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Cartoline di Bruno Lucchi: i Giganti di monte Prama

Il mondo misterioso e magico della scultura nella Sardegna preistorica

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Ho sempre subito il fascino della storia dell'uomo, ma ancor di più la storia delle creazioni dell'uomo, di ciò che ha saputo creare con le proprie mani.
La mia curiosità mi spinge a scoprire e capire i motivi che hanno spinto un essere umano a progettare e realizzare forme espressive di bellezza.
«Perché? – Mi domando. – Perché lo ha fatto?»
 
Anche se distratto dal mare e dalla natura selvaggia, chi visita la Sardegna non può non notare i nuraghi disseminati in tutta l'isola: si ergono solitari o radunati in gruppo.
Come ho già scritto in precedenti cartoline, da oltre quarant'anni frequento, per motivi famigliari, questa splendida terra abbracciata dal mare.
Sin dai primi viaggi ho cercato (con molte difficoltà) di documentarmi: poche le pubblicazioni; quasi nulle le indicazioni che permettevano di raggiungere i numerosissimi siti archeologici.
 
Ricordo con un sorriso le escursioni in mezzo a pecore e mucche alla ricerca di betili femminili, piccoli menhir con mammelle in rilievo.
Oggi non è più così. Le pubblicazioni e le cartine della Sardegna Archeologica sono innumerevoli: i musei stessi si sono dotati di bellissimi e chiari percorsi esplorativi.
E così, oltre ai nuraghi, è facile trovare tombe dei Giganti, tofet, fonti, pozzi, fontane, domus de janas, città fenicie e puniche, città romane, templi, dolmen e menhir, santuari nuragici, necropoli.
 
La scultura, in un'epoca che ancora la scrittura non esisteva, era la forma più potente e più usata per   auto-presentarsi, comunicare pensieri, paure, poteri, idee politiche; arma di difesa da ciò che l'umanità temeva; espressione di ringraziamento e lode a divinità lontane.
L'arte scultorea sarda, fino a pochi anni fa, si identificava soprattutto con statuaria piccola realizzata in terracotta, in pietra e in bronzo, anche se, con caratteristiche diverse, in realtà veniva lavorata in tutte le civiltà e in altre le epoche.
Poi, fra il 1974 e il 1979, l'eccezionale scoperta.
 
 Pezzi di storia antica: i Giganti di monte Prama (Cabras) 
Davvero dei giganti. Alti dai due ai due metri e mezzo. Altissimi, se si fa il paragone con la statura media dell'uomo tra la fine dell'età del bronzo e quella del ferro.
Smembrati e scomposti in più di 5.000 pezzi.
Diversi, purtroppo, i pezzi mancanti. Distrutti, probabilmente, per impedire la divulgazione della potenza dei messaggi simbolici di cui erano portatori e custodi.
L'uomo è maestro nel creare, ma ancor più nel distruggere.
 
Dopo la storica scoperta, pugili, arcieri e guerrieri rimasero a riposo per altri quarant'anni nel deposito di qualche museo. La causa? Mancanza fondi, difficoltà e complessità nel restauro.
Da pochi anni, con l'arrivo di ritrovate risorse economiche, i Giganti di monte Prama, con l'aiuto di tecniche moderne e sofisticate per il restauro, dopo tanta attesa, sono usciti dall'oblio e si sono messi in mostra.
Per uno come me che ama la scultura, queste opere senza tempo, sono di una bellezza incredibile. Se, come si pensa, dovevano rappresentare qualcuno, questo doveva essere molto forte e potente. Questi reperti emanano una tale autorità che trasmettono, a chi le sta al cospetto, timore e rispetto.
 
Dopo aver visitato il piccolo ma ben organizzato museo di Cabras, dove sono ospitati alcuni di questi Giganti, ho voluto tornare al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, dove ero già stato diversi anni fa.
Con nuovi allestimenti, forse sulla spinta dell'arrivo dei Giganti, il Museo si presenta con un percorso che accompagna i visitatori nel mondo misterioso e magico della preistoria della Sardegna.
Il fondo dei pannelli neri regala desiderio di guardare, di capire. La luce piena, ben studiata, dà sacralità a quei volti. Quelle sculture sagomate dall'uomo e dal tempo guardano lo spettatore. Lo interrogano. Gli parlano.

Pagine di storia, di storie, di racconti, di pensieri dove memoria e presente si fondono.
La Sardegna è una tavola imbandita in mezzo al mare: le spiagge, la enogastronomia, l'arte, il paesaggio e la natura, le tradizioni, l'artigianato, l'archeologia mineraria, i musei archeologici.
La Sardegna difficile ma accogliente, selvatica di natura e selvaggia per geografia, è un contenitore «isolato» che racconta una lunga storia. Bella.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bruno Lucchi
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