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Teatro Zandonai da tutto esaurito per Domenico Quirico

Ultimo appuntamento oggi a Rovereto per le «Lezioni di Storia»

«2014 – Isis, nascita di un nuovo Califfato» è il titolo dell’incontro che ha visto il giornalista e scrittore Domenico Quirico raccontare di come la guerra abbia cambiato, geograficamente ed antropologicamente, la Siria ed i suoi abitanti.
Un teatro gremito, tanto in platea quanto nelle loggette, ha salutato la seconda edizione delle «Lezioni di Storia», ideate dagli Editori Laterza e promosse dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, dal Comune di Trento e dal Comune di Rovereto, e realizzate con il sostegno di Casse Rurali Trentine, Cavit, Dolomiti Energia e la collaborazione tecnica del Centro Servizi Culturali Santa Chiara.
 
In tantissimi hanno affollato questa mattina lo Zandonai, a Rovereto, per ascoltare l’ultima delle otto lezioni in programma, ovvero la coinvolgente testimonianza del giornalista e scrittore Domenico Quirico.
Inviato de «La Stampa», negli ultimi vent’anni ha raccontato le vicende dell’Africa e del mondo arabo. È stato sequestrato dai soldati di Gheddafi in Libia nel 2011 e per cinque mesi da integralisti jihadisti siriani nel 2013.
 
Questa mattina Quirico ha raccontato la «sua» Siria, le trasformazioni conosciute da Aleppo in sei anni di guerra ed in particolare dopo il 29 giugno 2014, la data che segna la rinascita del califfato islamico.
«Aleppo – ha spiegato il giornalista – non è mai stata assediata. La guerra è entrata nella città, se ne è impossessata diventando combustibile e materia.
«Ad Aleppo, città simbolo della sublimazione del dolore, del confronto perenne fra uomini e sofferenza, abbiamo assistito ad una trasformazione antropologica degli uomini, alla nascita di una nuova specie umana.
«Gli uomini – ha proseguito – non sono più gli stessi di sei anni fa: non camminano più eretti, ma proni e con le ginocchia piegate, pronti a gettarsi in terra quando sentono un colpo di mortaio o un elicottero. Anche la vista ed il fiuto si sono sviluppati notevolmente.»
 
Ha quindi ricordato il numero, impressionante, della tragedia siriana, con ben 500mila vittime, per il 95% circa civili.
Una guerra che comanda gli uomini e non viceversa, nella quale tutti gli strumenti vengono usati per alimentarla e nella quale la morte – sia quella data, sia quella ricevuta – ricopre un’importanza mai vista prima.
Quirico ha poi spiegato come il progetto di costruzione di uno stato totalitario islamico, lo «stato di Dio in terra», si poggi su una suddivisione degli uomini in base a criteri del tutto artificiali e non modificabili quali purezza ed impurità.
«Criteri che decretano la morte della diplomazia e che non si richiamano all’Islam, ma a un Islam, l’Islam salafita, filone cui aderisce la famiglia reale saudita.»

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