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Storie di donne, letteratura di genere/ 206 – Di Luciana Grillo

Francesca Bellino, «Uno sguardo più in là» – «Viaggiare per me simboleggia la vita. Significa vivere guardando avanti»

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Titolo: Uno sguardo più in là
Autrice: Francesca Bellino
 
Editore: B&T Multimedia 2010
Collana: I reportage di 4ARTS
 
Pagine: 160, illustrate, Brossura
Prezzo di copertina: € 13
 
«All’origine delle mie partenze non c’è solo un fine giornalistico o narrativo, ma un’emergenza legata alla mia identità di donna e di cittadina. Viaggiare per me simboleggia la vita. Significa vivere guardando avanti.»
Così l’autrice si presenta nella nota introduttiva di questo piccolo libro in cui bellissime foto accompagnano descrizioni di luoghi e stati d’animo di chi li contempla.
Troviamo Paesi lontani e località italiane, spesso osservazioni di tipo musicale o precisi riferimenti a grandi musicisti. L’intero libro è in realtà un insieme di articoli, pubblicati su vari giornali a partire dal 2006.
I luoghi sono molto diversi uno dall’altro, ma il bisogno dell’autrice è sempre lo stesso: entrare in sintonia con luoghi, culture, tradizioni, colori, «non senza shock, frustrazioni o fatica».
 
Quando l’autrice incontra l’India, la prima cosa che la colpisce «è la folla… file interminabili di persone ovunque: alla fermata del treno o dell’autobus, all’ingresso di un tempio hindu o di una moschea, al mercato, alla posta, al cinema», ciascuna persona parla una sua lingua, pratica una sua religione, accetta l’altro, induisti ebrei cristiani si incrociano e si rispettano, in un’armonia conquistata a fatica e serenamente difesa.
Ma l’India, colorata e ricca di profumi, è anche il Paese dell’aborto selettivo, del feticidio femminile che apre ferite non facilmente rimarginabili nell’animo di chi lo subisce. E poi c’è Cochin, «un mosaico armonioso di culture, influenze e credi», che affascina la viaggiatrice, incantata dalle sue lagune.
 
Altro Paese raccontato è la Tunisia, luogo di silenzio nei giorni del Ramadan, durante i quali anche gli stranieri devono abituarsi a trovare chiusi bar e ristoranti, mentre «Kairouan è la città delle luci, dei fantasmi, delle cupole bianche e delle porte blu, ma soprattutto è una città dal passato glorioso» che i tunisini desiderano valorizzare con interessanti proposte culturali.
La provincia di Matmata è invece il luogo della pazienza, tappeto di sassi crudele, uniforme e spietato dove si vive in circa quattrocento case scavate nella roccia, dove si pensa: «La pazienza è più forte di qualunque formula magica».
In Thailandia la protagonista è l’acqua, che sembra avere un significato mistico. Bangkok non per niente è definita la Venezia d’Oriente, «la vita dei thailandesi gira intorno all’acqua» e le feste popolari prevedono il lancio di leggere barchette di foglia di banano sul fiume, ornate di fiori.
 
In Siria, la viaggiatrice si trova ad attraversare paesi della Siria dove si parla l’aramaico. L’articolo è del 2006, oggi forse non potrebbe scrivere che «la Siria è tolleranza. E’ rispetto reciproco. E’ libertà». Molte cose sono cambiate negli ultimi anni.
Il salto a New York è brusco, ci troviamo immersi in un mondo dove «il silenzio non esiste. In ogni angolo della città ci s’imbatte in un’armoniosa sinfonia o in un susseguirsi vorticoso di rumori indistinguibili e confusi… C’è chi corre, chi balla, chi saltella, chi passeggia, chi sta fermo e chi segue il battito della selezione musicale che ha nell’iPod», chi frequenta il celebre The Russian Bath – centro di saune e massaggi o il Nublu, tempio della nuova generazione musicale.
 
Dalla musica hip hop, funk e jazz approdiamo al tango, in Norvegia, a Stavanger, piccolo centro non lontano dalla regione dei fiordi. Inatteso il tango nel profondo nord, ma «nel tango tutti possono sentirsi a casa perché la sua musica e il suo ballo non esprimono sentimenti argentini, ma emozioni che provano tutti: amore, nostalgia, rabbia, insicurezza, fragilità».
E dopo la Norvegia, Nuovo mondo: Argentina, Buenos Aires, quartiere Once – undici – («Numero Maestro, capace di dominare sull’intelligenza dell’uomo e di governarla») abitato prevalentemente da ebrei: «Già nel 1906 il 56% degli ebrei arrivati in Argentina viveva a Once e si occupava di commercio».
Di produzione vinicola parlano in Spagna, ad Haro, «i pellegrini del vino, fedeli al culto del Dio Bacco» che lungo il percorso incrociano i pellegrini della fede che si recano a Santiago di Compostela.
In nome della pace e dell’amore fra popoli Max Calderòn, «esploratore estremo di deserti», va in pellegrinaggio nel Sinai, mentre Grégoire Ahongbonon si occupa dei malati di mente in Costa d’Avorio.
 
Francesca Bellino volge il suo sguardo all’Italia, al mondo multietnico che a Roma si muove intorno a Piazza Vittorio; alla Lucania, regione di boschi e di luce, luogo di sosta e preghiera durante le Crociate, regione che vide nel 1118 la nascita dell’Ordine dei Templari; a Salerno, che ha il Lungomare tra i più lunghi d’Italia, ridisegnata dall’architetto Bohigas perché diventi la Barcellona d’Italia; a Berchidda, luogo di musica e di sardità; a Torino che, nel quartiere di San Salvario, si rivela accogliente e aperta ai nuovi abitanti, alle loro tradizioni, alle loro fedi; a Pisa che ha raccolto il testamento artistico di Keith Haring, il più grande murale dell’artista in Europa, realizzato in pochi giorni, concentrato sui temi dell’armonia e della pace; a Potenza, dove visse e nacque il poeta Vito Riviello che «ha percorso e raccontato il mondo sempre con lo sguardo curioso di un bambino e il pensiero intuitivo di un genio»; a Zagarolo dove «l’orientalista e induista Alain Danielou trovò l’ultimo grido del paganesimo occidentale»; infine a Genova dove negli anni ’30 Lisetta Carmi, pianista e fotografa, visse sulla sua pelle la colpa di essere ebrea.
La conclusione è lieve, l’omaggio dell’autrice a Ennio Morricone.
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Precedenti recensioni)

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