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Il tour digitale del sindaco di Trento Andreatta

Gpi e Dedagroup, due gioielli dell'Ict alla disperata ricerca di personale

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2008, anno della grande crisi. Per molti, ma non per tutti. Certamente non per due aziende trentine come Gpi, specializzata in sistemi informativi per la sanità e il sociale, o come Dedagroup, partner di aziende private, enti pubblici e istituti finanziari nel processo di trasformazione digitale.
In questo decennio economicamente difficile, mentre altri riducevano gli organici o chiudevano, sia Gpi che Dedagroup sono cresciute con percentuali a tre cifre, diventando aziende leader non solo nel mercato italiano.
Eccellenze dell'imprenditoria trentina, stamattina entrambe le società sono state visitate dal sindaco Alessandro Andreatta nella seconda tappa del suo «tour digitale», finalizzato a conoscere, promuovere e sostenere il settore dell'Ict in provincia.
«Per la prima volta l'innovazione è tra le competenze assegnate a un assessorato della Giunta comunale – ha spiegato il primo cittadino durante il primo incontro, nella sede di Dedagroup a Spini, con l'Amministratore delegato Gianni Camisa – Per questo credo sia opportuno guardare dentro a questo settore, sia per quanto riguarda il versante delle aziende, sia invece per quanto riguarda l'università e la scuola.»
 
Quella illustrata da Camisa al sindaco è una storia di successo: «Quest'anno festeggiamo il decimo anno come Dedagroup, ma siamo nati 35 anni fa dall'aggregazione di realtà diverse – ha raccontato l'amministratore delegato – Due lustri fa l'azienda, molto locale e territoriale, aveva un fatturato che si attestava sugli 80 milioni di Euro. Oggi, grazie a un piano di crescita e di internazionalizzazione, contiamo 1600 collaboratori e un fatturato di 240 milioni. Abbiamo sedi in varie città italiane ma anche in Messico e negli Stati Uniti, paesi nei quali abbiamo esportato i nostri software.»
In Dedagroup, insiste Camisa, è fondamentale la formazione: 33 mila ore nel 2017, soprattutto per i neoassunti per i quali è stata allestita la «Dedagroup Digital Academy» una sorta di «scuola d'impresa» come quella gloriosa dell'Olivetti. E ci sono naturalmente gli investimenti in ricerca e sviluppo, anche in collaborazione con Fbk.
Oggi, in giro per il mondo, ci sono tantissime banche, aziende di moda (160, da Fendi a Versace) e pubbliche amministrazioni che lavorano grazie ai software e alla consulenza Dedagroup.
Non a caso l'azienda continua ad assumere: 100 persone l'anno scorso, 70 nei primi mesi del 2018, con l'obiettivo di arrivare a 400 in quattro anni.
 

 
Tutto bene allora? No, perché è sempre più difficile trovare i profili professionali giusti. Per questo Camisa lancia un'idea: «Dedagroup ha avviato importanti iniziative per attrarre, formare e inserire le risorse e le competenze che le servono oggi e dovrà avere domani – spiega Camisa - Questa esperienza può essere sviluppata come asset del territorio avviando un master di altissima formazione. Penso a un programma che coinvolga 30-50 persone e che contamini le discipline: non solo informatica, ma anche design, comunicazione, management, imprenditorialità. A cui potremmo affiancare un acceleratore d’impresa che valorizzi e faccia crescere l’ecosistema start-up grazie alla presenza e ai clienti delle imprese consolidate.»
All'altro capo della città, a Trento sud, Gpi vive un momento non meno entusiasmante.
Nata nel 1988, nel 2016 si è quotata all'Aim, il mercato delle piccole e medie imprese ad alto potenziale di crescita.
A luglio è prevista la quotazione in Mta, il mercato telematico.
 
Nel 2008, anno che per Gpi è stato diversamente fatale rispetto al trend economico mondiale, i dipendenti erano 285, ora sono più o meno 4 mila, con un'età media che non raggiunge i 40 anni.
In questi anni c'è stata una crescita esponenziale, a colpi di acquisizioni, ma anche di investimenti in ricerca e sviluppo.
Con trenta sedi in Italia e otto in giro per il mondo, dal Messico alla Polonia, dal Cile all'Austria, Gpi oggi cura la gestione di decine di ospedali, è leader nella logistica del sangue da trasfusioni, ha introdotto i robot nella gestione delle farmacie, ospedaliere o sul territorio, sperimenta le stampanti in 3D nel campo dei trapianti d'organo.
E eroga servizi: ad oggi, in Italia, attraverso i call/contact center Gpi copre un bacino di 23 milioni di persone.
 
Illustrando questi dati al sindaco, il presidente e amministratore delegato Fausto Manzana, non nasconde le sue preoccupazioni: «Siamo nati qui e cresciuti qui non a caso. Conosco bene le altre regioni italiane e so che tutto questo altrove non sarebbe potuto succedere. Per questo ci piange il cuore constatare che qui a Trento oggi non ci sono le condizioni per continuare a crescere. Abbiamo bisogno di professionalità che qui sono impossibili da trovare: investor relator, internal audit, supporto alla corporate governance... Non nascondo il fatto che la tentazione di trasferirsi altrove c'è, ma se Trento perde la testa di Gpi è un bel problema.»
Attento alle grandi strategie non meno che alle esigenze più minute dell'azienda, Manzana ha illustrato al sindaco anche qualche problema di viabilità dell'area industriale cresciuta attorno a via Ragazzi del '99.
Sensibile al sociale («perché l'impresa deve restituire alla società»), Gpi accoglie studenti del Brasile e del Cile, ed è stata la prima impresa certificata «Family audit» per l'attenzione alla conciliazione dei tempi della famiglia e di un lavoro che diventa sempre più spesso «telelavoro».
Insomma, un'impresa che altre realtà ci invidiano e che alla politica chiede maggiore attenzione: «Nel settore dell'Ict l'impresa media ha quattro dipendenti – conclude Manzana – C'è una polverizzazione estrema, per cui ognuno affronta i problemi da solo. Occorre che qualcuno si assuma la responsabilità della regia.»

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