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Franco Ianeselli (Cgil) e Maurizio Zabbeli (Flai) su «Mozione 192»

«Esercizi commerciali nei comuni montani e svantaggiati: non convince il ricorso ai lavoratori del Progettone»

Riportiamo qui di seguito le dichiarazioni inviate alla stampa dal segretario generale della Cgil Franco Ianeselli e dal segretario provinciale della Flai, Maurizio Zabbeni su mozione 192 del consiglio provinciale approvata il 1 febbraio 2018.

Pur condividendone le finalità espresse in premessa, ovvero la volontà di evitare il depauperamento economico, sociale e civile delle comunità montane, esprimiamo perplessità per la soluzione ipotizzata.
Riteniamo di assoluto valore perseguire l'obiettivo che le popolazioni che presidiano le valli più periferiche del Trentino possano godere di servizi di qualità.
Sosteniamo, altrettanto convintamente, la necessità di promuovere le attività economiche nel loro complesso, dagli esercizi commerciali agli insediamenti industriali ed artigianali, nonché le indispensabili attività agricole di tutela, recupero e ripristino ambientale.
Siamo però preoccupati per i contenuti della mozione approvata dal consiglio provinciale che a sostengo degli esercizi commerciali in periferia, a seguito della paventata chiusura di due negozi di alimentari nelle Frazioni del Comune di Vallarsa.
Si ipotizzerebbe di utilizzare lavoratori dediti ai lavori socialmente utili nell'ambito del c.d. Progettone. E, per fare ciò, si rinvierebbe ad un confronto tra la Provincia autonoma di Trento e la Federazione Trentina della Cooperazione.
Sono quantomeno tre gli ambiti di difficile comprensione.
 
Il primo riguarda la libera concorrenza tra attori imprenditoriali, con dubbi profondi circa la legittimità giuridica nel costruire un sistema che incentivi questi attori economici piuttosto che altri. 
 
Un secondo riguarda il dumping contrattuale che si verrebbe a concretizzare con evidenti distorsioni del normale andamento del mercato del lavoro, se, come sembra, al fine di tenere aperti tali esercizi, si ipotizza un abbassamento dei costi agendo sul versante del costo del lavoro, mettendo in concorrenza i lavoratori tipici del settore del commercio con quelli del c.d. Progettone. Se così fosse, sarebbe fin troppo facile ipotizzare che ogni fabbrica in crisi, ogni settore strategico ogni situazione critica, se sostenuta da finalità
legittime, potrebbe risolversi con una semplice sostituzione dei lavoratori di quel settore con quelli del Progettone. Ci si potrebbe addirittura allargare ai dipendenti pubblici o ai dirigenti provinciali, con evidenti benefici dei conti pubblici.
Appare evidente che oltre a creare una grave distorsione del mercato del lavoro si arriverebbe ad una altrettanto insostenibile possibilità di ampliamento numerico delle persone ad oggi impiegate nel cosiddetto Progettone, già, ad oggi, al limite.
 
Terza ed ultima questione, non per importanza, riguarda infine il ruolo delle persone impiegate nel Progettone. Nelle realtà ove vengano impiegati il loro è specificatamente un ruolo di supporto a quelle attività svolte nell'ambito dei lavori socialmente utili.
Non possono
essere definiti in un inquadramento legale o con mansioni di responsabilità che si sostituiscano, nei fatti, ad altri profili professionali disciplinati all'interno di contratti nazionali di lavoro di riferimento.
E' difficile comprendere che il Consiglio Provinciale possa prendere in considerazione una tale eventualità che, se esercitata, rischierebbe di fare implodere il sistema delicato dei lavori socialmente utili nel tempo costruito nella nostra Provincia.
 
Il Progettone potrà continuare ad avere l'importanza sociale che gli è riconosciuta se sarà sempre più in grado di rigenerare risorse umane riportandole nel mercato del lavoro classico, fungendo da fase di passaggio transitorio nelle difficoltà che temporaneamente categorie di lavoratori più svantaggiati possono trovarsi ad affrontare.
Pertanto, chiediamo all'amministrazione principale di ponderare con la necessaria lucidità quanto riportato nella mozione approvata, evitando di ricorrere ad affrettate conclusioni che possano rivelarsi più dannose che efficaci.

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