Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

Per «Gli incontri del giovedì», Emanuele Curzel e Italo Franceschini presenteranno un libro in cui affrontano un caso di studio nel Trentino orientale tra XIII e XIV sec.

image

Italo Franceschini.
 
«Dai documenti alla terra. Un caso di studio nel Trentino orientale tra XIII e XIV secolo» è il titolo dell’incontro che si terrà giovedì 19 aprile 2018 presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Trento, Corso del Popolo 17.
Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue con l’ultimo ed atteso appuntamento fissato come sempre alle 20.30.
Relatori dell’evento, Emanuele Curzel, direttore di Studi Trentini. Storia, e Italo Franceschini, socio della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, autori con Sandra Boccher di un volume dal titolo Un mondo in salita. Il maso di Antraque sul monte di Roncegno (XIII-XIV secolo), pubblicato grazie al contributo del Comune di Roncegno, della Cassa Rurale Alta Valsugana e del dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
 
Emanuele Curzel conta al suo attivo una laurea in Lettere Moderne presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, un diploma di Magistero in Scienze Religiose presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, Istituto Superiore di Scienze Religiose delle Venezie, un dottorato di ricerca in Storia medievale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Dal 2016 è professore associato di Storia medievale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, ha inoltre tenuto corsi di Storia della Chiesa e di Storia della Chiesa locale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Bolzano e di storia presso la Scuola di paleografia, archivistica e diplomatica dell’Archivio di Stato di Bolzano.
Ha diretto dal 2000 al 2016 la rivista «Il Margine» e dal 2010 è direttore della rivista «Studi Trentini di Scienze Storiche» (dal 2011 «Studi Trentini. Storia»). È inoltre socio dell’Accademia Roveretana degli Agiati e dell’Associazione Internazionale per le Ricerche sui Santuari.
Fra le sue numerose pubblicazioni, ne ricordiamo solo alcune fra le più recenti: «Confraternite in Trentino e a Riva del Garda», Ed. Cierre, 2017, con Marina Garbellotti, Maria Clara Rossi; «Un mondo in salita. Il maso di Antraque sul monte di Roncegno (XIII-XIV secolo)», Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2017, con Sandra Boccher, Italo Franceschini; «Nell’anno del Signore. Date e nomi per la storia della Chiesa», seconda ed. riveduta e aggiornata, Milano, Ancora, 2017.
 
Italo Franceschini è laureato in Lettere Moderne presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, dal 2003 lavora come bibliotecario presso la Fondazione Biblioteca San Bernardino di Trento; socio ordinario della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche dal 2011, dal 2016 fa parte della redazione della rivista «Studi Trentini. Storia». Dal 2012, inoltre, è socio collaboratore del Centro Studi Judicaria.
È autore di diverse pubblicazioni, fra le quali citiamo: L’alpeggio in Val Rendena tra medioevo e prima età moderna / Italo Franceschini; a cura di Graziano Riccadonna; premessa di Gian Maria Varanini. - Tione: Centro Studi Judicaria, 2008; «Un mondo in salita. Il maso di Antraque sul monte di Roncegno (XIII-XIV secolo)», Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2017, con Sandra Boccher, Emanuele Curzel.
Fra i numerosi articoli e saggi al suo attivo, ricordiamo fra i più recenti:
«Le paludi dell’Adige. Diritti di sfruttamento e tentativi di bonifica tra XIII e XV secolo»/ Italo Franceschini.
In: «Il fiume, le terre, l’immaginario. L’Adige come fenomeno storiografico complesso. Atti del convegno, Rovereto, 21-22 febbraio 2013»/ a cura di Vito Rovigo. - Rovereto: Accademia Rovere-tana degli Agiati, 2016, pp. 251-272; «I primi secoli dei Francescani a Trento. Dal collegium apud castrum Tridentinum, al convento di San Bernardino apud Glaras»/ Italo Franceschini.
In: «L’arte e la regola. Le arti figurative nella Provincia di San Vigilio dei Frati Minori (secoli XV-XVIII)»/ Giuseppe Sava. - Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2016, pp. 24-45; «Il principato vescovile di Trento»/ Italo Franceschini.
In: «Paesaggi delle Venezie. Storia ed economia»/ a cura di Gian Pietro Brogiolo, Andrea Leonardi, Carlo Tosco, direzione e introduzione di Giorgio Cracco. - Venezia, Marsilio, 2016, pp. 367-373.
 

Emanuele Curzel.
 
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Italo Franceschini e di porgergli alcune domande, in vista dell’incontro di giovedì prossimo al quale parteciperà in qualità di relatore anche Emanuele Curzel.
 
«Un mondo in salita: il maso di Antraque sul monte di Roncegno (XIII-XIV secolo)» è stato pubblicato nel 2017 dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e presentato nel novembre scorso a Roncegno. Chi sono i ricercatori che a vario titolo hanno partecipato al progetto?
«I ricercatori coinvolti in questo progetto sono molti, innanzitutto Sandra Boccher, la quale attualmente lavora come dirigente scolastica; per prima ha iniziato a studiare le pergamene nell’ambito della sua tesi di laurea su Roncegno nel Medioevo, discussa nel 2003.
«La prima segnalazione dell’esistenza di queste pergamene risale a ogni modo a più di 20 anni fa.
«Occorre però fare un passo indietro. Innanzitutto occorre precisare che non esiste l’archivio comunale di Roncegno, è probabilmente andato disperso nel corso della Prima guerra mondiale.
«Emanuele Curzel, uno degli studiosi coinvolti, nel corso di un’altra precedente ricerca aveva inizialmente individuato le venti pergamene al Landesarchiv di Innsbruck, sulla base di uno strumento di consultazione che indicizzava gli argomenti della documentazione conservata per località (cercando Roncegno aveva trovato le pergamene e le aveva utilizzate parzialmente per l’introduzione storica al volume del Dizionario Toponomastico Trentino riguardante Roncegno, Novaledo e Ronchi Valsugana). Successivamente, Sandra Boccher ha riutilizzato queste pergamene, sempre nell’ottica della ricostruzione delle vicende storiche di Roncegno in età medievale. Dette pergamene coprono un periodo che va dalla seconda metà del Duecento alla prima metà del Trecento.
«Mano a mano che Boccher e Curzel le studiavano ci si rendeva conto che non parlavano in maniera generica di Roncegno, ma che tra di loro erano collegate. C’era un filo rosso che le univa, ossia, i personaggi indicati appartenevano tutti a una famiglia di coloni. Si è quindi pensato che questo costituisse l’archivio di questa famiglia di contadini, i quali non erano proprietari dei terreni, i proprietari erano i signori del Castello di Roncegno.
«Queste 20 pergamene erano originariamente conservate da questa famiglia di coloni. Per approfondire alcune questioni ci siamo rivolti ad alcuni specialisti di settori storiografici specifici: Marco Stenico si è preoccupato di capire come fosse strutturato questo piccolo archivio, come sia finito dalla cassapanca del maso di Antraque al Landesarchiv di Innsbruck; Marco Berlanda si è occupato invece di analizzare i documenti che trattavano dinamiche strettamente legate alla vita familiare (il matrimonio, la dote, le liti di confine ecc.); Matteo Rapanà, archeologo, grazie alle nuove metodologie e con l’aiuto di recenti tecnologie, che vengono utilizzate in ambito archeologico, ci ha aiutati a cercare di identificare in che zona si trovasse esattamente questo maso.
«In sintesi, Sandra Boccher ha trascritto i documenti, Curzel ha studiato la storia della Valsugana e del territorio di Roncegno in quell’epoca, io ho trattato la storia dei coltivatori e degli allevatori. Marco Stenico ha approfondito la questione archivistica e Marco Berlanda ha parlato dei rapporti matrimoniali e patrimoniali. Matteo Rapanà, infine, ha fatto un’analisi del territorio utilizzando le più moderne tecnologie.»
 
Nell’incontro di giovedì 19 aprile sarà fatta la ricostruzione di un frammento di storia locale, basata sullo studio di un gruppo di pergamene vecchie di 700 anni. Quali saranno i punti principali che verranno toccati?
«Presumibilmente si svolgerà in tre fasi. Ci sarà una prima fase in cui cercheremo di mettere in evidenza come questo nucleo di pergamene costituisse un piccolo archivio rurale.
«In un secondo momento cercheremo di fornire un quadro d’insieme sulla storia della Valsugana orientale tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento.
«Infine, si cercherà di capire quanto queste pergamene possano essere d’aiuto nell’individuazione delle condizioni patrimoniali ed economiche di una famiglia che aveva in conduzione terreni di proprietà dei signori.»
 
Da un punto di vista metodologico come viene condotto lo studio delle fonti?
«La prima operazione, che è quella che ha condotto da Sandra Boccher per la sua tesi di laurea, è quella relativa alla trascrizione dei documenti. Una volta portato a termine il lungo lavoro di traduzione occorre iniziare a studiarli.
«Come tutti i documenti medievali apparentemente il contenuto è sempre molto scarno, occorre quindi cercare di sovrapporre i dati contenuti nelle pergamene con tutta una serie di altre informazioni ricavabili indirettamente.
«Occorre tener conto del contesto generale, che spesso è ricostruito sulla base di altre fonti, spesso è necessario ricavare il più possibile dalle poche informazioni che apparentemente le pergamene offrono.»
 
Quali sono stati i risultati principali del lavoro svolto?
«Il risultato principale, innanzitutto, è stato quello di aver individuato un archivio contadino, altri casi italiani analoghi credo siano sconosciuti. Il fatto che questo gruppo di pergamene risulti legato in maniera molto stretta e il fatto che si parli di vicende patrimoniali e familiari, ci dà motivo di pensare che queste pergamene, presenti nelle case dei contadini, fossero le copie che i notai scrivevano e che erano conservate anche negli archivi signorili.
«Lo studio condotto ci ha permesso di confermare come i rapporti fra contadini e signori non fossero basati, ancora, nel Trecento, solo sull’aspetto economico, ma che permanesse la mentalità che collocava al primo posto l’eminenza sociale.
«Altro importante risultato è stato quello di dare vita a un complesso intreccio di collaborazioni fra studiosi di estrazione eterogenea. In questo caso, ad esempio, la collaborazione forse più interessante è stata quella con Matteo Rapanà, il quale ha trasferito le sue competenze tecnologiche in questo progetto».
 
Può anticiparci qualche breve informazione riguardante i matrimoni delle ragazze contadine che vivevano al maso?
«Abbiamo documentato l’aspetto economico dei matrimoni, come per esempio la costituzione della dote. Sappiamo, per esempio, che le ragazze di questa famiglia, delle quali non si conosce peraltro l’età, ricevevano una dote abbastanza considerevole, naturalmente non certo paragonabile a quelle destinate alle future spose di altra estrazione, commensurabili a grandi spanne, tanto per rendere l’idea, a qualche migliaio di euro attuali; dote che di fatto impediva alla sposa l’accesso all’eredità del padre, la ragazza sposandosi rinunciava ai beni compresi nell’asse ereditario e veniva liquidata con la dote.
«Inoltre, si è capito, basandosi sulle poche informazioni disponibili, che gli sposi appartenevano alla stessa condizione sociale e che tutti abitavano a Roncegno. Erano comunque matrimoni che rafforzavano la rete di alleanze. Un altro risultato importante, infatti, è rappresentato dal fatto che dal punto di vista patrimoniale i coloni sembrano comportarsi come i signori, esistono dei meccanismi del tutto simili su livelli diversi, naturalmente, ovvero entrambi tendono a mantenere unito il patrimonio, cercano di eliminare le donne dall’asse ereditario, ecc.».
 
Un’ultima domanda: a cosa state lavorando attualmente?
«Attualmente stiamo lavorando con un altro gruppo di lavoro, del quale fa parte anche Marco Stenico, a una schedatura delle varie signorie rurali operanti sul territorio, chiamiamolo dell’attuale Trentino, anche se in maniera impropria, tra XIV e XV secolo. Si tratta di un nuovo progetto a respiro nazionale promosso da varie università e che speriamo possa dare anche dei risultati con una ricaduta anche locale.»
 
In conclusione, ricordiamo come sempre che tutti gli incontri in calendario godono del patrocinio della Regione Trentino Alto-Adige, della Provincia Autonoma Trento, della Comunità Rotaliana-Koenisberg e del Comune di Mezzolombardo e della collaborazione dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina. Sono, inoltre, riconosciuti da IPRASE e validi ai fini dell’aggiornamento del personale docente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande