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Pubblico femminile, oggi nell’aula magna di Giurisprudenza

Wittenberg-Cox: «La parità non basta più. La rivoluzione pacifica e silenziosa è cominciata»

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Se Lehman Brothers fosse stata invece Lehman Sister sarebbe cambiato qualcosa?
Possono le donne, con il loro lavoro, fare la differenza nelle dinamiche di sviluppo di un Paese?

Di sicuro ne è convinta Avivah Wittenberg-Cox, amministratore delegato della società di consulenza di genere 20-First e autrice, insieme a Alison Maitland del libro «Rivoluzione Womenomics. Perché le donne sono il motore dell'economia», oggi ospite del Festival dell'Economia di Trento per parlare delle potenzialità della forza lavoro femminile.

A discuterne con lei, nell'incontro a cura de «Il Sole 24 Ore» alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trento, Daniela Del Boca, docente di Economia all'Università di Torino e direttore del Centro CHILD oltre che redattrice de lavoce.info e Paola Profeta, docente di scienza delle Finanze all'Università Bocconi di Milano.

Womenomics è il nome di una nuova corrente di pensiero economica che sostiene il valore aggiunto del lavoro delle donne per far crescere l'economia. Il volume di Avivah Wittenberg-Cox, con un taglio positivo e propositivo, racconta storie di successo femminile per offrire uno spaccato sulla partecipazione delle donne all'economia mondiale e sulla riduzione dei divari di genere e crescita economica.

A cominciare dalla tesi di fondo: se il divario di genere fosse ridotto, si avrebbe come risultato una consistente crescita economica con un aumento del pil del 13 % in Italia e ancora più in Europa.
Si tratta però di una rivoluzione ancora incompiuta perché nelle imprese ancora non si è sviluppato un «bilinguismo di genere», un modo per comprendersi e trovare un terreno comune, valorizzando la diversità e le potenzialità delle donne.

«Nel nostro Paese - ricorda Paola Profeta - si assiste ad un grande paradosso. A differenza di quanto avviene ad esempio nei Paesi scandinavi, le donne italiane, infatti, pur stando di più a casa (il tasso di disoccupazione femminile è tra i più alti in Europa) fanno meno figli. I pregiudizi e gli stereotipi permangono. Ad esempio, il concetto di maternità, che secondo le aziende crea ancora ostacoli alla carriera delle donne, è ancora preponderante su quello di genitorialità. I primi segnali di ripresa però sono incoraggianti. Nella "guerra dei talenti" le donne hanno buone carte in mano per superare il divario di genere, perché hanno delle performance scolastiche sempre migliori e conquistano sempre più posizioni nel mondo del lavoro».

«Che il divario di genere sia ancora marcato e che la questione interessi ancora troppo poco gli uomini - ha commentato Avivah Wittenberg-Cox - lo si vede anche nel pubblico, attento ma prevalentemente femminile che partecipa in sala all'incontro di oggi. La rivoluzione però è cominciata, nonostante tutto, pacifica e silenziosa. Il capitalismo finora è stato gestito da una metà della popolazione, ma le cose stanno cambiando perché oggi, nel ventunesimo secolo, non esistono più questioni squisitamente femminili.
«Anche e soprattutto in campo imprenditoriale, - continua - perché le donne sono una grande leva per lo sviluppo. E le aziende che sapranno cogliere questa opportunità potranno godere dei vantaggi che ne verranno. Anche se questo non significa prescindere da serie valutazioni di carattere economico.
«Nel mondo - precisa - le donne ora rappresentano il 60% dei laureati (compreso in Iran e Cina) e per le economie come le nostre che dipendono sempre più dalla mente che dai muscoli questa è la vera rivoluzione. Rinunciare ad avere figli è un modo di manifestare questa rivoluzione. Soltanto i Paesi che riusciranno a sostenere questa rivoluzione sapranno sopravvivere al crollo demografico. E l'Italia in questo senso, se non farà qualcosa vedrà presto la sua popolazione dimezzata».

«Un altro aspetto riguarda il mercato: le aziende hanno lavorato nella convinzione che la maggior parte dei loro clienti fossero uomini. Nell'80% dei casi, invece, le decisioni di acquisto sono prese dalle donne. E persino la scelta delle automobili è in 2 casi su 3 in mano alle donne. Si tratta di opportunità di mercato estremamente appetibili.
«È strano però - prosegue - che resistano ancora, nonostante tutto, ad esempio le pubblicità a sfondo sessuale. Un altro segreto di crescita (molto sfruttato dalla Apple per il lancio dell'ultimo Ipad) è che quando si pensa a nuovi prodotti anche per le donne, di solito questi hanno più successo anche tra gli uomini.
«Del resto - aggiunge Avivah Wittenberg-Cox - le donne, nella seconda parte del ventesimo secolo hanno chiesto di essere trattate al pari degli uomini. Ma questo non basta più: le donne devono essere trattate egualmente me anche diversamente, perché le donne hanno modificato anche la propria concezione di sé. Occorre promuovere un nuovo linguaggio, un bilinguismo di genere. Una leadership basata sull'equilibrio di genere garantisce un maggior successo di crescita: lo ha dimostrato la crisi globale in cui ci troviamo.
«Tra le 500 aziende di maggior successo e più promettenti nel mondo - ricorda - hanno a capo delle dirigenti donne. La vera sfida oggi è la leadership, non bisogna farsi intrappolare dalla convinzione che sia un fatto di cultura.
«Una sfida - conclude - che, ad esempio in Spagna, è stata affrontata con buoni risultati dal governo Zapatero e che in Germania, con l'elezione di Angela Merkel ha visto un nuovo, importante traguardo raggiunto. Sono convinta che riguarderemo questa prima parte del ventunesimo secolo come un punto di svolta, in cui le anche aziende e il mondo dell'economia hanno preso coscienza della necessità di cambiare e valorizzare le donne come meritano».

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