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Cartoline di Bruno Lucchi dalla Francia: Saint Paul de Vence

C'è un paesino disegnato da un bambino: case abbracciate, il castello, la bandiera che sventola sulla torre – Tutto racchiuso in un cerchio tracciato a matita: le mura

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Sono in viaggio.
La strada che conduce in Francia è lunga.
Pensieri e ricordi mi tengono compagnia.
Abbreviano il percorso.
La Costa Azzurra evoca tante storie. Piacevoli esperienze artistiche.
Tanti gli incontri favoriti dal mio lavoro.
 
So che non mi accoglierà il sole.
Le previsioni, a Saint-Paul-de-Vence, promettono pioggia.
Questo un po' mi preoccupa.
Le strade all'interno della cerchia muraria sono strettissime, a misura di carretto.
Trasportare sculture nel centro del borgo medioevale, arroccato sulla montagna,
presenta sempre qualche difficoltà.
Ho, sì, un carrello che mi aiuta nell'operazione di trasferimento ma la salita,
il ciottolato bagnato dalla pioggia, il peso delle sculture, richiedono attenzione. Molta.
 
«Siete giunti a destinazione», la voce del navigatore è quasi un avvertimento.
È un'immagine che conosco bene quello che mi si presenta davanti agli occhi,
ma la visione di Saint-Paul-de-Vence mi attrae sempre.
È come un quadro di Vermeer che ti sorprende ogni volta.
 
C'è
un paesino disegnato da un bambino:
case abbracciate l'una all'altra, il castello,
la bandiera che sventola sulla torre.
Tutto racchiuso in un cerchio tracciato a matita: le mura.
 
C'è
un cielo plumbeo che pesa sulla cittadella, oggi.
Fotografia in bianco e nero.
 
C'è
la brezza di vento che giunge dal Mediterraneo, poco lontano.
 
C'è
il batter d'ali dei gabbiani.
 
C'è
la Fondazione Maeght, bomboniera d'arte che dà il benvenuto ai visitatori prima di entrare in centro paese.
 
C'è
antica, moderna e fervida vitalità culturale.
 
C'è
l'Hotel Colombe d'Or.
Il «buen retiro» dei più grandi artisti del secolo scorso: Chagall, Giacometti, Mirò, Matisse, Picasso, Prevert, Folon.
Al termine del loro soggiorno saldavano il conto lasciando una propria opera. Firmata, ovviamente.
Se vi va, e soprattutto se potete, sappiate che avete la possibilità di dormire in stanza con «un Picasso» o, se preferite, con «un Matisse».
 
C'è,
all'ombra dei platani, La Place de Gaulle, con il campo di bocce più celebre al mondo.
Lino Ventura e Yves Montand hanno giocato a “Pétanque”, così si chiama il gioco con le bocce di metallo, ancora molto in voga qui.
 
C'è
il Café de la Place. Tappa obbligata per un caffè.
 
C'è
L'ateliér dove, per anni, Marc Chagall ha realizzato molte opere.
 
C'è
Bellezza gratuita da assaporare, nelle vetrine delle innumerevoli gallerie d'arte.
 
C'è
l'Antica Fontana, simbolo della città e punto di incontro.
Costruita nel 1850, oggi monumento storico.
 
C'è
al numero civico 62 di Rue Grande, «Casa d'Amour».
La Galleria dove, in compagnia degli artisti più famosi, sono ospitate anche le mie sculture.
 
C'è
la certezza che questo piccolo borgo romantico esalta sempre, quasi ubriaca.
Regala bagliori di serenità.
 
Certamente questo paesaggio che cattura lo sguardo,
- cipressi, palme, ovunque intrichi di fiori; intorno giardini rigogliosi;
questa luce che ha affascinato tanti pittori; il ritmo delle colline che s'inseguono
- mi mancherebbe se mi fosse impedito di venirci ogni tanto.
 
Nel primo pomeriggio siamo riusciti a finire il lavoro.
La pioggia fortunatamente ci ha risparmiato.
Ci ha tenuto compagnia, però, rientrando in Italia.
Musica ritmata fino all'arrivo a Viterbo.
Ma questa è un'altra storia. Un'altra “cartolina”.
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bruno Lucchi
Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento
info@brunolucchi.it
+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737
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