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Neve e turismo: il gap da colmare tra strutture e infrastrutture

Il Trentino ha indubbiamente fatto il pieno, ma ci sono troppe lacune da sistemare

Ieri si è concluso il primo lungo weekend invernale, quello di Sant’Ambrogio, con l’inevitabile ingorgo finale sull’Autobrennero e nelle strade che, fiancheggiando l’autostrada, portano nel Veneto (vedi i dati forniti dall'Autobrenneero nel servizio che segue).
Indubbiamente la neve ha aggravato la situazione, ma non si può dimenticare il disagio subito dai turisti che sono venuti in Trentino, senza voler formulare un ragionamento serio per affrontarlo.
Il Trentino è riuscito a raggiungere il grande obiettivo di diventare meta prediletta per le vacanze degli Italiani e degli stranieri, sia in estate che in inverno.
Ma, mentre sulle zone turistiche le strutture sono funzionali al grande flusso di persone, la viabilità principale del territorio si è confermata  del tutto inadeguata allo smaltimento delle grandi quantità di autoveicoli.
 
Dimentichiamo un attimo la Statale del Brennero, che con la scusa dell’A22 non ha più effettuato mutamenti strategici di percorso.
Ma l’Autostrada del Brennero si è dotata di una costosa terza corsia dinamica che, attivata o meno che sia, non serve altro che a spostare più a sud la strozzatura, in quanto non è stata realizzata fino agli snodi principali di Affi e di Verona.
Appare in tutta evidenza che, in previsione dei flussi turistici tanto cercati, la terza corsia reale avrebbe dovuto essere realizzata a pieno titolo.
Ma anche la Valsugana ha dimostrato di essere insufficiente allo smaltimento delle auto che tornano in Veneto. Siamo convinti che la Valsugana non debba in alcun modo ospitare un’autostrada, perché devasterebbe la valle e richiederebbe giganteschi lavori di raccordo da Levico a Trento, provocando danni ambientali inimmaginabili.
 
Resta la possibilità, tanto discussa e mai affrontata con cognizione strategica, della Valdastico.
Sappiamo di attirare le ire degli ambientalisti e dei signornò, ma qualcosa si deve pur fare per colmare il gap tra le strutture e le infrastrutture.
Se non si fa una terza corsia autostradale seria o non si completa la Valdastico, ogni periodo di vacanza diventerà un elemento deteriore per la salute della gente trentina e per l’ambiente in particolare. Per non dimenticare che i turisti alla lunga potrebbero non venire più in Trentino per non dover più affrontare lo stress del ritorno.
Forse ci sono altre soluzioni, ben vengano. Un brutto proverbio dice che «non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca».
Comunque sia, da qualche parte si dovrà pur cominciare a mettere mano, lo impone l’Autonomia: lo scaricabarile finisce in Piazza Dante.
 
GdM

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