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Nicola Piovani al Sociale un Capodanno da Oscar – Di S. Matuella

Tra i momenti più emozionanti dello spettacolo, la voce di Marcello Mastroianni che canta il celebre tango «Caminito»

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Con l’augurio di un nuovo anno «felicemente pericoloso», il grande compositore Nicola Piovani ha salutato il 2017 al Teatro Sociale di Trento: l’occasione è quella del suo concerto «La musica pericolosa» organizzato dal Centro Santa Chiara, che senza tanta pubblicità ha riempito tutto il teatro, richiamando soprattutto i cultori della musica d’autore e, naturalmente, del cinema.
Il titolo di questo concerto-evento particolarmente elegante e raffinato, La musica pericolosa, vuole essere un omaggio di Piovani a Federico Fellini che considerava la musica pericolosa per la sua capacità di strangolare per l’emozione anche con due sole note.
Così, in perfetto stile felliniano, il concerto di Piovani insieme al suo ottimo ensemble, si è rivelato un garbatissimo amarcord, in cui il musicista si divideva tra il pianoforte e il proscenio, da dove raccontava le vicissitudini di alcune delle sue musiche che sono entrate nella storia, insieme ai ricordi personali dei grandi artisti del cinema e del teatro con cui ha collaborato nella sua lunga e feconda carriera.
 

 
Sul fondale vengono proiettate le locandine e le immagini tratte dai celebri film di cui ha firmato la colonna sonora, come «Intervista» e «Ginger e Fred» di Fellini, «Speriamo che sia femmina» e «Il Marchese del grillo» di Monicelli, «Jamon, jamon» di Bigas Luna, e poi il suo premio Oscar del 1999 per le musiche de «La vita è bella» Roberto Benigni.
Senza spocchia o pedanterie di sorta, ma con toni talvolta spassosi, Piovani racconta i percorsi spesso tortuosi che portano alla definizione di una melodia o, più semplicemente, l’intuizione che sta dietro un motivo musicale magari molto semplice, ma estremamente efficace nell’economia del film o dello spettacolo teatrale.
Emblematica in tal senso, è l’allegra marcia che apriva la lettura dantesca di Roberto Benigni, trasmessa anche in televisione: in questo motivo c’è tutta la passione di Piovani per la banda musicale, nata quando era piccolo in un paese vicino a Viterbo, dove trascorreva l’estate rincorrendo il corpo bandistico.
 

 
E quello che lo emozionava di più, specie durante la festa patronale, era sentire il suono della banda in lontananza che richiamava le persone in strada per veder passare l’edicola del santo.
Ebbene, la musica di apertura del recital di Benigni, che inizia un po’ in sordina per culminare dopo un po’ nell’esplosione sonora, richiama il percorso della banda, per invitare, la gente a vedere questa volta non il santo patrono, bensì il suo «santo comico».
Divertente anche l’aneddoto dei suoni delle campane intonate su tre note e suonate dalle suore di Carità dell’Immacolata Concezione, meglio note come le suore di Ivrea, che Piovani ha preso a prestito per il tema di una canzone di Fabrizio De Andrè, per l’album «Storia di un impiegato».
 

 
Tra i momenti più emozionanti dello spettacolo, la voce di Marcello Mastroianni che canta il celebre tango «Caminito»: anche il sodalizio artistico e, soprattutto umano, con il grande attore, è stato mirabilmente raccontato da Piovani.
A fine concerto, il pubblico trentino saluta Nicola Piovani e il suo ensemble con una standing ovation: il musicista contraccambia l’affetto suonando «Quanto t’ho amato» la canzone di chiusura dello spettacolo «TuttoBenigni», dove, oltre alla musica, è di Piovani anche la frase «In amore le parole non contano, conta la musica» che è un po’ la sintesi di tutta la sua poetica.
 

 
Durato quasi due ore, il concerto di Piovani al Teatro Sociale è terminato alle 23.30, giusto in tempo per recarsi nella strapiena piazza Duomo dove, a scandire il conto alla rovescia alla mezzanotte con tanto di brindisi benaugurante, c’erano la band torinese dei Divina, Elda Verones della Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e Alessandro Raffaelli di Radio Italia Anni Sessanta.

Sandra Matuella - s.matuella@ladigetto.it

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