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Tema della VI edizione «Dal 1968 a oggi: 50 anni di etnografia»

Sabato 14 e domenica 15 aprile torna al Museo di San Michele «eTNo - Festival dell’etnografia del Trentino»

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Foto dell'edizione 2017, locandina di oggi.

Torna il Festival dell’Etnografia del Trentino per il 6° anno consecutivo, al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, nelle giornate di sabato 14 e domenica 15 aprile.
L’evento è un’occasione assai frequentata, che una volta all’anno apre le porte del Museo al territorio, alle tradizioni popolari riproposte e rivissute, all’enogastronomia a decametro zero e alla didattica ambientale, sulla scorta di un concetto sempre più familiare al grande pubblico, quello di «etnografia», che vuol dire semplicemente tradizioni popolari e il loro studio.
Si tratta, in effetti, della grande kermesse che viene a compimento di tutta l’attività, di contatti, di ricerca, di collaborazione, di interventi didattici, che il Museo opera costantemente nel territorio, e che viene restituita e rappresentata nel contesto del Festival attraverso due filoni principali distinti: quello dei beni materiali, i patrimoni etnomuseali, le attività artigianali, i saperi alimentari, e quello ad esso contiguo dei beni immateriali o volatili, tra cui la lingua, la tradizione orale, la musica, i balli, molto ben rappresentati quest’anno da un bel numero di gruppi folk.
 

 
Tema di quest’anno è quello del Cinquantenario del Museo, con uno slogan, «dal 1968 ad oggi...», che sembra una frase fatta, e che invece in questo caso vuole ricordare il mezzo secolo trascorso dalla fondazione del Museo, inaugurato nel novembre 1968, nel contesto di quel «folk revival» che stava allora incominciando a mettere in discussione gli eccessi, gli sprechi e le tante nuove ingiustizie del boom economico, cercando piuttosto di salvaguardare e riportare alla ribalta le culture locali.
Proprio nel 1968, come è noto, il folk revival italiano ebbe nel Trentino un interprete d’eccezione: Giuseppe Šebesta, geniale homo faber trentino-boemo che riuscì a catturare lo spirito di questi luoghi e a intrappolarlo in una macchina complessa, detta «museo degli usi e costumi», che fosse anche biblioteca e centro studi, polo didattico e luogo di incontri…
 

 
Passati cinquanta anni, lo stesso spirito è quello che si ritrova oggi nel Festival dell’etnografia, bella occasione primaverile che chiama a raccolta nel chiostro e nella corte del Museo tanti operatori del territorio a proporre i frutti della loro minuta, preziosa attività di tutto l’anno: cori, burattini, polenta, uova cimbre, malghe, piante spontanee, stoffa, maschere, zuppa patróna, ortaggi e tisane, chardonnay e formaggio, giochi, cereali dimenticati, saperi femminili, la scuola di un tempo, zeberchie della fortuna, leggende, il bosco, la segheria, unguenti, piante officinali, capre, piccoli musei, il riciclo, marmellate e sciroppi, birra, mele, yogurt, castagne, trementina, legno, impagliatura delle sedie, intrecci, caffè d’orzo, seta e velluti, lino e lana, stampe, confetture, carbonare, miniere, olio d’oliva, crauti, musica…
 

 
Ecco quindi una due giorni molto intensa con attività musicali, artistiche, d’artigianato, teatrali, didattiche, gastronomiche: complessivamente, una novantina di proposte diverse, a cura di altrettanti soggetti locali, ecomusei, piccoli musei, aziende agricole, associazioni, gruppi di volontari.
Una vetrina assolutamente privilegiata sulle cento e cento iniziative che, ai quattro angoli del Trentino, si sono poste il compito di ritornare a comprenderlo, di studiarlo, di ritrovarlo, di riqualificarlo a partire dall’iniziativa dei giovani, delle associazioni, dei gruppi di volontariato, in una prospettiva in cui il concetto stesso di «etnografia» appare emancipato da qualsiasi leziosaggine popolaresca, per entrare direttamente nei processi che orientano il governo minuto del territorio, le sue scelte, la sua cultura quotidiana.
Per le famiglie, per gli insegnanti, per gli amici del Trentino e dei musei, una bella occasione di conoscenza e di festa.

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