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Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

Per «Gli incontri del giovedì», Giuseppe Sava il 5 aprile parlerà di dipinti di età barocca nei conventi francescani di Mezzolombardo e Cles – L’intervista

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Giuseppe Sava.

«Dipinti di età barocca nei conventi francescani di Mezzolombardo e Cles» è il titolo dell’incontro che si terrà giovedì 5 aprile 2018, presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Trento.
Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue con il penultimo appuntamento fissato come sempre alle 20.30.
Relatore dell’evento, Giuseppe Sava, docente di Arte e iconografia cristiana presso il Corso Superiore di Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler, Trento, e docente di Storia della Critica d’arte presso l’Università degli Studi di Trento, Facoltà di Lettere e Filosofia.
 
Per quanto riguarda la sua formazione, Sava ha conseguito con lode una laurea quadriennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Trento e una Specializzazione in Storia dell’arte e delle arti minori, indirizzo Storia dell’arte medioevale e moderna - conseguita sempre con lode - presso l’Università degli Studi di Padova. Dal 2002 al 2016 ha espletato numerosi incarichi di consulenza presso la Soprintendenza ai Beni culturali di Trento concernenti la catalogazione dei beni storico-artistici e la revisione scientifica delle schede OA in relazione all’allineamento agli standard nazionali. E’ stato, inoltre, catalogatore e revisore scientifico del progetto CEI (Conferenza episcopale italiana) promosso dalla diocesi di Trento e dal Museo diocesano tridentino e consulente della Provincia Tridentina di San Vigilio dei Frati Minori in relazione al progetto di valorizzazione del patrimonio storico-artistico di proprietà dell’ente, confluito nella pubblicazione di un volume (2016). Nell’ambito del progetto ha attivato diversi tirocini degli studenti del corso di Conservazione e gestione dei Beni culturali dell’Università di Trento.
 
Ha al suo attivo diverse monografie e curatele, fra le quali ricordiamo: «L'arte e la Regola. Le arti figurative nella Provincia di San Vigilio dei Frati Minori (secoli XV-XVIII)», Trento 2016; «I Calegari. Una dinastia di scultori nell’entroterra della Serenissima», a cura di G. Sava, Cinisello Balsamo (Mi) 2012.
È inoltre autore di numerosi articoli in rivista, fra cui citiamo a titolo di esempio: «Per gli scultori Calegari: una terracotta al Victoria and Albert Museum e alcuni marmi in collezioni private», in «Paragone Arte», in corso di stampa; «Sol, e Luna, e altri divini Lumi».
Arazzi fiamminghi del Cinquecento nei versi di Leonardo Colombino: astrologia e cosmografia nelle stanze di Bernardo Cles, in «Studi Trentini Arte», 93, 2014, 2, pp. 281-293; «Su alcuni pittori foresti nel Trentino di Sei e Settecento», in «Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati», a. 258, 2008, ser. VIII, vol. VIII, A, fasc. II, pp. 117-138.
 
Fra i saggi in volumi miscellanei, ne citiamo solo un paio: «Oltre Brescia: le mediazioni culturali del Garda nelle statue del Settecento a San Felice», in L. Mazzoldi, San Felice del Benaco e il suo territorio: saggi di ricerca per una ricostruzione storica, in corso di stampa; «Sic foliosa magis, sic immutabilis Arbos».
Cicli pittorici per Francesco Alberti Poja dalla cappella nella Cattedrale di S. Vigilio alla Giunta del Castello del Buonconsiglio, in «Chiesa, Impero e turcherie. Giuseppe Alberti pittore e architetto nel Trentino barocco», catalogo della mostra a cura di L. Dal Prà, L. Giacomelli, E. Mich, Trento 2016, pp. 103-131.
In vista dell’incontro di giovedì prossimo, abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
 

 
L’appuntamento di giovedì 5 aprile verterà sui dipinti di età barocca nei conventi francescani di Mezzolombardo e Cles. Su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione, quali saranno i punti principali che verranno da lei toccati durante l’incontro?
«Poiché il patrimonio artistico dei conventi trentini è veramente cospicuo, la mia intenzione è quella di mettere in rilievo solo alcuni aspetti del tema. I conventi di Cles e Mezzolombardo vennero fondati nel Seicento, ne deriva che la dotazione pittorica di queste cellule francescane appartiene all’età barocca.
«Per quanto riguarda Mezzolombardo, verrà presa in considerazione una selezione di dipinti che rende testimonianza del ruolo di alcuni eminenti privati, veri e propri benefattori dei frati: in particolare Giovanni Antonio Spaur e Ludovico Vescovi, committenti dell'altare maggiore, che custodisce il venerato affresco mariano e la pala dell'Immacolata, al cui culto l’Ordine francescano diede fin dal XV secolo un essenziale impulso.
«Inoltre accennerò ad un dipinto destinato alla devozione privata raffigurante San Francesco d’Assisi. Originariamente nel castello Della Torre di Mezzolombardo, venne donato ai francescani da Francesco Antonio Spaur. La tela necessita di un intervento di restauro: questa può essere l'occasione giusta per sensibilizzare l'attenzione della comunità.
«In relazione al convento di Cles, riserverò ampio spazio ad un nucleo di prestigiosi dipinti del Settecento che non solo annoveriamo tra le opere più ragguardevoli delle collezioni francescane in Trentino, ma anche la più importante acquisizione dello studio edito nel 2016.
«Sono cinque luminose tele di scuola romana tra le quali spiccano due brillanti pale di Luigi Vanvitelli, raffiguranti la «Presentazione al tempio e Santa Cecilia con le compagne e Santa Caterina d’Alessandria».
«Seguendo le orme del padre Gaspar Van Wittel, celebre vedutista di origini olandesi, Vanvitelli frequentò a Roma la scuola di Sebastiano Conca e fu un raffinato pittore prima di divenire uno dei più importanti architetti europei del secolo e la mente della borbonica Reggia di Caserta.»
 
Andando nello specifico, potrebbe fornirci qualche anticipazione in relazione ai prestigiosi dipinti del Settecento conservati a Cles?
«Nel Settecento assistiamo ad un interessante dinamismo dei francescani trentini. Figure come Carlantonio Malanotti, Antonio Inama, Maurizio Refatti frequentarono in modo prolungato Napoli e Roma, facendosi talvolta tramite di interessanti donazioni (libri, suppellettili liturgiche e dipinti) in favore dei conventi trentini.
«Malanotti divenne procuratore generale dell’Ordine e in tale veste visse nella città eterna per anni (morì in San Francesco a Ripa nel 1777). Donò al convento di Cles una cospicua raccolta di libri appartenuti ad un cardinale rimasto ignoto, e ancora da Roma fece giungere, nel 1774, la splendida Addolorata di Cristoforo Unterperger, in quegli anni impegnato in Vaticano.
«Nel quadro di questi eventi si spiega l’acquisizione delle tele che Vanvitelli aveva dipinto nel 1728-1730 per la chiesa di San Bartolomeo dei Bergamaschi. Racconterò in che modo si è giunti all’autografia dei dipinti e a comprenderne la provenienza.
«Determinante si è rivelato il disegno preparatorio, firmato da Vanvitelli, della pala raffigurante la Presentazione al tempio. La scoperta è stata oggetto di un saggio edito nel 2017 sulle pagine della rivista fiorentina Paragone Arte
 

 
Lei conta al suo attivo diverse pubblicazioni, fra cui «L' arte e la regola. Le arti figurative nella provincia di San Virgilio dei frati minori», edita nel 2016 dalla Società Studi Trentini. Potrebbe inquadrare brevemente la ricerca da lei condotta?
«Si tratta di un progetto nato, su mia proposta, in seno alla Provincia di San Vigilio, in particolare grazie all’allora Ministro Provinciale Francesco Patton, oggi Custode di Terra Santa e alla Fondazione Biblioteca San Bernardino.
«L’intenzione era quella di restituire visibilità e la dovuta riflessione storico-critica alla realtà figurativa francescana disseminata nei nove conventi trentini. Sono stati studiati tutti i dipinti e le sculture tra il XV e il XVIII secolo, pervenendo ad una catalogazione consultabile per intero sul sito della Fondazione Biblioteca San Bernardino.
«Si è dunque proceduto a selezionare 287 opere che sono il cuore del cospicuo volume edito dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e che restituiscono le dinamiche storiche, devozionali, artistiche lungo cinque secoli di francescanesimo.
«È stato approfondito il ruolo dei sostenitori dell’Ordine, a partire dai Disciplini nel XV secolo, fino a giungere ad alcuni eminenti patroni che non solo finanziarono altari, cappelle, pale d’altare, ma sovente fecero dono di opere pittoriche già in loro possesso, circostanza che attribuisce una speciale connotazione alle raccolte d’arte dell’Ordine.
«Doveroso ricordare l’apporto scientifico di Italo Franceschini che ha dato molto per la buona riuscita del progetto e che ha ripercorso la lunga vicenda storica della presenza francescana in Trentino; di Alessandra Galizzi Kroegel (Università di Trento) e di Daniela Floris, della Soprintendenza ai Beni culturali. Il volume rappresenta pertanto una buona sinergia di realtà istituzionali; ha inoltre visto l’apporto di diversi studenti del corso di Beni culturali dell’Università, che hanno svolto il loro tirocinio nell’ambito di questa iniziativa.»
 
Attualmente a cosa sta lavorando?
«Mi occupo da prospettive diverse di temi legati alla pittura e alla scultura nell’età Moderna prevalentemente tra Lombardia, Trentino e Veneto. Attualmente studio i dipinti della Quadreria di Casa Rosmini a Rovereto e mi sto dedicando alla monografia di un talentuoso scultore comasco del Settecento, Stefano Salterio.»
 
Progetti futuri?
«Tra i progetti che mi stanno a cuore figura senz’altro la prospettiva di una mostra sui dipinti di scuola romana tra Sei e Settecento in Trentino. Può apparire piuttosto curioso, e invece sono significative le attenzioni dei committenti e dei collezionisti verso l’ambiente capitolino.
«A parte il clamoroso caso di Vanvitelli, vorrei ricordare la presenza di un capolavoro di François Perrier in Trentino: una tela che pubblicai nel 2011 sulle pagine dei Rȍmische historische mitteilungen e che attende ancora disperatamente un restauro.
«Stiamo parlando di un dipinto straordinario realizzato, su commissione di un prelato vicino all’ambiente dei Barberini, dal pittore francese di educazione romana che fu maestro di Charles Le Brun e che prestò la propria opera per il cardinale Mazarino. Questo gioiello è abbandonato ad un destino indegno…»
 
Un tasto dolente, quello toccato, che riguarda la sorte di diverse opere d’arte di grandissimo valore; è un tema che meriterebbe grande attenzione (ci riserveremo di approfondirlo con Giuseppe Sava, per quanto riguarda l’impellente necessità di restauro delle opere da lui segnalate).
Concludendo, ci teniamo a ricordare che tutti gli incontri in programma godono del patrocinio della Regione Trentino Alto-Adige, della Provincia Autonoma Trento, della Comunità Rotaliana-Koenisberg e del Comune di Mezzolombardo e della collaborazione dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina. Sono, inoltre, riconosciuti da IPRASE e validi ai fini dell’aggiornamento del personale docente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

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