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Cartoline di Bruno Lucchi, Graziella Falchi e Arturo Martini

Quello che state per leggere è un testo di fantasia. Un gioco. Un racconto di amicizie, di intese, di rivelazioni. Le opere sono reali, affascinanti, veritiere

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Febbraio 2020, Città di Treviso, Museo Bailo.
 
«Due biglietti per la mostra di Maria Pia Fanna Roncoroni, per favore.»
«Vi suggerisco – ci dice con un sorriso l'addetto alla biglietteria del Museo Bailo di Treviso – con un solo euro in più al prezzo del biglietto, la visita alla collezione permanente.»
Io e Graziella ci guardiamo negli occhi: «Perché no?»
Così una volta finito il percorso della bella esposizione dell’amica Maria Pia, curiosi, ci avviamo verso l'ala del Museo - un tempo convento medioevale - che ospita l'importante collezione permanente.
 
Il dépliant di presentazione consegnatoci all'ingresso recita: «Itinerario nella creatività di Arturo Martini, ma non solo. C'è Luigi Porro, Antonio Carlini e altri bravi scultori della Marca».
Poi precisa che l'allestimento è diviso in quattro semplici e chiare sezioni: «Artisti a Treviso fra ’800 e ’900, il giovane Arturo Martini, Gli anni di Ca' Pesaro e Artisti a Treviso tra le due guerre.»
 
Prepariamo gli occhi ad ospitare meraviglia. Le orecchie ad ascoltare la vita di artisti. Lasciamo che il silenzio delle sculture suggeriscano pensieri e la fantasia ci prenda per mano.
All'ingresso ci attende una piacevole sorpresa. Una guida speciale, straordinaria.
 
«Buongiorno. Mi chiamo Arturo, Arturo Martini. Se vi fa piacere vi accompagno alla visita.»
Regalo inaspettato. Graditissimo.
Mentre gli stringiamo la mano, a stento, per l'emozione, riusciamo a pronunciare i nostri nomi. «Piacere, Bruno». «Piacere, Graziella».
 
Arturo Martini: «Oggi sono qui per giocare con l'immaginazione. Credo sappiate che di solito faccio lo scultore. Il mio non è un lavoro, è un gioco che mi appaga. Mi rende serenità.
«Ho imparato il Mestiere preparando e lavorando direttamente sul campo: a bottega, davanti al forno, direttamente in fonderia. Nella mia nuova figura di guida museale, non sono qui per raccontarvi opera per opera, le sculture non vanno spiegate, vanno guardate. Insomma, sono una guida che desidera solo fare una camminata tra amici.
«Raccontarvi un po' della mia vita e sapere della vostra. Sapete, carissimi, io trascorro i miei giorni tentando di capire la vita dell'umanità, per poi cercare di tradurla, osservando i suoi gesti quotidiani, attraverso il linguaggio che amo: la Scultura. Tutto esclusivamente con le mie mani nude.»
 
Bruno Lucchi: «Sa maestro, anch'io faccio parte di quelle schiere di artisti che, dopo aver sperimentato direttamente la maestria artigiana, hanno messo l'anima alle loro creazioni. Direttamente, senza la collaborazione di scalpellini o manovali».
 
Martini: «Davvero? Che bello! Diamoci di nuovo la mano. E diamoci del tu. Ti va?»
 
Lucchi: «Ma, certo. Sai, caro Arturo, ti confesso che ogni volta che comincio a dare origine a un’opera mi sento uno scolaro che ogni giorno deve superare un esame.»
 
Martini: «Ieri hai preso un voto, bello o brutto, poco importa è oggi che c'è sempre la prova decisiva. Impossibile trastullarsi o scervellarsi sui risultati di ieri. Se ci pensi, sono sempre modesti. Bisogna sempre migliorarsi.

Martini
: «Io, l'idea iniziale la rubo dai gesti semplici della vita. Le intuizioni si annidano nella quotidianità. Prendo frammenti di realtà e li conduco verso la Poesia.

«Lasciati guidare dalla materia. Senza fretta. Il mio, il nostro lavoro, ama perdere tempo. Arte e vita a volte, purtroppo, non coincidono.»
 

Martini: «È bello condividere l'interesse per l'Arte. Tu, Graziella, cosa vedi attorno a te?»

Graziella Falchi: «Emozioni concentrate. Semplificazioni delle forme. Dei volumi. Plasticità sicura. Immediata. Estrema felicità di invenzione.
«Tracce di diverse espressioni artistiche, da quelle arcaiche a quelle etrusche fino a quelle romaniche e neoclassiche. Leggo nelle tue opere una vita percorsa dalla passione per l'arte plastica. Una straordinaria attenzione alle forme.»
 
Martini: «È vero, attenzione alle forme. Sin da piccolo vedevo le cose nella loro forma. Ero affascinato da tutto: giocattoli, frutti, mestoli di legno nella loro forma concava e convessa, la chitarra per le sue rotondità. Il burro, per la sua plasmabilità.»
 
  Io e Graziella siamo visitatori rapiti e mai sazi di contemplare. Osserviamo tutto.
  Raccogliamo nel nostro sguardo ogni dettaglio: ceramiche, gessi, bronzi, pietra,
  opere che sembrano pizzi ricamati. Bellezza e armonia in competizione.
  La luce entra dalle finestre e si posa sulle opere esaltandone le forme.
  Camminiamo a passo lento tra capolavori di intensa poeticità, gustandoli.
 
Martini: «Ho mani capaci di creare prodigi, complice l'argilla, la terra. A volte succede che le mani coincidono con il pensiero e allora, quasi per magia, grazie anche alla curiosità, fioriscono scoperte. Forme sorprendenti.
«È così che per la prima volta la sfida di una scultura monumentale in terracotta in architettura verticale viene superata. Maestro, mi chiamano per questo. Anche per questo. Esagerano, ma gliene sono grato.
«Vengo celebrato come uno dei più intelligenti interpreti, nel campo della scultura, del XX secolo. Ho solo raccontato la vita, mia e degli altri, attraverso le figure, i volumi, la luce.

«I libri di storia dell'Arte riportano: Arturo Martini artista capace di leggere lo stile classico e reinventarlo con un linguaggio proprio. Moderno. Inventore di forme nuove.»
 
Lucchi: «Lo slancio ascensionale è un elemento che caratterizza anche alcune mie opere. Anch'io amo raccontare la vita - il mondo - con le forme. Credo che la colpa sia da addebitare alle nostre stesse origini.
«Trento - Treviso. Leggi: montagne. Protagonista nel nostro lavoro – oltre alla materia – è la luce. Sappiamo, la scultura si nutre di luce.
«È la luce che crea quel senso di emozione. Solo alzando lo sguardo verso le vette, verso il cielo, possiamo afferrarla.»
 
Martini: «È vero la luce, assieme alla materia, ha un ruolo primario in ciò che facciamo. È la luce che guida la nostra mano.
«È zenitale, fluisce dall'alto produce tagli luminosi che cambiano di ora in ora. È straordinaria al mattino presto e quando si avvicina la sera.
«Genera una luce bassa, che esalta le forme, i materiali e le patine delle sculture. Genera le ombre. Per questo c'è sempre bisogno di luce.»
 
Lucchi: «Ho trovato un'intesa forte di idee e sentimenti che ci unisce. In un certo senso trovo una certa similitudine tra noi.»
 
Martini: «Passione. Curiosità. Estro. Studio. Pazienza. Se queste parole ti sono amiche, e sono presenti quotidianamente nel tuo studio, allora sì, hai ragione. Siamo entrambi artisti, o pazzi. Scegli tu.»
 
Lucchi: «Mi riempiono di gioie le tue parole. Grazie.»
 
Martini: «Lasciamoci contagiare, senza alcun timore.»
 
Lucchi: «Una piccola provocazione. A cosa servono le cose belle?»

Martini: «Oggi bisogna considerare la bellezza, un bisogno umano. Indispensabile.»

Graziella: «Vedi Bruno, i maestri sono così. Hanno le risposte incorporate.»
 
Martini: «Per chi ama la terza dimensione è un museo assolutamente da visitare. Appena il liberi tutti, ci sarà regalato.»
 
 È ora di chiusura. Strette di mani. Ringraziamenti. Promesse di nuovi incontri.
 Stupefacente è come, nello scrivere questa cartolina, io mi sia dimenticato
 del corona-virus e mi sia sentito proiettato in un mondo dove si può uscire di
 casa e abbracciare un caro Amico.
 
Bruno Lucchi
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Bruno Lucchi 
Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento
info@brunolucchi.it
+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737
www.brunolucchi.it
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