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Tina Anselmi: staffetta sempre, anche in politica

«La politica di ieri per il mondo di oggi» – Di Daniele Maurizio Bornancin

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«La politica di ieri per il mondo di oggi». Questo il titolo dell'incontro promosso dai giovedì delle Acli, un laboratorio politico al femminile delle Acli Trentine per approfondire vari argomenti, in questo caso per conoscere più da vicino le esperienze in politica di una tra le prime donne italiane in Parlamento: Tina Anselmi, nata a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927 e morta il 1° novembre 2016.
Il saluto introduttivo è stato portato da Luisa Masera, rappresentante delle Acli trentine, che ha evidenziato l'importanza dell'informazione, delle varie analisi e delle idee portate avanti ogni primo giovedì del mese sin dal 2013 dal laboratorio, voluto e creato dalle rappresentanti femminili presenti nelle associazioni sociali e culturali del Trentino.
 
Patrizia Belli, giornalista di Rovereto, ha moderato questo confronto, effettuato di recente a Trento, toccando i vari percorsi di vita della politica Anselmi, dai primi momenti nella Democrazia Cristiana, all'attività come primo ministro donna nei governi che si sono succeduti e fino ai seminari sulla storia partigiana nelle diverse scuole italiane.
Tina Anselmi a 17 anni studia a Padova all'Istituto Magistrale, di famiglia cattolica, di padre militante socialista, perseguitato antifascista, da ragazza divenne staffetta partigiana nella brigata Cesare Battisti di Castelfranco, esperienza questa che la segnò per sempre sul piano delle idee e della vita.
 
Inizia a frequentare in quei tempi l'Azione Cattolica, poi si laurea in lettere all'Università Cattolica del Sacro Cuore, e come insegnante lavora nei vari Licei del Veneto.
Già allora mostrò la sua vicinanza al sindacato cattolico, in particolare nella difesa delle operaie tessili del vicentino e trevigiano e delle maestranze femminili nelle tenute agricole delle varie zone del Veneto.
Più tardi approda nella Democrazia Cristiana e 1968, anno dei movimenti studenteschi, diventa deputato della Repubblica Italiana.
È stata per varie volte sottosegretario alle politiche sociali e poi nel 1976 viene nominata per la prima volta, come donna, ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo presieduto da Giulio Andreotti.
 

 
Una donna che ha avuto sempre un approccio popolare alla vita e anche alla politica. Di grande coraggio, di determinazione e costante impegno.
Era sempre convinta e lo affermava spesso nei suoi interventi, che la politica non poteva essere ridotta a mero potere, perché così avrebbe perso il senso della speranza.
Credeva molto nelle donne, per il loro senso pratico, per la concretezza, per il pragmatismo innato e per l'onestà nel quotidiano operare.
Portava esempi di quando le donne si erano impegnate nelle battaglie, dalla scuola al sindacato, diceva che le vittorie erano di tutti, non di pochi.
Secondo lei, già allora, la crisi di credibilità della politica poteva essere combattuta solo con la presenza di più donne nelle istituzioni e nei partiti.
 
L'incontro è proseguito con l' intervento sulla figura di Tina Anselmi, dell' amica deputata padovana Margherita Miotto, che ha colto non solo gli aspetti umani e professionali di questa donna delle istituzioni impegnata in politica, ma anche, la sua storia, le sue sofferenze, il suo essere esempio di buona politica oggi più che mai necessaria.
Il suo agire era un continuo lavorare confrontandosi con le varie idee, di provenienze diverse, ma senza scendere a inconsueti compromessi.
Un'azione politica, si direbbe oggi, di altri tempi, ma che è molto attuale.
La sua coerenza,la linearità di vedute e la corrispondenza nelle azioni, erano punti fermi del suo lavoro, non come oggi dove tra le idee e le azioni spesso vi sono enormi spazi e incoerenti percorsi.
L'esperienza governativa è legata alla riforma che introdusse nel 1981 il Servizio Sanitario Nazionale e qualche tempo prima le innovazioni in materia di previdenza e lavoro, inoltre l'inserimento nel 1993 della clausola di genere nella allora nuova legge elettorale.
 
Tutti progetti questi che hanno portato la sua firma.
E' sempre stata nel suo agire politico dalla parte dei più deboli, nel rispetto dei valori cattolici forti che venivano da una sua educazione familiare e popolare.
Durante il periodo giovanile da staffetta portava gli «ordini», i viveri e le notizie, ai partigiani dislocati nei rifugi delle colline trevigiane, teneva il collegamento tra le parti.
Nella sua attività di partito, si avvicinò a Moro, e durante i 55 giorni di prigionia di Moro, tenne il collegamento con la famiglia, il governo e il partito.
Una sorta di ponte con le istituzioni e la famiglia, anche in questa circostanza, fece da staffetta, o meglio staffetta nella politica.
Staffetta intesa anche come quel portare nelle istituzioni,le attese del Paese, le attese della gente, che dovrebbe essere anche oggi il compito della politica.
 

 
Miotto ha quindi evidenziato la situazione attuale,le leggi elettorali che hanno modificato anche il reclutamento dei candidati,ora decidono i partiti.
Infatti non dipende solo dalle donne promuovere le donne,ma spesso è frutto dalle regole e dalla loro interpretazione.
Ora più di sempre è necessario modificare le leggi elettorali, nel rispetto dell'art. 51 della Costituzione sull'uguaglianza dei generi nelle cariche elettive.
Oggi il cittadino non sceglie le persone, mancando le preferenze,ma sceglie la lista.
Forse è giunto il tempo anche di definire le quote, che sono necessarie, magari saranno contestate, ma le «quote rosa», consentono alle donne un tipo di accesso più sicuro alle cariche nelle istituzioni, sono certamente un aprire ad un nuovo metodo, cui non ci si può sottrarre, per così avvicinarsi al sistema europeo e per rimanere al passo con i tempi.
 
Nelle Regioni che hanno già adottato la doppia preferenza, ciò ha consentito a molte donne di entrare nelle istituzioni, è quindi un percorso avviato che non può tornare indietro.
L'unica eccezione è data dal sistema dei collegi uninominali al Senato, che non prevedono la doppia preferenza, ma per la Camera e gli enti locali, certi accorgimenti migliorativi possono essere instaurati.
Giova ricordare che spesso le giovani generazioni vivono di innovazione, credono nelle istituzioni moderne, per i loro scambi culturali, per i loro studi all'estero, pertanto sono più aperti a una visione meno territoriale e più europea e mondiale, ecco perché si rendono necessarie precise riforme, in vari campi, ma anche in questo.
 
Sicuramente, compito di tutti, in particolare di chi vive nelle istituzioni e partecipa all'attività politica è quello di approfondire le questioni, ma nello stesso tempo trovare le soluzioni idonee a migliorare la pubblica amministrazione, per cercare di ridurre quello spazio sempre più forte tra la politica e le persone.
Oggi il mondo vive una fase di transizione, sia a livello delle relazioni di potere tra gli Stati, sia per quanto concerne le Istituzioni che hanno cercato di governare la politica e l'economia europea e globale.
Una visione del futuro, una preparazione complessiva è indispensabile, ma è il tempo della politica studiata, approfondita, dialogata, confrontata e poi tradotta in azioni, in progetti, in opere concrete. Questo è quello che da tempo chiede la gente.
 
In conclusione questo ricordo, sia pure generale, non può farci dimenticare il senso civico e la dignità istituzionale di Tina Anselmi, nella convinzione che non si finirà mai di capire fino in fondo il modo di essere di questa donna che anche oggi dice molto a tutti noi e alle nuove generazioni.
 
Daniele Maurizio Bornancin

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