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Associazione Castelli del Trentino - Di Daniela Larentis

Giovedì 14 dicembre si parlerà con Stefano Ferrari, Vicepresidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati, dei rapporti fra J.J. Winckelmann e il conte Carlo G. Firmian

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Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue con l’appuntamento del 14 dicembre 2017.
Ricordiamo che le conferenze godono del patrocinio della Regione Trentino Alto-Adige, della Provincia Autonoma Trento, della Comunità Rotaliana-Koenisberg e del Comune di Mezzolombardo, e della collaborazione dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina.
Durante la conferenza, che si terrà come sempre alle 20.30 presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Corso del Popolo 17, Stefano Ferrari parlerà dei rapporti fra J.J. Winckelmann e il conte Carlo G. Firmian, in particolare della nascita e del tramonto della loro amicizia.
 
Due parole sul relatore dell’incontro, prima di passare all’intervista: dal 1991 è socio ordinario dell’Accademia Roveretana degli Agiati; dal 1994 al 2010, Rettore della classe di Lettere ed Arti della stessa istituzione.
Dal 1995 è socio ordinario della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche di Trento. Dal giugno 2010 ricopre la carica di Vice Presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati. Dal 2012 è accademico corrispondente dell’Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone. Nel 2013 riceve il Prix De Felice dalla Fondation De Felice di Yverdon (Svizzera).
Davvero lungo l’elenco delle sue pubblicazioni: Giuseppe Dionigio Crivelli (1693-1782). La carriera di un agente trentino nella Roma del Settecento, Trento, Studi Trentini di Scienze Storiche, 2000; Il Settecento tedesco in Italia. Gli italiani e l’immagine della cultura tedesca nel XVIII secolo, a cura di Giulia Cantarutti, Stefano Ferrari e Paola Maria Filippi, Bologna, Il Mulino, 2001; Il piacere di tradurre. François-Vincent Toussaint e la versione incompiuta dell’Histoire de l’art chez les anciens di Winckelmann, Rovereto, Osiride, 2011. Traduzione e transfert nel XVIII secolo tra Francia, Italia e Germania, a cura di Giulia Cantarutti e Stefano Ferrari, Milano, FrancoAngeli, 2013, solo per citarne alcune.
 
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di porgergli qualche domanda, in vista dell’incontro di giovedì prossimo che, ricordiamo, si terrà alle 20.30 a Mezzolombardo presso la Sala Civica, subito dopo la presentazione del libro scritto da Paolo Boschi sui toponimi longobardi nella Piana Rotaliana prevista alle ore 18.00 alla Cantina Rotaliana di Mezzolombardo (domani verrà pubblicato un articolo dedicato all’evento, anche questo organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino).
 

Johann Joachim Winckelmann.
 
Quest’anno ricorre il tricentenario della nascita di Winckelmann, il cui approccio metodologico è alla base della moderna storia dell’arte. Potrebbe introdurre brevemente la figura di questo celebre intellettuale tedesco, grande studioso della cultura antica?
«Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) è il fondatore della moderna storia dell’arte. Per la prima volta egli propone uno studio dell’arte non incentrato sulle biografie degli artisti, ma sull’analisi dell’opera d’arte, viste nella loro autentica dimensione materiale e nella loro realtà estetica e storica.
«Nella visione storico-artista winckelmanniana non c’è spazio per una evocazione sommaria o indefinita dell’opera d’arte, ma solo per una precisa descrizione, in cui lo studioso si pone di fronte ad essa, cercando di coglierne gli aspetti esteriori e l’essenza interiore.
«Allo stesso tempo, Winckelmann procede all’inserimento dell’opera d’arte in un quadro storico estremamente rigoroso, cogliendo tutti gli aspetti che la pongono in uno stato di superiorità, nel caso dell’arte greca, o in uno d’inferiorità, nel caso di tutte le altre esperienze artistiche antiche.»
 
Chi è Carlo Gottardo, conte di Firmian?
«Carlo Firmian (1716-1782) è invece un diplomatico trentino che opera per tutta la vita al servizio della corona imperiale, dapprima come ambasciatore a Napoli (1754-1758) e poi come ministro plenipotenziario nella Lombardia austriaca (1758-1782).
«Allo stesso tempo, come molti altri funzionari asburgici, egli è un uomo con un solido bagaglio linguistico e culturale, acquisito attraverso la frequentazione di importanti istituzioni scolastiche europee.
«Egli intrattiene inoltre rapporti personali ed epistolari con molti dei più considerevoli intellettuali italiani e stranieri contemporanei. Ama i libri, soprattutto inglesi, e l’arte.
«Non è solo un avveduto mecenate, ma anche un appassionato collezionista, interessato alla pittura, alla scultura, alle monete, alle incisioni e agli arazzi.»
 
In che contesto avviene l’incontro con Winckelmann? Come proseguono, a grandi linee, i loro rapporti e per quale motivo vengono poi interrotti?
«L’incontro di Winckelmann con Firmian avviene in occasione del suo primo soggiorno campano, dal febbraio al maggio 1758. Tra i due esiste almeno inizialmente una straordinaria complicità culturale che si traduce in un grande rispetto ed una profonda amicizia.
«Tuttavia, i rapporti tra i due sono destinati a interrompersi bruscamente quando gli interessi difesi da Firmian vengono calpestati dallo studioso tedesco. Il casus belli è legato ad un’opera di Winckelmann, il Sendschreiben von der Herculanischen Entdeckungen del 1762.
«La lettura del libello provoca in Firmian un profondo disappunto, soprattutto per le «parole di fuoco» espresse nei confronti dei responsabili degli scavi di Ercolano, un’impresa realizzata per volontà di Ferdinando IV di Napoli, consorte di Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, figlia dell’imperatrice Maria Teresa.
«Dall’inizio del 1763 lo scambio epistolare tra i due amici di fatto si arresta e Winckelmann dichiara ai suoi principali corrispondenti di non avere alcuna intenzione di riprenderlo.
«Soltanto nel luglio 1767 il blackout si interrompe momentaneamente, quando lo studioso tedesco comunica a Johann Hermann Riedesel che Firmian ha fatto molte lodi ai suoi Monumenti antichi inediti, usciti a Roma proprio nella primavera di quell’anno.
«Da questo momento fino al giorno della morte di Winckelmann tra i due scende un definitivo silenzio.»
 

Carlo Gottardo, conte di Firmian.
 
Nel febbraio di quest’anno lei ha curato con la direttrice del m.a.x. museo di Chiasso una mostra incentrata sui «Monumenti antichi inediti» di Winckelmann: potrebbe brevemente darci qualche informazione in merito? È stata proposta anche in Italia?
«Nel febbraio 2017 ho organizzato con Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del max museo di Chiasso, una mostra e un catalogo dedicati ad una delle opere piú controverse di Winckelmann, i Monumenti antichi inediti, usciti nel 1767 a Roma, a spese dell’autore.
«Si tratta di un testo in due volumi che rimette in discussione uno dei principi a cui lo studioso tedesco era rimasto legato almeno fino a quel momento, la mancanza di un apparato illustrativo a supporto delle descrizioni delle opere d’arte.
«Con i Monumenti antichi inediti tale cardine teorico viene abbandonato, facendo spazio a ben 208 illustrazioni di altrettante opere analizzate nella pubblicazione.
«La mostra ha permesso inoltre di ricostruire la storia delle matrici usate per questa edizione e la vicenda del progettato, ma mai completato terzo volume dell’opera a stampa.
«La mostra nel giugno 2017 è stata trasferita al MANN di Napoli.»
 
Attualmente a cosa sta lavorando?
«Attualmente sto lavorando a diversi progetti che hanno come oggetto di studio due temi a me molto cari: il duca Louis-Alexandre de La Rochefoucauld e Winckelmann.
«All’inizio di dicembre 2017 parteciperò a Parigi al colloquio italo-francese La diplomatie des Lettres au XVIIIe siècle: France-Italie, dove presenterò una relazione dal titolo I rapporti tra Italia e Francia nel carteggio di Jean-Henri Melon con il duca Louis-Alexandre de La Rochefoucauld (1767-1769).
«Sto preparando inoltre una edizione critica di un inedito di Winckelmann relativo ad una memoria sulle scoperte di Pompei.
«A febbraio dell’anno prossimo inaugurerò alla Biblioteca Nazionale di Roma una mostra dedicata ad un manoscritto di Winckelmann, facente parte del suo Nachlass, rimasto inspiegabilmente a Roma, anziché essere trasferito in Francia come il resto dei documenti autografi appartenuti allo studioso tedesco e conservati fino al 1798 nelle collezioni della famiglia Albani.
«Nell’aprile 2018 prenderò parte a due convegni internazionali a Milano e Bergamo, uno su La corte asburgica a Milano con una relazione intitolata I collaboratori e i consiglieri artistici del conte Carlo Firmian; l’altro su Winckelmann, l’antichità classica e la Lombardia, in cui presenterò una comunicazione dal titolo Er ist einer der würdigsten Menschen unserer Nation…: i rapporti tra Firmian e Winckelmann».
 
Un evento da non perdere, riconosciuto tra l’altro, come l’intero ciclo di conferenze, da IPRASE, valido ai fini dell’aggiornamento del personale docente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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