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Il Presidente Napolitano alla Cooperazione Trentina/ 3

Intervento di Diego Schelfi

Illustrissimo signor Presidente della Repubblica, gentili ospiti ed autorità tutte, carissimi cooperatori,
non è facile iniziare un incontro così importante cercando di mantenere l'equilibrio necessario fra l'emozione e la gioia per una presenza così autorevole e il necessario stile protocollare che si dovrebbe avere in queste occasioni.
Noi La salutiamo alla nostra maniera! Caro Presidente Napolitano, benvenuto fra i cooperatori trentini e grazie per la Sua presenza!
Abbiamo voluto che il primo contatto avvenisse attraverso l'ascolto della voce del coro che è ambasciatore trentino in tutto il mondo: il coro della SAT.
Due le ragioni. La prima è che consideriamo la cooperazione e il Trentino come la medesima cosa. Se non ci fosse stato il movimento cooperativo, con la sua storia, la sua autonomia e i suoi valori, la nostra terra oggi non sarebbe in una situazione complessivamente così positiva, né sarebbe così bella.
Il Trentino ha 500.000 abitanti. Caro Presidente, in questo momento 170.000 cooperatori La salutano con grande affetto e Le attestano tutta la loro stima.
La seconda ragione risiede nel fatto che la cooperazione è coro. Essa valorizza le individualità, le differenze fra le persone, le diverse abilità e le esalta armonizzandole. La nostra caratteristica principale è il profondo legame con il territorio e con i suoi valori. Con le sue cooperative agricole e di consumo, le Casse Rurali, le cooperative di lavoro, sociali, culturali, di abitazione, la cooperazione trentina è compenetrata nel tessuto sociale. Le 547 cooperative sono baluardo di comunità.
Siamo consapevoli di avere l'obbligo di rispondere alla domanda di "responsabilità sociale" del nostro essere imprese. Per questo abbiamo fatto - e facciamo - un grande lavoro di riflessione sui princìpi: vogliamo dimostrare che nel fare impresa non c'è distinzione fra successo imprenditoriale e solidarietà. Non c'è un tempo per l'accumulazione, e uno distinto per la distribuzione. Bisogna lavorare "bene"! In questo senso tutta la cooperazione è "cooperazione sociale".
L'essere legati saldamente ai valori fondativi ci permette di guardare con fiducia al futuro, nonostante la realtà preoccupante nella quale - anche in queste settimane - siamo immersi.
Vorremmo che il metodo che cerchiamo di applicare al nostro lavoro fosse adottato ai livelli istituzionali e politici. E' necessario ricostruire coordinate ideali, elementi identitari condivisi e l'esempio più grande che va rimesso al centro della nostra comunità nazionale, come Lei ha ricordato stamani, è la Costituzione Repubblicana.
Essa è il frutto del bisogno di identità di un popolo intero. I partiti e le organizzazioni sociali che, allora, esprimevano variamente - e spesso con aspre dispute - quell'identità, si riconoscevano in categorie culturali e istituzionali che segnavano l'ambito al cui interno - e solo al cui interno - era lecita la loro azione politica. E grazie a questo, hanno prodotto un documento di inestimabile valore.
Il modo di operare e il legame con le comunità sono le caratteristiche della cooperazione che dovrebbero essere ricordate quando la si attacca e se ne mette in discussione perfino l'esistenza, sia in Italia che in Europa.
Ed è questa la ragione - questa sì ideologica - per la quale molti ci vedrebbero volentieri estinti. Siamo di ostacolo al dispiegarsi dell'iperliberismo, siamo l'attestazione che possono vivere e operare imprese "diverse" da quelle di capitale. Imprese di persone e di comunità.
Sono le cooperative che accumulano patrimonio indisponibile, non divisibile fra i soci, quindi un bene per l'intera comunità. I 2,4 miliardi di euro del nostro patrimonio complessivo sono un grande beneficio che abbiamo ereditato - più piccolo - dalle generazioni che ci hanno preceduto, e che consegneremo - più grande - a quelle che seguiranno.
Nei valori della mutualità e dell'indisponibilità del patrimonio sta la "diversità": non lavoriamo solo per noi, ma per la società ed in particolare per la società che è di là da venire. Su questi due fattori va basata la risposta all'Unione Europea che sta esaminando la questione relativa alla tassazione delle cooperative.
Non vogliamo aggrapparci all'articolo 45 della Costituzione come a un salvagente. Esso riconosce "la funzione sociale della cooperazione" e stabilisce che "la legge ne promuove e favorisce l'incremento". Siamo convinti che sia nostro compito lavorare sempre più cooperativamente, per dimostrare che ce lo meritiamo, che soddisfiamo l'alta responsabilità che i Padri Costituenti, con esso, ci hanno voluto affidare.
Tra i molti insegnamenti di don Lorenzo Guetti, ne vogliamo evidenziare due.
Egli diceva:"noi ci rivolgiamo a tutti gli uomini di buona volontà". Questa affermazione contiene un messaggio di fratellanza e solidarietà che è la cosa più difficile da concretizzare nei comportamenti tra persone e tra gruppi, a partire dalla famiglia per arrivare a tutto il mondo.
Ci ha insegnato che il grande impegno di noi tutti è lavorare con tenacia per la comprensione reciproca. Le relazioni fiduciarie sono alla base dei rapporti economici, e non si può parlare di relazione fiduciaria se non ci sono comprensione reciproca e rispetto.
E' questa la ragione per cui la Federazione Trentina della cooperazione è da sempre espressione unitaria di tutte le realtà e settori cooperativi, e in questo quadro la locale Lega delle Cooperative si è unificata in essa. Auspichiamo che ciò avvenga quanto prima anche a livello nazionale.
L'altro insegnamento riguarda "l'importanza della formazione". Fin dalla sua nascita, il movimento trentino ha sviluppato scuole di cooperazione, per diffondere questa idea, per consolidarla e per formare i revisori garanti del buon andamento dell'impresa nei confronti dei soci e della comunità.
La Cooperazione Trentina da più di trent'anni promuove l'educazione cooperativa nelle scuole. Ora avvertiamo la necessità di una formazione più alta.
Non è possibile che ancora oggi da alcune università escano laureati che hanno solo una approssimativa conoscenza della cooperazione. Anche questa situazione ha contribuito ad avvallare la credenza circa la residualità del nostro modello d'impresa, la sua sostanziale marginalità dentro l'economia globalizzata.
Grazie alla disponibilità dell'Università di Trento abbiamo siglato un accordo di sei anni teso alla realizzazione di corsi di laurea specialistici, master e corsi nel campo della formazione manageriale e cooperativa, impegnando molte risorse finanziarie. Questi corsi si rivolgono anche agli amministratori, ai soci e ai collaboratori.
Riteniamo doveroso rilanciare la ricerca accademica intorno ad una nuova teoria. Ci riferiamo alla necessità di ridiscutere l'impianto giuridico della forma cooperativa, la democrazia interna e la sua organizzazione, le nuove necessità di governance.
Per tutto ciò, abbiamo pensato di fondare a Trento un centro di studi cooperativi di respiro internazionale, lavorando in collegamento con le centrali di Roma, con le nostre organizzazioni europee e con l'Alleanza Cooperativa Internazionale. Finalmente possiamo dire che il nostro obiettivo è raggiunto. Abbiamo svolto tutti i passaggi di conoscenza che il metodo cooperativo impone, trovando a ogni livello condivisione. Adesso tocca a noi far diventare questo progetto una realtà operativa. Anche in questa occasione l'impegno organizzativo e finanziario della cooperazione trentina è ingente, ma senza il convinto supporto della Provincia Autonoma di Trento e dell'Università, mai avremmo potuto realizzarlo.
Quindi, caro Presidente e Professore Onorario dell'Università di Trento, Lei oltre ad onorarci con la Sua presenza, incontrando la cooperazione trentina, tiene oggi a battesimo l'Istituto Europeo di Studi sull'Impresa Cooperativa e Sociale.
La ringraziamo di tutto cuore.

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