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Padre Federico Lombardi alla Campana dei Caduti il 25 maggio

Venerdì l'ex direttore della Sala stampa della Santa Sede terrà una conferenza, aperta al pubblico, sul senso del comunicare nell'epoca della post-verità

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Padre Lombardi, fotografato da l'Adigetto.it in una delle sue ultime conferenze stampa alla Santa Sede.
 
A dieci anni dall'inizio di un ciclo omogeneo di iniziative sociali, musicali e artistiche della Fondazione Opera Campana dei Caduti arrivano numerosi e significativi riconoscimenti internazionali.
Nell'ultimo decennio la Campana ha avviato un percorso teso ad aumentare la propria visibilità all'estero nel campo della cultura e dell'arte pur mantenendo un forte radicamento nel territorio.
L'intenzione è stata quella di rispondere dinamicamente alle sfide che derivano dall'acquisizione dello status di osservatore presso le Nazioni Unite e presso il Consiglio d'Europa.
Il percorso intrapreso ha consentito di declinare principalmente attraverso l'arte i temi suggeriti dalle istituzioni internazionali e di filtrarli attraverso i valori rappresentati da Maria Dolens.
Per questo si è stabilito un progetto pluriennale che ha garantito una continua crescita sfociata nel 2017 in un riconoscimento mai ottenuto prima da parte dell'Onu: la presenza come prima notizia sull'homepage delle Nazioni Unite, che hanno scelto il progetto della Fondazione come punto di riferimento per la giornata internazionale della pace dello scorso 21 settembre.
 
Ma il viaggio è appena iniziato e continua nel 2018 con progetti tesi a rilanciare continuamente e alzare l'asticella degli obiettivi che la Fondazione si pone.
Anche per questo venerdì 25 maggio padre Federico Lombardi terrà una lectio magistralis sul tema «Perché e cosa comunicare».
Questo argomento, vero e proprio faro guida tra le attività del 2018 della Fondazione Campana dei Caduti, ha richiamato immediatamente l'attenzione di chi, più di ogni altro, ha legato il proprio nome all’informazione al servizio della pace e del rispetto reciproco dei popoli: padre Federico Lombardi, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Joseph Ratzinger – Benedetto XVI.
Un uomo di comunicazione che ricordiamo nella gestione mediatica di grandi crisi internazionali con la Radio Vaticana dove nel 1990 è stato nominato direttore dei programmi per poi diventarne direttore generale, dal 2005 al 2016.
Dal 2001 al 2013 è stato anche direttore generale del Ctv, il Centro televisivo vaticano.
 
Un altro incarico prestigioso è stato quello di direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che ha ricoperto dall’11 luglio 2006 al 31 luglio 2016.
L’azione di padre Lombardi si è sempre caratterizzata per aver coniugato una importante base teorica con la pratica della professione di comunicatore.
È anche per questo che si è immediatamente reso disponibile a dare il proprio contributo alle attività della Fondazione.
Anche in questo caso, come è ormai tradizione, alla parola sarà affiancata l'arte con un concerto del duo pianistico formato da Paola Biondi e Debora Brunialti, da anni impegnate a evidenziare i profondi contenuti etici della musica, in particolare di quella contemporanea.
 
La serata si aprirà con una trascrizione del compositore ungherese György Kurtág, classe 1926, che ha rivisitato per pianoforte a quattro mani alcuni capolavori di Bach estraendone il profondo senso poetico.
Si tratta della splendida Sonatina aus Actus Tragicus, Bwv 106, che sintetizza in due soli minuti il senso profondo di molte cantate bachiane, quel misto di tragedia e speranza, di dolore e sogno che rende le attività umane uniche e irripetibili, a patto che entrambi gli elementi siano sempre bilanciati e nessuno dei due prenda il sopravvento.
A seguire un viaggio tra la Rapsodie Espagnole di Maurice Ravel, la Sonata per pianoforte a 4 mani di Francis Poulenc e la Rhapsody in Blue di George Gershwin. A punteggiare questi tre capolavori ancora alcuni piccoli pezzi di Kurtág, tutti tratti dalla raccolta Játékok.
 
Si tratta di una scelta precisa perché, come spiega lo stesso autore «l'idea di comporre Játékok è stata suggerita dai bambini che giocano spontaneamente, bambini per i quali il pianoforte è ancora un giocattolo.
«Sperimentano, accarezzano, attaccano e ci passano sopra le dita. Accumulano suoni apparentemente disconnessi, guardano alcune delle armonie trovate per caso e continuano a ripeterle.»
Gioco e arte si mescolano quindi, insieme alla libertà della ricerca e alla riscoperta della necessità di «fare uso di tutto ciò che conosciamo e ricordiamo della declamazione libera, della musica popolare, del rubato di parole, del canto gregoriano e di tutto ciò che la pratica musicale improvvisativa ha mai prodotto», dice ancora Kurtág.
Appare quindi chiara la volontà di affrontare «coraggiosamente anche il compito più difficile senza aver paura di sbagliare» di «cercare di creare proporzioni valide, unità e continuità fuori dai valori lunghi e brevi».
 
Ecco allora che ancora una volta parola e musica incitano a raggiungere lo stesso obiettivo, essere liberi nell'approccio e rifuggire dal falso. Nella comunicazione, come spiegherà Lombardi, così come nel resto della vita, come insegna la musica.

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