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Festival Economia 2009: «Informazioni, scelte, sviluppo»

La quinta edizione del Festival dell'Economia avrà inizio giovedì 3 giugno e si concluderà domenica 6

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Economisti e studiosi delle diverse discipline saranno chiamati a riflettere sulla natura delle asimmetrie informative che si pongono di fronte alle scelte quotidiane di famiglie, imprese, banche e su come queste si accentuano in presenza di crisi di liquidità.

Sarà un modo anche per pensare a come definire nuove regole che siano in grado di stimolare la crescita riducendo la stretta creditizia che penalizza le imprese e aumentando la trasparenza dei mercati. Più in generale si discuterà di come si acquisiscono le informazioni, di come vengono selezionate le diverse fonti.

Attenzione verrà prestata anche all'industria dell'informazione, ai meccanismi che presiedono al controllo dell'informazione fornita ai cittadini.

La ricerca su questo tema offre molteplici punti di vista, cui si cercherà di offrire adeguata rappresentazione in questa nuova edizione. Ci sarà spiegata l'origine di comportamenti diffusi nei mercati finanziari, nelle scelte di risparmio e relative all'età di pensionamento, dunque all'offerta di lavoro e all'accumulazione di capitale umano.

«Non solo. - Dice Tito Boeri, direttore del Festival. - Valuteremo anche gli effetti delle campagne di informazione sui comportamenti elettorali e sulle percezioni di fenomeni complessi come l'immigrazione o la criminalità.»

Anche quest'anno, dunque, quattro giorni di dibattiti, incontri, lezioni, che confermeranno il Festival di Trento un appuntamento ormai imperdibile non solo per chi ama l'economia, ma per quanti desiderano comprendere meglio le grandi trasformazioni del nostro tempo.


Da sinistra: Tito Boeri, Lorenzo Dellai, Giuseppe Laterza e Paolo Collini.

In verità, non è stato detto molto sugli altri temi del Festival, «scelte e sviluppo».
Per il momento però noi commentiamo la scelta di occuparsi dell'«industria dell'informazione».

Come abbiamo osservato nella conferenza stampa di presentazione, nella scorsa edizione avevamo chiesto a tutti gli economisti più titolati del mondo se avevano previsto la crisi. E tutti avevano candidamente risposto di no.
Ci domandiamo al questo punto che senso ha dare colpe di qualche genere all'informazione, se le fonti originali sono così lontane dalla verità.

Noi avevamo denunciato più volte (in tempi non sospetti, cioè a partire dal mese di luglio 2007) la pericolosità di una situazione finanziaria gonfiata all'inverosimile con la connivenza dei grandi istituti bancari. Come si può vedere rileggendo i nostri primi articoli in pagina «crisi dei mutui», avevano purtroppo anche annunciato il fallimento di molte banche. «Alla chiusura dei bilanci - avevamo scritto, - i ragionieri dovranno portare i libri in tribunale.»

Questo non lo diciamo per vantarci (chi prevede le crisi non è mai simpatico), ma per sottolineare che le notizie e le valutazioni eravamo andati a cercarcele noi, giungendo a quelle conclusioni in assoluta mancanza di informazioni corrette e tanto meno con il supporto degli economisti.

Di qui la nostra osservazione di fondo, che riportiamo con una metafora: «Se il contenuto del fax è odioso, la colpa non è mai del modem che l'ha trasmesso.»
In altre parole, non si può condannare un organo di informazione perché non è andato oltre le notizie fornite dalle massime autorità di settore.

Ciò premesso, siamo convinti anche noi che l'informazione su finanza ed economia debba essere garantita a tutti i livelli e con la massima trasparenza. Ma questa non deve essere richiesta ai mezzi d'informazione: dovranno essere obbligati a darla per legge i soggetti che fanno economia e finanza a livello mondiale.

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