Bisogna dire che la tabella ufficiale ha lasciato perplesse quelle testate che non hanno presentato la domanda ritenendo di non avere i requisiti, perché vi hanno trovato altre testate che pur essendo nelle loro stesse condizioni hanno invece ottenuto dei benefici.
Noi possiamo parlare solo dell’Adigetto.it e non ci permetteremmo mai di pensare a testate che abbiano o non abbiano i requisiti. Semmai sarà il controllo della Provincia a rilevare eventuali anomalie che – è bene dirlo – possono costare molto anche in termini penali.
 
Fatto sta che l’Adigetto.it, fondato dal sottoscritto quasi 12 anni fa, che è una testata che ha totalizzato finora più di 75 milioni di visualizzazioni, che gode oggi di 60.000 accessi giornalieri medi, con 8.000 lettori unici, che offre una trentina di articoli pubblicati al giorno, con due giornalisti e due non giornalisti in redazione e 14 collaboratori esterni, si è trovato ad avere un punteggio minimale.
Tra gli svarioni che sono stati assegnati alla nostra testata c’è l’attribuzione di un solo anno di vita. Uno solo, quando invece è stata fondata dal sottoscritto il 26 gennaio 2006, così come appare dal Registro della Stampa del Tribunale di Trento, dalla data del primo articolo e dal registro del ROC.
Ovviamente abbiamo chiesto di renderci giustizia e ci è stato assicurato che al più presto verrà rettificato il dato.
Non è una questione di soldi, sia ben chiaro, ma qualche testata si è affrettata a dichiarare di essere più importante de l'Adigetto.it solo perché si è vista attribuire un punteggio superiore al nostro.

Ma dato che lo svarione è stato fatto nientemeno che dal Corecom, la massima autorità competente, suggeriamo alla Pubblica Amministrazione di controllare un po’ tutte le domande presentate, se non altro per rendere giustizia a quelle testate che, sapendo – come il Dolomiti – di non avere i requisiti necessari, la domanda non l’hanno presentata affatto.
 
Guido de Mozzi.

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