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Il conformismo – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

È un altro ingrediente dell’indifferenza perché, il più delle volte, porta a schierarsi senza riserve dalla parte del più forte

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Quando si parla di indifferenza, come è accaduto a proposito di recenti fatti di bullismo tra i ragazzi, si mette l’accento sulla distanza affettiva ed emozionale che è carenza empatica e spesso scarsa o nulla partecipazione al destino degli altri.
Poi accanto a questo c’è di solito un altro ingrediente: il conformismo, che è un atteggiamento di conformità a quello che chiedono gli altri o alle consuetudini.
È un comportamento che spinge ad usare gli schemi di riferimento prevalenti senza un pensiero critico, sostenuto dalla tendenza a non contestare alcunché perché osservanti e obbedienti.
 
Il conformista infatti obbedisce senza riserve e spesso si schiera con il più forte.
Più ancora non sostiene chi è in pericolo o chi soffre. È quello che capita al protagonista dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia, («ll conformista», Ed. Bompiani) Marcello, prototipo del personaggio piccolo-borghese che non ha idee proprie quasi su nulla, non ha sentimenti suoi e non ha movimenti dell’anima.
Esegue gli ordini, si conforma al potere, alle imposizioni del regime fascista e alla cultura dominante senza alcuna domanda, privo di dubbi e di incertezze.
 
Conformarsi è il suo unico obiettivo. Deve e vuole apparire uno «normale» che, indistinto nella massa, fa le cose che fanno tutti.
In questo senso il conformismo non fa mai mostrare quello che si pensa e, come gli ignavi della «Commedia» dantesca, il conformista non prende posizione su nulla.
Non compie il male ma neanche il bene. In gruppo aspetta che le decisioni vengano prese dalla maggioranza e si unisce a questa senza manifestare dubbi e senza ribellioni.
Chi sposa il conformismo come pratica di vita quotidiana è piuttosto un gregario che può essere anche di grande aiuto al leader, ma più di tutto lo rende servile: appoggia e loda per convenienza.
 
E domandiamoci quanto questo spesso sia da parte degli adulti (genitori e insegnanti) un comportamento che suggeriamo.
Come dice lo scrittore Richard Stengel il conformista è un «lisciastivali», («Breve storia della piaggeria» Fazi editore) che è un comportamento simile a una metastasi sociale in quanto appiattisce il confronto, uccide la creatività e blocca la dialettica tra gli individui.
Di fatto il conformismo rende docili e privi di iniziativa propria, impedisce la critica del comportamento altrui anche se non lo si condivide, blocca la ribellione e rende remissivi al punto tale da far accettare tutto supinamente soprattutto verso chi ha potere.
 
In altre parole chi è conformista è un rinunciatario, spesso spento di intelligenza e privo di volontà propria.
Alle volte però può essere anche un astuto camuffato, uno che con una certa furbizia, si confonde tra gli altri per convenienza.
In questi casi è anche un opportunista, uno pronto a indossare la giacca adatta al momento, veloce a salire sul carro di chi domina la scena.
Quando poi è totalmente privo di scrupoli e di valori, sa abilmente adeguarsi a chi gli garantisce una vita comoda e agiata.
In altre parole è un tipo che vuole vivere al sicuro, protetto e intoccabile. Spesso un ottimo camaleonte.

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - Docente di psicologia delle età della vita
www.iovivobene.it

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