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Rileggendo le dichiarazioni al Festival dell’Economia sulla crisi...

Mario Rossi: «Attenti, la crisi finanziaria non è passata, ed è peggio del 29!» Sergio Marchionne: «Non vi voglio terrorizzare, ma le banche sono a rischio...»

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A sei mesi dalla conclusione del Festival dell'Economia, siamo andati a vedere le dichiarazioni fatte dai vari economisti che si sono affacciati sui palcoscenici di Trento. Qualcuno di loro aveva annunciato che la crisi ci sarebbe stata e sarebbe stata terribile. Qualcuno aveva negato ogni possibilità di coinvolgimento per il nostro Paese. Oggi riportiamo brani degli interventi di Mario Rossi e Sergio Marchionne, estrapolati dagli articoli pubblicati a suo tempo e tuttora disponibili in pagina del Festival dell'Economia. Loro la crisi l'avevano annunciata, senza ombra di dubbio.

Mario Rossi

Domanda. «Quali sono lepatologie del capitalismo italiano?»
«Il capitalismo vero è incominciato con la Compagnia delle Indie, 400 anni fa. Oggi il sistema che si reggeva sulle società per azioni, il centro stesso del capitalismo, come la Fenice del mito sta bruciando sui rami e sugli alberi che null'altro sono se non gli strumenti finanziari di un mercato impazzito. È il capitalismo che mangia se stesso. La crisi è innescata, i principi non sono più quelli che hanno accompagnato, ad esempio, la grande crisi del 1929. Non ci siamo ancora accorti che quel capitalismo non è più quello di oggi. Spa, azionisti, mercati finanziari non sono gli stessi. Un esempio? Allora il 92 per cento delle azioni era dei cittadini. Era la grande democrazia azionaria americana, almeno una azione per cittadino. L'anno scorso più del 70 per cento delle azioni a New York era nelle mani dei Fondi.»

Domanda. «Ieri il governatore della Banca d'Italia, Draghi, ha detto che il nostro paese è uno dei meno esposti alla crisi finanziaria. Condivide?»
«No. Non me la sento di dare messaggi rassicuranti. Lui avrà le sue ragioni per queste dichiarazioni: io non sarei così ottimista. Perché? Ad esempio perché ci sono 45 trilioni di dollari in un mercato fuori controllo, quello dei cosiddetti Fondi scommessa, dei derivati fatti sulla possibile insolvenza delle società. È una cifra pari a cinque volte il debito pubblico americano. Lo ha scritto Soros recentemente sul "New York Review of Books": è la maggiore minaccia che incombe sul mondo economico. E in Italia la crisi di questi derivati, altro che quella delle banche per i mutui, non è ancora arrivata.»

Rossi cita Keynes: «Guai a quelle società che trasformano l'economia in un casinò».

Rossi ribadisce la necessità di una agenzia indipendente europea sul mercato finanziario europeo, dotata di poteri per controllare i Fondi derivati.
«Siamo in un mondo nel quale l'ipotetica classifica delle cento aziende più ricche del pianeta vedrebbe presenti 51 aziende private e 49 Stati.»
«Io credo - ha detto ancora Rossi - che tra gli economisti del secolo scorso Keynes sia stato il più lucido, aveva capito che quando l'investimento nel mercato è in relazione non a ciò che rappresenta dei beni ma è solo investimento di liquidità, la questione si fa pericolosa. La crisi dei mercati è proprio questo: è solo liquidità, i beni sono spariti. E i tentativi di correzione della crisi non risolvono la crisi: siamo solo alluvionati da nuove norme, nuove leggi. Ma dalla crisi italiana degli anni Novanta ad oggi ben poco è cambiato, eppure il sistema economico non è più quello, se non cambiamo mentalità non ce la faremo. Prendiamo i cosiddetti Fondi sovrani: sconvolgono le regole, hanno scopi diversi, la loro caratteristica è l'opacità. Ci sono oggi tre trilioni di dollari investiti dai Fondi sovrani (vuol dire il governo cinese, vuol dire i paesi arabi) nelle borse europee.»


Sergio Marchionne

L'incontro è condotto da Ferruccio De Bortoli e iniziato con un fuoco di fila di domande sulla crisi finanziaria e i rischi dei fondi subprimes e conclusosi con un excursus sull'auto del futuro.

Una lunga parte della conversazione a due voci è stata dedicata ai mercati finanziari - schiacciati fra un'attività che è globale e un sistema di vigilanza locale - e al problema della crisi dei mutui subprimes.
«Non vi voglio terrorizzare - ha ripetuto più volte Marchionne - ma è chiaro che ci vogliono regole chiare sui rischi che le banche possono assumersi e sulla trasparenza del loro operato.»

Sulla crisi dei mutui, è stato lapidario.
«Il problema - ha spiegato - è che quando si manifesta una crisi finanziaria si vanno sempre a cercare i responsabili, ma nel sistema finanziario non è così facile. Chi ha creato il marchingegno dei subprimes saranno state cento persone.»
Per Marchionne, bisogna creare regole chiare sulle attività e i rischi che i gruppi finanziari possono assumersi, anche perché stiamo parlando di realtà che possono distruggere un paese.

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