Cartoline di Bruno Lucchi: Rosabianca Cinguetti si racconta
Gli oggetti che la circondano parlano di lei: da molto tempo non visitavo una bella mostra (e ripeto: bella mostra) anche perché il Covid ha rarefatto le esposizioni
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Non so spiegare il perché ma, delle tante amicizie fatte nel mio mondo, quello dell’arte, poche hanno resistito allo scorrere degli anni, probabilmente sono meno paziente e soprattutto non ho più voglia di sprecare il tempo, che per me come per molti, più passa e più diventa prezioso.
L’ho chiesto anche all’amica, ma anche lei non ricorda, ci conosciamo da così tanti anni da non ricordare quando ci siamo conosciuti, meglio così trattandosi di una signora.
Molte le cose in comune con Rosabianca Cinquetti, l’amore per il disegno e chiaramente per l’arte, la cucina, ma soprattutto la dedizione al lavoro indispensabile sia per la scultura che per la pittura come quella che pratica lei, non ultimo l’amicizia con il maestro Francesco Giuliari.
Sono sempre più rari gli artisti che si dedicano all’arte a tempo pieno, lavorando dal mattino alla sera e spesso anche la notte, senza orari, con la consapevolezza che per ottenere risultati non servono solo buone idee, ma studio, osservazione, tecnica, progettazione, disegni preparatori, e soprattutto tanto impegno e lavoro.
Sono pochi gli artisti che seguono la strada della professione, sicuramente più faticosa, e che non sempre ripaga il tempo e l’impegno richiesto,
Da molto tempo non visitavo una bella mostra e ripeto bella mostra, anche perché il Covid ha rarefatto le esposizioni.
Quando ho ricevuto l’invito per la sua mostra allo «SPAZIO HEART» di Vimercate, ho organizzato il mio giro di lavoro in Lombardia in modo da essere presente all’inaugurazione, «TUTTO IL MONDO INTORNO» il titolo dell’esposizione poetica e immaginifica, così Simona Bartolena, curatrice con Armando Fettolini, definisce la personale della Cinguetti.
Più di trenta le opere di grandi dimensioni che abitano lo splendido spazio espositivo, raffinato l’allestimento, impressionanti le opere, coinvolgente la mostra, il suo iperrealismo inizialmente ispirato dalle correnti americane, ha preso una forma più elegante, più europea, forse proprio perché Rosabianca è una brava pittrice veronese ma soprattutto perché è una donna.
«Una lampada di design, uno sgabello, una poltrona, una tenda, una pentola, perfino una pillola… Sono tutti lì, silenziosi e pronti all’uso, passerebbero quasi inosservati se non fosse per l’intervento dell’artista che, con lo sguardo e il suo talento, riesce a svelare le loro identità segrete, a mostrarceli in tutta la loro evocativa magia.
«E se per mostrare il mistero delle cose e sollecitare l’esperienza metafisica, Giorgio de Chirico decontestualizzava gli oggetti collocandoli in luoghi inaspettati e giocando sul fattore sorpresa nel fruitore (come, appunto, la poltrona sul marciapiede citata da Cocteau), Rosabianca Cinquetti non sposta nulla, né crea situazioni inusuali o scenari impossibili, ma si limita a ritrarre, con realismo lenticolare e una spietata oggettività ciò che vede, cogliendo, anche grazie alle sue più preziose alleate – la luce e l’ombra – la magia della realtà così com’è.
«La Cinquetti pare giocare con questi elementi a lei tanto famigliari. Il suo è un dialogo intimo, profondo ma lieve nei toni, mai drammatico, sempre poetico, condotto sul filo della propria vita privata, quella passata e quella presente. Con un’attitudine in questo senso (ma solo in questo senso) quasi morandiana, Rosabianca racconta se stessa attraverso gli oggetti che la circondano.
«Non ha bisogno d’altro: nessun tema iconografico che esca dalla propria sfera – quella meravigliosa "bolla" che è la sua abitazione – pare interessarla.
«Con precisione lenticolare e straordinaria dedizione lei ritrae il proprio mondo, riuscendo a donare a questo suo piccolo e banale microcosmo una grandiosità, un’universalità e una profondità narrativa che il soggetto non farebbe certo prevedere.»
(Estratto dal testo in catalogo di Simona Bartolena)
Bruno Lucchi
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