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Cittadini comodi e pigri? No, cittadini liberi… di muoversi

«PUM!» Il salvagente a chi considera i cittadini una massa da dirigere e non una comunità per cui lavorare

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Come si sa, in Consiglio Comunale a Trento è iniziata la discussione del Piano di Mobilità Urbana, l'ormai famoso e altrettanto famigerato PUM, che da mesi occupa le pagine dei nostri giornali quotidiani, e che su queste pagine ha visto gli scontri preliminari tra la maggioranza di centro sinistra e la minoranza di centro destra.

Anche la sottoscritta ha avuto in tempi ormai lontani l'impulso di lanciare un «Salvagente» all'Assessore all'Ambiente Marchesi, chiedendogli di «tornare con i piedi nella realtà incasinata che tutti noi viviamo ogni giorno, e di abbandonare le ideologie irragionevoli che poco hanno a che vedere con la gestione concreta della vita quotidiana!».
Da allora sono passati i mesi e, a quanto ho potuto constatare, il nostro Assessore non ha accettato il mio invito, così ho deciso di riprovarci.

Vedete, la mia non è una battaglia a priori nei confronti di questo piano.
Molti dei principi contenuti al suo interno sono infatti ampiamente condivisibili, oltre al fatto che è la stessa legge che li prevede.
Ridurre l'inquinamento atmosferico, dare efficienza al trasporto pubblico, incentivare la mobilità ciclabile e pedonale, aumentare il livello di sicurezza della rete di trasporto, sono obiettivi ineccepibili.

Chi infatti idealmente non vorrebbe vivere in una città senza traffico, con una grande disponibilità di tempo che ci permetta di utilizzare i mezzi pubblici e magari nelle condizioni climatiche tipiche delle migliori primavere per poterci muovere in bici?
Chi non vorrebbe vivere senza auto, con tutto lo stress che consegue dal suo utilizzo (traffico, code e parcheggi… multe)?
Chi non vorrebbe essere obbligato dai carichi lavorativi e familiari al suo utilizzo?

Il problema lo riscontro nelle strategie adottate nel PUM in discussione per arrivare al raggiungimento di questi obiettivi.
A tutti voi infatti domando «Come si fa a costruire a tavolino un piano della mobilità per poi calarlo sulla città?»
La mia risposta, come potrete immaginare, è forse scontata. «Si può fare, certamente, ma a scapito dei cittadini che ancora una volta vedono imposta dall'alto una limitazione alla propria libertà, nel caso specifico, di muoversi».

Caro assessore, non sarebbe forse il caso di iniziare a ragionare partendo dalla città e dalle esigenze specifiche dei suoi cittadini, prima di partire lancia in resta definendoli tutti «comodi e pigri»?
Io stessa sono tra quelli dalla vita incasinata, che senza auto non arriverebbero sani di mente alla fine della giornata!
Eppure, in coscienza, appena posso mi muovo a piedi o in bici, ma non perché costretta psicologicamente dai nostri amministratori, bensì perché liberamente decido di farlo!

E proprio qui sta il nodo della questione.
Una buona amministrazione veramente interessata ai suoi cittadini non dovrebbe imporre e limitare le loro libertà, ma creare opportunità tali da spingere i cittadini a scegliere loro stessi di lasciare parcheggiate a casa le proprie auto.
Lavorando anche e soprattutto sulla cultura della mobilità pedonale, ciclabile e pubblica.

Personalmente considero la stesura di questo piano la sconfitta di una amministrazione che negli anni (i molti anni in cui il centro sinistra ci ha governati), pur avendo in mano la gestione della viabilità della nostra città, non è riuscita ad ottenere grandi risultati a tutela dell'ambiente e della nostra salute.
Tutti possono sbagliare, per carità, così come potrebbero fare (sarebbe auspicabile) anche un pubblico mea culpa, accettando quelle idee alternative che forse saprebbero fare veramente la differenza, a tutela di tutti, ma proprio tutti, i cittadini.

Francesca Gerosa
f.gerosa@ladigetto.it

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