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Controllo e controlli – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Il controllo educativo ha il compito di favorire lo sviluppo mentale e cognitivo e il sorgere di un pensiero critico e autonomo capace di generare autocontrollo

È ricorrente, ormai, il fatto che la polizia intervenga a scuola per fare controlli antidroga.
Ogni volta c’è chi plaude e chi contesta. E ci può stare che l’opinione pubblica, non solo gli studenti, si lamenti quando le forze dell’ordine arrivano con i cani antidroga alla ricerca di chi usa illegalmente le sostanze o le spaccia.
Tutto questo forse perché la parola «controllo» ha ormai perso il significato originario che era quello di «verifica e vigilanza».
 
Ma il problema non è stabilire se sia giusto o sbagliato l’intervento della polizia, peraltro legittimo, quanto piuttosto verificare se è educativa una tale azione.
Perché nei casi in cui sono proprio coloro che hanno funzioni educative a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, potrebbe sorgere il sospetto che questa sia una richiesta di aiuto in quanto oggi sono divenuti carenti gli strumenti specifici dell’educazione e sempre più difficile esercitare nella quotidianità le funzioni regolative.
 
Pare che in questa nostra epoca complessa e problematica, le crescenti difficoltà che incontrano gli adulti nei rapporti educativi, spingano un po’ tutti a delegare sempre a qualcun altro il compito di sanzionare o dare limiti.
Così spesso il palcoscenico dove ci si esercita a diventar grandi, risulta privo di regia e tutti rimangono in attesa di qualcuno che assuma il compito di dire cosa si deve o non si deve fare.
 
Di certo oggi il processo di individuazione in adolescenza è più lungo e più costellato di difficoltà.
Ma crescere non è mai stato semplice e, come diceva Donald Winnicott, è sempre un atto aggressivo perché caratterizzato da trasgressività e sfida dell’autorità.
Oggi non è aumentata la tensione e il conflitto generazionale tipico di questa fase evolutiva, piuttosto si sono impoverite le relazioni ed è cresciuto a dismisura il silenzio educativo degli adulti che rinunciano a narrare e narrarsi offrendo ai figli modelli di riferimento «liquidi» cioè vaghi e sfuggenti che non li aiutano a tracciare una rotta definita.
Così le trasgressioni dei millennials sono spesso una sorta di disorientamento dato dalla mancanza di limiti e indicazioni di percorso che non favoriscono una adeguata percezione del rischio.
 
Allora, più che di interventi repressivi ed esemplari, servono azioni educative costanti e mirate a darle contenimento e orientamento.
Serve recuperare la funzione specifica dell’educatore che sa esercitare la funzione del controllo.
In buona sostanza significa competenza e affidabilità relazionale, capacità di vigilanza e di presidio costante del processo di sviluppo.
In altre parole il controllo che serve ai minori per crescere è fatto di attenzione e di ascolto, di osservazione e partecipazione affettiva ai vari e alterni disagi che ogni adolescente incontra nel corso di questa epoca difficile e confusiva.
 
La funzione del controllo educativo insomma, è prima di tutto in capo a chi come educatore è modello significativo per la maturazione personale e sociale e ha come incarico quello di favorire lo sviluppo mentale e cognitivo e pure di un pensiero critico e autonomo, capace di generare autocontrollo.

Giuseppe Maiolo, psicoanalista
pino.maiolo@icloud.com

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