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Storie di donne, letteratura di genere/ 192 – Di Luciana Grillo

Paola Gabrielli, I Sommersi e i Salvati – «…la scena stessa dipinta nel quadro prendeva vita: i personaggi uscivano ed entravano a piacimento dalla tela…»

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Titolo: I sommersi e i salvati
Autrice: Paola Gabrielli
 
Editore: Curcu & Genovese 2016
Genere: Narrativa italiana contemporanea
 
Pagine: 176, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Nel 1986 Primo Levi diede alle stampe l’ultimo lavoro «I sommersi e i salvati» che rappresenta il suo testamento spirituale. Uno scritto forte, su cui meditare.
Nel 2016, a trent’anni di distanza, Curcu&Genovese ha pubblicato un altro «I Sommersi e i Salvati» di Paola Gabrielli, amante della musica e dell’arte, dei libri e della danza.
La storia che ci racconta vede muoversi più personaggi in parallelo: diverse sono le epoche, si va dal 1940 al 1965 fino al 2010, identica l’inquietudine che spinge la protagonista, Marta, ad avvicinarsi al mondo del paranormale attraverso l’incontro con una sensitiva.
Così, le vite di Marta, Giorgio, Marcus, Helmut e Magdalena, Gertrude e Margot si intersecano e si muovono, mentre un misterioso quadro di Magritte fa da filo conduttore.
Un appunto del pittore, ritrovato casualmente, sottolinea il mistero: «…la scena stessa dipinta nel quadro prendeva vita: i personaggi infatti uscivano ed entravano a piacimento dalla tela, si spostavano…».
 
Marta, storica dell’arte, e Giorgio, moglie e marito, sono in crisi; Marta decide di lasciarlo e parte: «Il viaggio è esperienza e comporta sempre un cambiamento. L’Ulisse che è partito non è l’Ulisse che è tornato, e senza trasformazione non c’è crescita».
Alcuni incontri – con un venditore ambulante, un bibliotecario, una sensitiva – la conducono alla scoperta di un passato lontano, di un mistero affascinante e doloroso… e alla conoscenza di Marcus che «non vuole aiutare, né farsi aiutare…E tu, Marcus, hai deciso di stare dalla parte dei sommersi? E tu, Adeline, perché hai deciso di stare da quella parte? Era forse troppo forte il dolore, per vivere ancora?».
 
Alla fine, negli anni lontani e dolorosi della seconda guerra mondiale, mentre Dresda veniva bombardata, o nei nostri tempi, fatti di convenzioni e delusioni, dove il lavoro è spesso un’illusione, quando la flessibilità la fa da padrona, ciò che gli individui cercano è l’amore, «un amore fatto di sofferenza… un amore non realizzato… cos’è l’amore? Non lo sa, Marcus. L’amore è come la vita. Passa, nonostante tutto. Bisogna solo lasciarlo passare, in noi e fuori di noi, come l’acqua del ruscello che morde la roccia e poi riprende il suo corso». Anche Marta lo cerca, lontano da Giorgio: «Fuggivo da me stessa, fino a quando ho deciso di intraprendere il viaggio della vita. E trovando me stessa, ho trovato così anche l’amore della mia vita».
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Precedenti recensioni)

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