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Cent’anni fa cominciava la Battaglia di Verdun – Prima parte

Fu il più grande e inutile massacro del fronte franco tedesco: oltre 300mila morti

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Il forte di Douaumontfort presso Verdun.
 
Tra gli eventi della Grande Guerra che insanguinarono il 1916, sono quattro quelli che focalizzeranno particolarmente la nostra attenzione, la Battaglia di Verdun, la Strafexpedition, la battaglia della Somme e la Sesta Battaglia dell’Isonzo che portò conquista di Gorizia.
L’evento più tragico di quell’anno è stato certamente la Battaglia di Verdun, che durò qualcosa come nove mesi e provocò la morte di 163mila soldati dell’Intesa e 143mila degli Imperi Centrali, per un totale di 306.000 persone. Quasi l’intera città di Firenze.
La battaglia cominciò il 21 febbraio 1916 e cessò il 19 dicembre di quello stesso anno. Fu la più lunga battaglia di ogni tempo, coinvolse quasi i tre quarti delle armate francesi, ma portò alla sola considerazione che la guerra non sarebbe mai stata vinta sul campo di battaglia.
Nella sua logica spietata e folle, il Capo di Stato Maggiore tedesco Erich von Falkenhayn voleva attirare nel formidabile caposaldo francese il maggior numero di soldati francesi per dissanguare l’esercito nemico grazie all’uso massiccio delle artiglierie.
Il teatro di Verdun fu scelto per una ragione più storica che logica. Risaliva alla guerra Franco Prussiana del 1870, quando i Prussiani sconfissero quello che da secoli era ritenuto l’esercito più forte del mondo, quello francese. In seguito a quella vittoria la Prussia piegò la Francia e il re Guglielmo si proclamò imperatore di Germania nella reggia di Versailles.
Falkenhayn voleva ripetere il successo del suo predecessore, la Francia doveva assolutamente impedirlo.
Di qui l’inutile strage di oltre 300mila persone, proprio inutile perché non portò risultati apprezzabili dal punto di vista militare.
 

 
Nel 1916 Verdun era una cittadina tranquilla, considerata inattaccabile dai comandi francesi, che avevano visto le fortezze intorno alla città resistere efficacemente all'assedio dell'armata tedesca durante l'attacco sulla Marna del 1914.
Da ogni lato Verdun è circondata da ripide colline lambite dalla Mosa, presidiate da almeno 20 forti maggiori e una quarantina di forti media importanza.
Inutile dire che fin dai primi scontri della Grande Guerra la piazzaforte si era munita di una serie di profonde trincee protettive lunghe dai 4 ai 5 chilometri;.
Tecnicamente la città sarebbe stata il punto più forte dell'intero dispositivo francese, se non fosse stata privata completamente della propria artiglieria perché utilizzata in vari fronti delle precedenti battaglie.
Anche gli uomini erano stati spostati su altri fronti, lasciando praticamente sguarnito il caposaldo di Verdun.
 

 
Da parte loro i tedeschi avevano preparato un piano meticoloso che prevedeva l’impiego massiccio dell’artiglieria. Per metterlo in atto fu necessario costruire nuove ferrovie e stazioni, in modo che i rifornimenti di munizioni potessero giungere in tempo per gli impieghi stabiliti.
Su un fronte di appena 14 km, i tedeschi avevano schierato 1.220 pezzi d’artiglieria, con una concentrazione di bocche da fuoco mai vista prima di allora: un cannone ogni 12 metri.
L’artiglieria da campagna era composta da 306 pezzi, l’artiglieria pesante ne contava 542, i mortai austriaci da 305 erano 17, i «mostri» da 420 erano 13, i cannoni da marina a lunghissima gittata erano due. Sui fianchi dell’artiglieria d’assedio c’erano 152 lanciamine.
Il resto era formato da cannoni a tiro rapido da 310 e da 150, da 130 e soprattutto un’enorme quantità di cannoni da 77 millimetri ad uso tattico. Per la prima volta vennero usati i lanciafiamme.
Il piano di battaglia aveva assegnato a ogni batteria dei compiti precisi, secondo un disegno strategico che l’ufficio operazioni tedesco aveva meticolosamente tracciato nei minimi dettagli.
Furono impiegati 1.300 treni che trasportarono nel corso della battaglia 2,5 milioni di proiettili d’artiglieria.
Per la prima volta furono redatti piani di battaglia per 168 aerei e 14 dirigibili, mentre i palloni frenati vennero utilizzati per consentire agli osservatori di dirigere i tiri d’artiglieria.
 

 
Per quanto, nonostante gli sforzi per mantenere la segretezza, le mosse dei tedeschi non erano passate inosservate, il comando supremo francese non credeva che i tedeschi avrebbero scatenato un’offensiva contro la piazzaforte di Verdun.
I comandanti sul campo però sentivano cosa stava per accadere e discussero a lungo sul da farsi. Ma, vista la situazione, il più delle volte le sedute si chiudevano semplicemente esprimendo la massima preoccupazione.
Fu peraltro attivato un gruppo di lavoro di militari francesi esperti in strategia militare tedesca per cercare di prevedere le mosse del nemico sulla base delle fotografie scattate dagli aerei. Purtroppo però riuscirono a individuare solo una minima parte delle manovre tedesche.
Inquietanti erano soprattutto le presenze di una grande quantità di ospedali da campo che i tedeschi avevano allestito nelle retrovie, che il controspionaggio aveva provato a passare «in previsione di epidemie».
Fatto sta che alla vigilia dell’attacco nemico, i francesi avevano ricevuto a Verdun dal comando centrale solo due divisioni di rinforzo.
 

 
La data dell’attacco dell’operazione denominata «Gericht» (in tedesco «Corte di giustizia»), era stata programmata in un primo momento per il 12 febbraio, ma fu necessario posticiparla per motivi atmosferici.
Nevicò fin o al 20 gennaio, quando i due schieramenti si svegliarono godendosi una prima giornata col cielo sereno e un sole splendente su una bianca coltre di neve. Era la vigilia del più grande massacro mai avvenuto sul suolo francese.
Il primo proiettile venne sparato alle 8.12. Era un proiettile da 380, che cadde sul palazzo vescovile, abbattendolo. Poi i devastanti proiettili da 380 distrussero la stazione e i ponti che servivano la città di Verdun.
In breve la città fu isolata, ma i francesi avevano deciso di non mollare, al punto che i tedeschi rimasero delusi dalla resistenza riscontrata dalle prime truppe inviate all’attacco.
Ma l’indomani i tedeschi riuscirono a occupare dei punti strategicamente importanti nei dintorni della città e i francesi si trovarono subito in condizioni disperate. Eppure, i tedeschi non compresero bene la situazione estremamente a loro favore perché, anziché procedere all’attacco, continuarono a bombardare.
Il comando supremo francese, saputo dell’attacco massiccio, diede - al solito - l’ordine di «resistere a ogni costo».
Ma il forte Douaumont, uno dei simboli militari francesi, cadde in un pomeriggio del 25 febbraio.
In verità non fu un grande successo dal punto di vista militare, ma la stampa tedesca lo dipinse come tale. Mentre i francesi giustificarono la sconfitta dicendo che il successo costò ai tedeschi cifre inverosimili di caduti.
Fu a quel punto che la Francia capì il pericolo che stava correndo e incaricò d'urgenza il generale Pétain a prendere in mano la difesa della piazzaforte.
 
G. de Mozzi.
(Continua)
Si ringrazia Wikipedia per la foto che ci ha lasciato attingere.

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