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Più sinergia tra odontoiatri e medici – Di Nadia Clementi

Se ne è parlato all'incontro «Il dentista, sentinella della salute: medici e odontoiatri a confronto»

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Lo scorso 9 dicembre presso la Sala Adami dell'Ordine provinciale dei medici e degli odontoiatri si è tenuto un incontro promosso dalla sezione trentina dell’AIO (Associazione Italiana Odontoiatri) per affrontare il tema della sinergia tra odontoiatri e medici utile ad intercettare precocemente molte patologie che possono essere individuate anche con una visita dal dentista.
Un controllo della bocca, infatti, può portare a rilevare malattie anche molto gravi che, diagnosticate nelle fasi iniziali, possono essere curate portando il paziente alla guarigione.
«Pensiamo ad esempio ai tumori del cavo orale – ci riferisce il Dr. Fausto Fiorile presidente nazionale dell’AIO – che ogni anno colpiscono circa 8 mila persone in Italia con una incidenza particolarmente alta in Friuli, Valle d’Aosta e Trentino.»
 
Questa gravissima patologia, molto legata a cattivi stili di vita quali ad esempio l’abuso di alcol e fumo di sigaretta, può essere scoperta nelle fasi iniziali da una accurata visita del dentista.
Per questo motivo i dentisti chiedono di rafforzare il dialogo con i medici di base e gli specialisti in altre branche per poter organizzare veri e propri screening sul territorio nella popolazione particolarmente a rischio.
Ci sono poi altre patologie che il dentista può intercettare. Il diabete, ad esempio, che colpisce quasi 4 milioni di persone nel Paese con una incidenza in forte aumento, è un disturbo del metabolismo molto spesso correlato alla parodontite, malattia che colpisce i tessuti di sostegno del dente (osso e gengiva).
Chi soffre di diabete ha un rischio tre volte superiore di ammalare di parodontite e chi soffre di gengive ha una tendenza a sviluppare il diabete.
L’Odontoiatra attento può rilevare segni e sintomi di sospetto diabete e può di conseguenza consigliare una visita diabetologica.
 

 
L'incontro, moderato dal dr Martino Fumarola, medico chirurgo odontoiatra specialista ORL, si è aperto con il saluto di benvenuto del riconfermato Presidente dell'ordine dei Medici dr Marco Ioppi, il quale ha sottolineato sin da subito l'importante significato e la grande valenza dell'evento in termini di coesione nella prevenzione e nell'informazione pubblica e Istituzionale.
A seguire il saluto del dr Fausto Fiorile, Presidente nazionale dell’AIO il quale ha sottolineato come i dentisti possano essere i privilegiati osservatori dello stato di salute dei cittadini e quindi sentinelle di un percorso virtuoso rivolto alla prevenzione non solo delle patologie della bocca, ma di molte altre malattie generali legate a stili di vita scorretti.
Infine il ringraziamento del prossimo Presidente CAO, dr Stefano Bonora che ha evidenziato quanto sia importante la sinergia tra specialisti odontoiatri, medici e ricercatori.
A tal proposito è stato firmato un protocollo d'intesa con l'Azienda Sanitaria di Trento per favorire la prevenzione di patologie orali.
Nel progetto verranno coinvolte anche Onlus come Anvolt e Atmar e realtà del mondo della ricerca come la Fondazione Mach a Anthec.
 

 
Il convegno è entrato nel vivo con l'intervento del dr. Giuseppe Paolazzi, Primario di Reumatologia presso l'Ospedale S.Chiara di Trento. Tema della sua relazione «rapporti tra artrite reumatoide e Porfiromonas - gengivalis - sindrome di Sjogren.»
«Le malattie reumatiche in Italia sono oltre 200 e rappresentano la prima causa di disabilità per gli ultra sessantacinquenni. In Italia colpiscono oltre 5 milioni e mezzo di persone, circa il 10% della popolazione.
 

 
L'artrite reumatoide è una patologia cronica che interessa le piccole e le grandi articolazioni. Può manifestarsi a qualsiasi età, tuttavia si presenta, generalmente, tra i 35 e i 50 anni e colpisce soprattutto le donne.
È una malattia autoimmune sistemica ad andamento cronico evolutivo: il sistema immunitario, che normalmente difende l’organismo dalle aggressioni esterne (virus, batteri, etc.), attacca strutture dell’organismo, confondendole per un aggressore esterno e causando l’infiammazione e il danno articolare.
Si realizza così un processo infiammatorio caratterizzato da tumefazione articolare, dolore e rigidità con il successivo sviluppo di deformità e disabilità fino all’invalidità.
L’artrite reumatoide è una poliartrite simmetrica che può colpire mani, polsi, piedi, caviglie, ginocchia e altre articolazioni.
Per la sua natura sistemica, non si limita a colpire le articolazioni ma può coinvolgere altre strutture quali la cute, i nervi periferici, il sistema cardiovascolare, l’apparato respiratorio, gli occhi, i reni ed è gravata dallo sviluppo di aterosclerosi accelerata e dal conseguente aumento della morbilità e mortalità cardiovascolare.
La sede di inizio della malattia sono i polmoni (fumo) e la bocca (periodontite). C’è infatti una relazione tra malattia periodontale, microbiota sub gengivale, porphyromonas gingivalis ed artrite reumatoide. La diagnosi precoce è fondamentale, la pulizia della bocca in associazione alla abolizione del fumo, ad una dieta anti infiammatoria e ad una attività fisica corretta sono cardini della prevenzione e del trattamento. Quanto più l’artrite reumatoide è diagnosticata precocemente, tanto più si potranno prevenire o evitare i danni permanenti e quindi l’invalidità.»
 

 
«La sindrome di Sjögren deve il suo nome al suo scopritore Henrik Sjögren, un oculista svedese che risiedeva e lavorava a Copenaghen, che la descrisse per la prima volta nel 1933. Egli osservò che una parte consistente di pazienti con artrite reumatoide lamentava secchezza degli occhi e della bocca.
«Notò anche che questi pazienti mostravano una riduzione della produzione sia di lacrime, che di saliva. Nei decenni successivi in realtà furono individuate due differenti forme della sindrome: una variante primaria, che si presenta da sola, e una forma secondaria che si presenta in associazione con altre malattie autoimmuni sistemiche, come appunto l’artrite reumatoide, ma anche il lupus eritematoso sistemico e la sclerosi sistemica.
«Le malattie autoimmuni sono condizioni morbose nelle quali il nostro sistema immune, che normalmente ci difende da agenti esterni all’organismo (ad esempio batteri o virus), reagisce invece contro componenti propri dello stesso (in genere molecole contenute nelle cellule che costituiscono i vari organi e apparati del corpo umano).
«Nella sindorme di Sjogren c’è una infiltrazione linfocitaria delle ghiandole salivari e lacrimali, sostenuta dal meccanismo patologico autoimmune, che conduce ad una progressiva riduzione funzionale (minor produzione di lacrime e saliva).
«I sintomi di esordio sono nella stragrande maggioranza dei casi la sensazione di bocca secca che si manifesta particolarmente durante la notte o durante i pasti e induce il paziente a bere spesso un sorso d’acqua per alleviarla.
Spesso la lingua si arrossa ed è presente una sensazione di bruciore della stessa. Un’infezione da miceti (funghi) contribuisce spesso ad aggravare la situazione. I denti si cariano con maggiore frequenza e rapidità tanto che il paziente è costretto a ricorrere spesso al dentista.
Fondamentale è quindi mantenere una scrupolosa igiene orale pulendo costantemente la lingua; utilizzare solo dentifrici e collutori specifici, evitare quelli che contengono alcool; perché possono aggravare la secchezza ed il bruciore orale. Utilizzare chewing gum o caramelline senza zucchero per stimolare la salivazione.»
 

 
Il tema della seconda relazione proposta dal dr Roberto Bortolotti, aiuto reumatologo presso l'ospedale S. Chiara di Trento e referente Nazionale per Osteoporosi, è stata dedicata all' Osteoporosi e malattie della bocca.

«L’osteoporosi è una malattia del sistema scheletrico che intacca la densità dell’osso, modificandone l’architettura trabecolare e diradandone per intero la trama. In questo modo ne risente in toto il sistema scheletrico diventando più poroso, più delicato e più soggetto a fratture.
«Le zone più colpite da fratture sono: polsi, colonna vertebrale: le più pericolose siano sicuramente quelle del collo del femore; che l’osteoporosi è una malattia di ampia diffusione; si può stimare che affligge una donna su tre e un uomo su otto nel corso della vita.
«Le principali cause dell’indebolimento osseo sono la carenza di ormoni sessuali. La forma più diffusa è infatti l’osteoporosi post menopausale della donna. A questo contribuisce e lo scarso apporto di calcio e vitamina D.»
 

 
«Per la cura dell'osteoporosi abbiamo a disposizioni delle terapie efficaci e i farmaci principali sono i bisfosfonati. Si è visto che una assunzione regolare nel tempo si associa ad una riduzione del rischio di frattura di almeno il 50%.
«In casi eccezionali si sono verificati degli avventi avversi a carico dell’osso mandibolare (infezione ed ostenecrosi) che sono possibili in presenza di fattori predisponenti (terapia cortisonica, neoplasie, scarsa igiene orale) e solo a dosaggi elevati ed a seguito di trattamenti molto lunghi. In ogni caso il rischio di evento avverso è migliaia di volte più basso riguardo il vantaggio legato alla riduzione del rischio di frattura.
«Di fondamentale importanza è quindi la prevenzione, da mettere in pratica attraverso controlli periodici e regolari dal dentista. Soprattutto chi soffre di osteoporosi deve prendersi cura della salute della bocca recandosi sistematicamente dal dentista.
«Capita spesso che pazienti si rechino da noi quando è troppo tardi e non si può più far nulla per evitare la perdita dei denti.»
 

 
La seconda parte dell'incontro, si è aperta con l'intervento della dr.ssa Lisa Rizzetto, ricercatrice della Fondazione Mach, tema della sua relazione: «Dieta, microbiota e infiammazione».
«Frutta, verdura, cereali integrali, sembrano proteggere da malattie croniche come malattie cardiovascolari, cancro, malattie metaboliche ed autoimmuni, attraverso il contributo significativo di fibre e polifenoli. Tali composti bioattivi interagiscono con il microbiota intestinale ovvero la comunità di microorganismi che risiede nell’apparato digerente umano, e la sua peculiare capacità di modificarli e renderli biodisponibili.
«Da diversi anni, la ricerca è avanzata nel definire quali specifici microrganismi coesistono con l’uomo attraverso l’applicazione dapprima di metodi di microbiologia classici, poi seguiti dall’applicazione di tecniche molecolari sempre più sofisticate attraverso tecniche di sequenziamento ad alto impatto (metagenomica) che ha permesso la caratterizzazione del microbiota intestinale, della sua composizione, in soggetti sani e in soggetti affetti da diverse patologie al fine di definire la presenza associata - o causare la malattia - di uno stato definito «disbiosi», ovvero un’alterazione patologica del microbiota intestinale. Gli ultimi progressi scientifici hanno messo in evidenza come i circa due chilogrammi di batteri che risiedono abitualmente nell’intestino siano in grado di influenzare molteplici processi fisiologici, non solo metabolici anche in distretti dell’organismo umano diversi nell’intestino, quali il cervello, il fegato, la pelle e le ossa.
«Essenziale risulta essere il contributo del microbiota intestinale e della sua attività metabolica (sugli alimenti che altrimenti non siamo in grado di assimilare) nel mantenere il corretto equilibrio del sistema immunitario. Le recenti evidenze suggeriscono come un’alterazione del microbiota intestinale possa portare o contribuire ad un ampio spettro di malattie, inclusi un’infiammazione cronica di basso grado, alterazioni metaboliche, obesità e insulino-resistenza con il conseguente aumento di sviluppo di malattie metaboliche e disordini ad esso associati e non ultimo può contribuire all’insorgenza o all’aggravarsi di malattie autoimmuni.
«Il gruppo di Nutrizione e Nutrigenomica, guidato dal dott. Kieran Tuohy, all’interno del Dipartimento Qualità degli Alimenti e Nutrizione del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach studia come si possa sfruttare al meglio la enorme potenzialità del microbiota intestinale attraverso l’alimentazione.
«Un corretto regime alimentare può essere infatti in grado di potenziare il numero di microorganismi benefici, ad esempio lattobacilli, bifidobatteri e Akkermansia muciniphila, in grado di contribuire all’omeostasi immunitaria e metabolica dell’ospite. In particolare il progetto europeo CABALA_Diet&Health, finanziato a partire dal 2017 nell’ambito del programma Joint Programme Initiative – Healthy Diet for a Healthy Life, mira a testare come una alimentazione ricca di componenti di origine vegetale, quali le fibre alimentari ed i composti polifenolici, contentuti soprattutto in alimenti quali la frutta ed i cereali nella loro interezza, possa favorire popolazioni microbiche benefiche, che sono in grado di influire positivamente sulla sintesi e modificazione degli acidi biliari e infine abbassare il rischio di malattie cardiovascolari.
«In linea con questa ricerca, la Fondazione Edmund Mach coordina il progetto di ricerca e cooperazione tecnologica EUREGIO-EFH (Environment Food and Health - Ambiente, Cibo e Salute), che vede coinvolte le regioni europee Trentino, Alto Adige e Tirolo e che mira a valutare l’impatto di una versione alpina della dieta mediterranea, frutto dell’agricoltura e dell’allevamento di montagna, ricca di prodotti vegetali, quali frutta (mele, piccoli frutti), vegetali (cereali integrali, crucifere), ma anche di prodotti caseari nobili, quali i formaggi di malga, e pesci d’acqua dolce ricchi in omega-3, sulla salute umana, con particolare attenzione per il microbiota intestinale, che agisce da mediatore degli effetti benefici della buona alimentazione, diminuendo il rischio di malattie croniche legate all’obesità e all’invecchiamento.»
 

 
A seguire la relazione del dr Paolo Ghensi, ricercatore presso la CiBio che ha illustrato un importante progetto di ricerca dal titolo associazione tra microbioma orale e malattie Peri-implantari.
«L’implantologia orale ha avuto, specialmente negli ultimi anni, una ampissima diffusione permettendo di ripristinare efficientemente la capacità masticatoria di pazienti parzialmente e totalmente edentuli. Al progressivo aumento dell’impiego degli impianti dentali, tuttavia, i dati della letteratura scientifica hanno indicato come si sia assistito parallelamente anche ad un incremento della incidenza delle cosiddette malattie peri-implantari, la mucosite e la peri-implantite.
«Le evidenze cliniche attuali indicano che la mucosite (infiammazione della mucosa peri-implantare) interessi dal 50% al 80% degli impianti inseriti e che il 15-20% degli impianti con un tempo medio di funzione da 5 a 11 anni sviluppi peri-implantite (infiammazione della mucosa peri-implantare associata a riassorbimento osseo che in molti casi porta alla necessità di dover rimuovere l’impianto dentale). Controlli regolari associati alla valutazione e al controllo dei fattori di rischio (ad es. fumo, malattie sistemiche e parodontite) sono precauzioni efficaci a ridurre l’incidenza di tali patologie.
«È appurato come la mucosite e la peri-implantite siano indotte da biofilm microbici e gli attuali interventi terapeutici sono basati su un paradigma di somiglianza microbica con la parodontite. Tuttavia, i risultati di queste terapie sono piuttosto modesti, con alti tassi di ricorrenza delle malattie, suggerendo che la componente microbica potrebbe non essere così simile alla parodontite come precedentemente ipotizzato.
«Anche se alcuni patogeni parodontali noti possono essere associati all’eziologia e all'insorgenza della mucosite e della peri-implantite, probabilmente differenti microrganismi sono coinvolti in questi due condizioni patologiche clinicamente distinte. Indagini approfondite sulla diversità del microbioma peri-implantare attraverso tecniche metagenomiche ad alta risoluzione sono quindi indispensabili per definire efficaci strategie preventive e terapeutiche.»
 
Responsabili del progetto per la caratterizzazione del microbioma peri-implantare presso il Laboratorio di Metagenomica Computazionale del CIBIO:
Dott. Nicola Segata (Principal Investigator presso il CIBIO e Responsabile del Laboratorio di Metagenomica Computazionale) e Dott. Paolo Ghensi (Odontoiatra e Dottorando in Scienze Biomolecolari presso il CIBIO nel Laboratorio di Metagenomica Computazionale).
Altri soggetti coinvolti:
Prof. Cristiano Tomasi (Odontoiatra), Dott. Alberto Bertelle (Odontoiatra), Dott. Ester Dellasega (Odontoiatra), Dott. Federico Dell’Acqua (Odontoiatra), Dott.ssa Romina Waldner (Igienista dentale), Dott.ssa Federica Armanini (Biologa), Dott. Paolo Manghi (Bioinformatico).
 

 
In chiusura il dott. Martino Fumarola, nel ringraziare i colleghi ha ricordato l'impegno dell'Associazione Italiana Odontoiatri trentina a favore della Fondazione Germano Chincherini Onlus, che opera al fianco di bambini, giovani ed infanti poveri e bisognosi dei paesi del terzo mondo e con l'occasione ha presentato il dott. Claudio Dutto che per i suoi meriti filantropici, è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di grande Ufficiale al Merito della Repubblica.
Il dott. Fumarola inoltre, nell'illustrare la strategia della creazione di sinergie tra le diverse figure e competenze mediche, ha posto l'accento su importanti programmi futuri di appoggio dell’AIO ( Associazione italiana odontoiatri) e alle attività delle Onlus, Anvolt, Atmar, Emergency. Ha poi annunciato il titolo e il programma del prossimo congresso regionale AIO previsto in data 24 marzo 2018 dal titolo Erosioni dentali: in una società in cambiamento gli stress psicosociali generano malattie psicosomatiche ad elettiva localizzazione nel cavo orale.
 
Nadia Clementi - n. clementi@ladigetto.it 
Fumarola Martino - fumarolamartino@yahoo.it
Fausto Fiorile - fausto.fiorile@aio.it

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