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Alice Viaggiatrice – Racconto di Astrid Panizza

Incroci di vite sulle strade del mondo raccontate da una ragazza con le gambe in spalla e la valigia in mano

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Alice è un personaggio di fantasia, una ragazza intraprendente e forte, che ha visto molto e vissuto in varie parti del mondo, venendo a contatto con realtà vicine e lontane.
Il suo sogno è quello di scrivere un libro e decide quindi di cominciare con il testimoniare le storie delle persone che ha conosciuto e di affrontare nel frattempo nuove mete.
Di seguito il primo capitolo del libro che Alice sta scrivendo e di cui via via leggerete le storie.

 Capitolo 1: Alice si racconta 

Se dovessi racchiudere in una parola il mio essere, sarebbe un aggettivo: viaggiatrice. Fin da quando ne ho avuto capacità infatti, ho sempre voluto spingermi più in là dell’orizzonte che mi circondava, affrontando rischi ma anche venendo a contatto con nuovi elementi che hanno dato forma alla mia mente.
Ho conosciuto culture che mai avrei creduto potessero esistere, ho incontrato persone che mi hanno aperto la porta di casa, ma mi sono anche scontrata con chi non accettava il mio pensiero occidentale.
Il viaggio racchiude in sé l’essenza di mettersi in gioco, di andare contro filosofie politically correct, scontrandosi con mentalità che, anche se lontane anni luce, è doveroso accettare.
Ho vissuto situazioni in cui ho messo me stessa in pericolo, ma ho assaporato anche giorni in cui mi sono stupita di quanto le persone possano essere accoglienti.
 
Tuttavia, ogni viaggio che inizia comporta anche, prima o dopo, la fine dello stesso.
Ho speso molto del mio tempo fuori dall’Italia, facendo e disfacendo valigie e progetti, soprattutto migliorando me stessa.
Tornata qui e senza viaggi imminenti, mi sono sentita in un primo momento in crisi, dal continuo movimento mi sono trovata da un giorno all’altro in una situazione senza un futuro prossimo, bloccata in una realtà in cui non mi sono mai sentita troppo bene.
Ho sempre inteso infatti il concetto di «casa» come relativo, legato non al contenitore ma all’essenza, e per questa ragione mi sento sicura nel dire che nel mondo ci sono molti posti che definisco casa, siano essi una villa con piscina, o una capanna, per il semplice fatto che le persone che circondano quei luoghi hanno acceso un fuoco dentro di me quando stavo con loro, risvegliando una piacevole sensazione che può essere paragonata al dolce calore di quando ci si sdraia sul proprio divano d’inverno, con una coperta calda a riscaldare corpo e pensieri.
 
La mia passione è sempre stata quella di scrivere, dai temi a scuola, alla lista della spesa. In ogni viaggio ho portato con me un diario da riempire con i miei pensieri, scritti a caso o in ordine poco importava, ma il bisogno di coprire qualche pagina con le immagini che riempivano invece i miei occhi era impellente, come uno svuotare su una tela bianca tutti i colori presenti sulla tavolozza.
Quei racconti sono però rimasti sempre lì, intrappolati sulla carta di un diario, senza voce né vita. Da qualche tempo a questa parte invece, il desiderio di scrivere si è trasformato in una passione che mi spinge a condividere le parole con altre persone, di aprire una porta che rimarrebbe altrimenti chiusa.
Ho deciso così di riprendere in mano i miei diari di viaggio e dare forma al percorso che ha segnato la mia vita, descrivendo luoghi e persone che ho conosciuto realmente e che hanno toccato il mio animo.
Prima di cominciare con le vite altrui però, vi introduco brevemente la mia, per dare un contesto al perché a per come la mia strada mi ha portato spesso lontano da qui.
 
Il mio viaggio comincia il primo dicembre del 1992, quando nasco all’ospedale Santa Chiara di Trento alle 2 di notte. Il braccialetto rosa legato al mio polso dice a chiare lettere: Alice Ruiz Castro. Il cognome spagnolo é quello di mia madre, Sofia, di Salamanca ma trapiantata a Trento ormai da parecchi anni, dove lavora in tribunale assieme a mio padre, Edoardo Valle, trentino doc.
I miei genitori si sono conosciuti quando mio padre stava facendo un praticantato a Madrid e caso vuole che lavorasse di fronte all’ufficio di mia madre. Gli sviluppi si possono immaginare facilmente: si sposano nel ’91 e un anno dopo arrivo io.
Passo i primi anni della mia vita a Trento, ma durante il mio settimo anno d’età ci trasferiamo a Salamanca, per ragioni lavorative di entrambi i miei genitori. Inizialmente è un trauma per me, lasciare gli amici cui ero legata ha rappresentato uno strappo al cuore che si è potuto curare solo con il passare del tempo.
Tuttavia a Salamanca stringo subito nuove amicizie e il tempo passa veloce fino agli anni dell’adolescenza, dove le crisi scolastiche e gli scontri con i miei genitori non tardano a farsi sentire.
Il quarto anno di superiori lo passo all’estero, in un sobborgo di Sydney, in Australia, vivendo in una famiglia con cui ho ancora stretti rapporti, e stringendo ulteriori amicizie che tuttora coltivo.
Finite le superiori decido di cominciare l’Università in Italia, a Trento, segnando così un ritorno nel paese che aveva dato sorriso ai miei primi anni di vita, per poter ricucire amicizie con amici che avevo ormai perso di vista.
 
Non mi sono mai pentita di questa scelta, è stato giusto riallacciare fili che pensavo persi e ritrovare in questo modo anche me stessa. Nei tre anni di laurea breve mi avvicino ad un gruppo di volontariato che si occupa di adozioni a distanza, e con loro intraprendo un viaggio che mi porta alla scoperta di Brasile, Uruguay e Argentina, dove poi mi sono fermata per la Laurea Magistrale.
 
Due anni in Argentina mi hanno dato la spinta per cercare ancora di più di inseguire i miei ideali, di sentire la forza anche nei momenti bui senza arrendersi mai, come avendo una corazza impermeabile, che lascia passare i sentimenti buoni, che scelgo di accettare, e lascia fuori invece i sentimenti che mi fanno stare male.
La laurea Magistrale è arrivata qualche mese fa e mi ritrovo ora di nuovo in Trentino, dove nel frattempo i miei genitori sono tornati a vivere probabilmente per molto tempo.

Una vita così movimentata, da una parte all’altra del mondo, può sembrare esaltante, la scelta migliore che ci sia, perché si giudica la copertina senza aprire il libro, perché è facile sfogliare le foto su Facebook e Instagram che mostrano i momenti felici.
La verità è che a volte, molte volte, è stato difficile persino convivere con me stessa. Non dico che non rifarei tutto ciò che ho fatto, perché se sono quella che sono è solo grazie alle esperienze che mi hanno portato fino a qui.
Quello che voglio esprimere con ciò che scrivo però, è che ci sono stati molti momenti in cui il caldo di casa mi è arrivato tramite un sorriso di un bambino incontrato per strada, mentre correva a piedi scalzi per raggiungere la sua baracca in una favela di San Paolo o, all’opposto dei casi, da una ricca signora di Los Angeles, quando mi ha aperto la sua casa una sera in cui non sapevo dove avrei dormito, solo perché ha visto il me la purezza dei vent’anni.
 
Sono questi i motivi che mi spingono a scrivere ora per davvero, a rendere pubbliche storie che fino ad ora ho portato solo scritte su di un diario e nel mio cuore, un po’per me, nel caso in cui in futuro mi sentissi triste e mi servisse riaccendere quel fuoco, un po’per voi, per spingervi ad osare, a superare l’orizzonte che vi circonda e scegliere per una volta di fidarvi della realtà che va ben oltre alla vostra immaginazione.
Per questo voglio aprirvi ora le porte della mia casa, il mondo.

Astrid Panizza
(Continua)

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