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«Ere Ibeji»: il culto dei gemelli in Nigeria – Di Massimo Parolini

Mostra di sculture africane alla Galleria CentrA di Trento a cura di Gian Pietro Paganini e Tommaso Decarli – Dall’ 11 novembre 2017 al 27 gennaio 2018

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È stata inaugurata in questi giorni presso la Galleria CentrA (Centro Studi e Documentazione Arte Moderna e Contemporanea) di Trento (in via II Androna Borgonuovo, 3) l’ esposizione «Ere Ibeji: il culto dei gemelli in Nigeria», a cura di Gian Pietro Paganini e Tommaso Decarli, visitabile fino al 27 gennaio 2018.
La mostra prosegue l’attenzione dedicata da alcuni anni dalla Galleria  alle culture africane subsahariane con l’esposizione di oggetti d’uso di valore cultuale, sculture, feticci.
 
I gemelli hanno sempre destato l’interesse di filosofi e letterati di tutte le epoche, poiché essi incarnano il mistero del doppio.
Aristotele giustificava i parti plurimi omozigoti come effetto di un surplus di materia seminale, da parte dell’uomo, unita ad una copiosa quantità di materia per creare più embrioni, fornita questa volta dalla donna.
L’antichità appare fortemente impressionata dalla presenza di due individui uguali nell’aspetto e la mitologia classica è un vero e proprio florilegio di celebri coppie di fratelli gemelli: Anfione e Zeto, figli di Zeus e sovrani di Tebe, Apollo e Artemide, i Dioscuri Castore e Polluce, Romolo e Remo; anche la religione cristiana può contare su una coppia di Santi gemelli martiri come Cosma e Damiano, preceduti, nelle Sacre Scritture, da Giacobbe ed Esaù.
 
In Africa, si crede che i gemelli siano figli del dio del tuono (Shango) e in passato, come spesso accadeva in queste terre, la loro comparsa, in seno alla tribù, veniva considerata di cattivo auspicio, tanto da spingere i membri della comunità a eliminarli fisicamente.
Fu soltanto col principio del XIX secolo che le cose cambiarono in modo radicale: la nascita di una coppia di gemelli iniziò ad essere motivo di vanto per i genitori, i quali erano obbligati a celebrare l’evento attraverso una complessa ritualità che sfociava nel vero e proprio culto nel caso in cui uno o entrambi i bambini fossero morti prematuramente.
In Nigeria, il popolo Yoruba ha una percentuale di nascite gemellari superiore alla norma, circa quattro volte rispetto a qualsiasi altro luogo sulla terra; anomalo è anche il tasso di mortalità infantile nei primi anni di vita.
 
In lingua Yoruba ibeji significa gemello (ibi significa nato, eji due) ed il termine viene utilizzato per indicare una scultura creata in memoria (inanimate memorials secondo Richard Lander) di un gemello nato morto o deceduto in giovane età.
Un ibeji viene commissionato dai genitori di una coppia di gemelli quando uno o entrambi i bambini muoiono: si crede che la scultura simboleggi il gemello morto e che ne sia depositaria dell’anima.
I genitori non possono commissionare la figura ad uno scultore di loro scelta; essi, infatti, devono consultare un sacerdote (babalawo) che, a sua volta, interrogherà l’oracolo (Ifa) al fine di individuare lo scultore incaricato di intagliare l’ibeji.
 
Una volta che la scultura viene portata a termine, utilizzando il tipo corretto di legno (ire ona), lo scultore provvede a sottoporla ad un lavaggio rituale (agbo), passo necessario prima di poterla consegnare ai genitori del bambino defunto.
L’ibeji (o la coppia d’ibeji) verrà quindi posto accanto al letto della madre o su di un apposito altare dedicato al culto dei gemelli; alla madre spetta la cura dell’ibeji: essa deve provvedere a nutrirlo con un impasto di fagioli e olio di palma, lavarlo, ricoprirlo con polvere di legno (camwood), utilizzata per proteggere i bambini dalle malattie, colorare la testa con blu indigo, abbellirlo con collane e braccialetti di perline o di metallo.
Alla morte della madre, se entrambi i gemelli sono deceduti, le due sculture vengono abbandonate, perché nessuno potrà più prendersene cura; se l’ibeji è solo uno, perché a morire era stato solo un gemello, il fratello superstite subentra alla madre nella cura dell’ibeji e dovrà custodirlo fino alla sua morte.
 
Le sculture dei gemelli defunti sono essenzialmente un’affermazione della vita contro la morte. In questa prospettiva, l’opera dello scultore Yoruba acquista una dimensione del tutto diversa rispetto al mero lavoro artigianale: egli lavora nel solco di una tradizione ben consolidata, conosce la ritualità necessaria affinché l’opera soddisfi le necessità del committente, in una parola, egli dà significato e valore all’esperienza dei genitori del bambino defunto; inoltre, la sua sensibilità nella composizione, l’attenzione per il disegno, la finezza nel cogliere l’oggetto rivelano il suo essere artista di livello superiore, creatore di opere destinate a perdurare, poiché sono testimonianze autentiche e toccanti della realtà.
 
 Ere Ibeji: il culto dei gemelli in Nigeria 
a cura di Gian Pietro Paganini e Tommaso Decarli
dall’ 11 novembre 2017 al 27 gennaio 2018
 
 CentrA  
Centro Studi e Documentazione Arte Moderna e Contemporanea
Via II Androna, 3 - 38122 Trento - centra@hotmail.it

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