Home | Interno | Solidarietà | Il Punto (d'incontro): quelle tre panchine di ViaTravai…

Il Punto (d'incontro): quelle tre panchine di ViaTravai…

«Erano dimora stabile di alcune persone in stato di difficoltà, e sono state rimosse»

È davvero triste prendere atto del comunicato che pubblichiamo qui di seguito, inviato alla stampa dall’associazione umanitaria «Il Punto d’incontro».
Solo un commento da parte nostra: riusciamo a costruire e consegnare una scuola ad Amatrice in meno di due mesi, ma non siamo capaci di vedere il disagio di persone che vivono qui con noi, nella nostra civilissima città.

È nostro dovere chiarire una situazione in cui tre panchine diventano emblema su cui schierarsi.
Il fatto è noto. Sono state rimosse da Via Travai tre panchine dimora stabile di alcune persone in evidente stato di difficoltà.
Crediamo che la dignità, i sentimenti e l'originalità della persona abbiano il pieno diritto di esistere e questo doppiamente per chi vive situazioni di disagio evidente.
E se tema di confronto deve esserci è sulle idee, possibilmente propositive e non su oggetti che catalizzano le nostre paure e di conseguenza le nostre rabbie, con schieramenti polemici poco inclini ad aiuti effettivi a loro favore.
 
Il Punto d'Incontro eroga servizi per i senza dimora, e nel farlo avvicina le persone in difficoltà cercando insieme percorsi di crescita, talvolta impossibili spesso molto lenti.
Da noi arrivano i più poveri dei poveri, i disperati, gli ultimi.
Talvolta maleodoranti, sporchi e incattiviti dalla vita di strada, con grandi sofferenze alle spalle e poche prospettive di futuro.
 
Siamo una cooperativa che offre un aiuto alla prima soglia della povertà (non solo economica), quella sulla strada e, stando con i piedi per terra, sappiamo anche che l'intervento e la collaborazione con altri servizi sociali operanti sul territorio è indispensabile.
Abbiamo segnalato ai servizi competenti il disagio delle persone, il loro stato di difficoltà, dandogli nome, e non le panchine, arbitrariamente prese come oggetto di scelta.
 
Non è nostro compito spostare o segnalare spostamenti di panchine.
Noi accogliamo OGGI, ogni giorno, quelle stesse persone che si sono «trasferite» in una via adiacente.
Da noi trovano sempre e comunque un'accoglienza ed un piatto caldo, e anche domenica 19 novembre in adesione alla prima Giornata mondiale dei poveri saremo presenti in Via Travai per offrire i nostri servizi.
Cerchiamo, nel nostro servizio, di tenere viva l'ispirazione di Don Dante di “essere accanto” e avvertiamo la fatica del quotidiano, di tendere a un meglio nel cambiamento, in quello che è il nostro tempo, l'oggi.
 
I bisogni che i nostri ospiti esprimono e la mole degli stessi ci interrogano ogni giorno, alla ricerca di una risposta, partendo dalle loro stesse richieste.
Stiamo valutando e promuovendo la possibilità di un dormitorio pubblico permanente per offrire un riparo ai portatori di disagi più gravi, per coloro che non riconoscono gli strumenti e nemmeno le regole di quella che noi chiamiamo civile convivenza.
È quindi fuorviante fissare la nostra attenzione su panchine sì, panchine no.
Lo stare su una panchina in quelle condizioni è un sintomo non la malattia, non è il disagio originario, ne è la conseguenza.
 
È importante riportare ogni azione o atto nel suo contesto: estrapolarli vuol dire far perdere significato e farne un uso strumentale.
L'ascolto personale, la riflessione, l'accompagnamento, tante volte anche nell'impotenza, la proposta di alternative, anche nella povertà del nostro limite questi sono i nostri compiti, in cui portiamo il nostro impegno.
E la cura migliore, quella che noi possiamo dare e siamo in grado di dare, è quella della presenza e del calore di una relazione, possibilmente di aiuto, dell'esserci nell'anonimato e nella consuetudine del giornaliero.
E promuovere, sollecitare nel «fuori» chi ha compiti di responsabilità e chi ha coscienza dello stato di bisogno in cui si trovano alcuni di noi più fragili e più coinvolti nella fatica del vivere.
 
Chiediamo in questo l'aiuto di tutti, enti pubblici, servizi sociali, singole persone perché anche chi è nel disagio più profondo possa avere una possibilità di un luogo che possa chiamare «dimora».
È un aiuto anche il pensiero.
Auspichiamo e operiamo affinché la panchina possa diventare solo un luogo di sosta temporanea.
 
La Presidente
Graziella Masserdoni

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande