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Cento anni fa la Rivoluzione russa/ 1 – Prima dell'Ottobre 2017

L’arresto dello Zar e la sua famiglia, il governo Kerenskij e l’arrivo di Lenin

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All'inizio del 1917, la Russia era un paese in preda ad una forte tensione sociale, causata dall'andamento della guerra.
Oltre che per i soldati al fronte, le condizioni di vita erano difficili anche per la popolazione civile, in quanto il sistema di approvvigionamento aveva perso efficacia.
Nelle città mancavano viveri e combustibile, anche a causa dello stato disastroso in cui versava il sistema ferroviario, e nelle campagne l'inquietudine dei contadini aumentava a causa del sempre maggior numero di reclutati per la guerra.
Il rapporto con l'autocrazia era reso ancora più difficile dalla decisione dello zar, Nicola II, di condurre personalmente le campagne militari dal fronte, isolandosi in questo modo dagli eventi che avrebbero preso forma nella capitale, e perdendo la possibilità di controllare efficacemente le forze disponibili.

Lo Zar Nicola II.

Una prima scintilla fu l'anniversario della domenica di sangue del 1905, quando ancora una volta la polizia sparò sulla folla a San Pietroburgo, uccidendo diversi manifestanti.
Nonostante la riapertura della Duma il 14 febbraio, dal 18 febbraio cominciarono scioperi nelle principali fabbriche della capitale Pietrogrado.
Nei giorni successivi al 23 febbraio venne proclamato uno sciopero generale, mentre le file dei manifestanti erano sempre più folte.
Nicola II ordinò di reprimere queste manifestazioni, opponendosi a qualsiasi concessione ai rivoltosi.
 
Nei giorni seguenti la situazione precipitò: gran parte della guarnigione di Pietrogrado si unì agli scioperanti, distribuendo loro delle armi.
La Duma, le cui sedute erano state sospese dallo zar, formò un comitato, che si riunì nel palazzo di Tauride, per proporre alternative di governo.
La contemporanea riunione del soviet di Pietrogrado diede origine ad un dualismo di poteri: la Duma elettiva da una parte, o meglio, il suo Comitato, ed i Soviet dall'altra, espressione dei soldati e degli operai.
Mentre a Pietrogrado i rivoltosi occupavano i principali luoghi di controllo, a Mosca scoppiò la rivolta che portò in breve la città a cadere in mano agli insorti.

 
A questo punto la situazione era sostanzialmente decisa, e compromessa per l'autocrazia: Nicola II fece un tentativo di concedere ampie riforme ed un'Assemblea Costituente, ma il 2 marzo il Comitato e i Soviet si accordarono per la deposizione dello zar, e l'istituzione di un governo provvisorio per avviare una fase costituente.
Il nuovo governo era formato da rappresentanti dei cadetti, menscevichi e socialisti rivoluzionari.
La notte successiva, Nicola II abdicò in favore del fratello, il granduca Michail, il quale rinunciò a salire sul trono, secondo un manifesto del governo provvisorio.
L'intera famiglia imperiale venne tratta in arresto, ponendo fine al regno della dinastia Romanov.
 
I Bolscevichi non avevano avuto un ruolo da protagonisti nella rivoluzione di febbraio; infatti, il partito, praticamente clandestino benché avesse cinque rappresentanti alla Duma, era privo dei suoi dirigenti migliori, tutti in volontario esilio all'estero o deportati in Siberia.
Anche nei soviet che si andavano ricostituendo in tutta la Russia, dopo l'esperienza del 1905, la maggioranza era quasi sempre costituita da Menscevichi e Socialisti Rivoluzionari.
Non appena appreso dei fatti di febbraio Lenin, capo del partito che da alcuni anni si trovava in Svizzera, decise di tornare in Russia.
Sia la Francia che il Regno Unito rifiutarono di concedergli il visto di transito per raggiungere la Svezia e di lì, attraverso la Finlandia, la Russia.
Le potenze dell'Intesa sapevano infatti che uno degli obiettivi dei bolscevichi era l'immediata apertura di trattative con la Germania per giungere alla pace mentre era loro interesse che la Russia continuasse ad impegnare sul fronte orientale parte dell'esercito tedesco.
Per gli stessi motivi la Germania concesse invece il permesso di transito. Lenin era perfettamente conscio che il tornare in patria attraverso la Germania lo avrebbe esposto all'accusa di essere un agente del nemico ma, insieme a trenta altri esuli russi, decise comunque di tornare con il cosiddetto vagone piombato, ossia su una carrozza ferroviaria che aveva tre porte su quattro sigillate e il divieto di avere qualsiasi contatto con l'esterno.
Il 3 aprile Lenin arrivò alla stazione di Pietrogrado: ad attenderlo vi era una folla enorme a riprova della rilevanza che le tesi dei bolscevichi cominciavano ad avere all'interno del movimento rivoluzionario.
 
Il giorno seguente, 4 aprile 1917, alla conferenza del partito bolscevico Lenin espose quelle che sarebbero diventate le dieci linee guida del partito per i mesi futuri.
Il proletariato doveva porre fine al dualismo dei poteri, abbattendo il governo provvisorio, borghese, e trasferendo tutto il potere ai soviet. I contadini dovevano occupare le terre dei grandi latifondisti.
La guerra doveva essere immediatamente fermata per giungere ad una pace senza profitti per alcuna delle parti.
Nelle stesse tesi Lenin propose anche al partito di cambiare nome, dato che ufficialmente questo era ancora «frazione bolscevica (maggioranza) del Partito Socialdemocratico Russo», assumendo quello di Partito Comunista Russo, in modo da differenziarsi del tutto dalla Seconda Internazionale oramai fallita.
Così Lenin costruì pian piano la storia della Rivoluzione Russa.
 
el frattempo la politica registrava un violento scontro tra il governo provvisorio ed il soviet di Pietrogrado; in una nota il ministro degli Esteri Pavel Miljukov aveva garantito alle altre potenze dell'Intesa che gli obiettivi bellici della Russia sarebbero rimasti immutati: questa riconferma della politica imperialista del passato regime causò una levata di scudi da parte della sinistra, costringendo il governo prima ad una smentita e poi ad un profondo rimpasto.
La conseguenza fu che altri dirigenti menscevichi e della destra socialrivoluzionaria, oltre Kerenskij, che divenne ministro della giustizia, entrarono nel gabinetto pur restando sempre in minoranza di sei contro nove nei confronti dei rappresentanti della borghesia.
 
Con il passare dei mesi le contraddizioni insite nella complessa situazione della Russia dopo il febbraio 1917 si facevano sempre più evidenti.
Un moto spontaneo di operai che chiedevano condizioni di vita migliori, di soldati che chiedevano la fine della guerra e di contadini che rivendicavano il possesso della terra, aveva portato al potere uomini che intendevano continuare la guerra, tenendo fede agli accordi con le potenze dell'Intesa e che non avevano alcuna intenzione di cedere le proprietà personali.
Anche i membri del governo appartenenti alla sinistra, primo fra tutti Kerenskij, erano coinvolti nella politica della borghesia.
 
Il 18 giugno, mentre a Pietrogrado si svolgeva una grande manifestazione che, negli intenti degli organizzatori, ma non di molti partecipanti, doveva essere filogovernativa, ebbe inizio un'offensiva militare sul fronte russo-tedesco, offensiva che doveva principalmente servire per dimostrare alle potenze dell'Intesa la volontà russa di continuare la guerra.
Malgrado i discorsi di Kerenskij, che percorse tutto il fronte per rilanciare nelle truppe lo spirito di patria, l'offensiva dopo successi iniziali, grazie anche alle lotte portate avanti dai bolscevichi, si trasformò in una nuova rotta.
 
a situazione nelle città peggiorava di giorno in giorno, i rifornimenti di viveri erano sempre più aleatori ed i prezzi di quei pochi disponibili crescevano a vista d'occhio provocando una pesante inflazione della moneta.
Nelle campagne le occupazioni di terre aumentavano, nel mese di giugno si registrarono 875 espropri illegali.
A tutto ciò va aggiunto che tra i lavoratori si faceva sempre più strada la consapevolezza che, malgrado l'economia fosse allo sfascio, i profitti delle imprese impegnate nella produzione bellica crescevano in modo vertiginoso.
Tutti questi fattori contribuirono nel portare sempre più lavoratori e soldati a prestare orecchio alla propaganda dei bolscevichi che affermavano, senza mezzi termini, la necessità di abbattere il governo e di trasferire tutto il potere ai soviet, ossia ai consigli dei delegati degli operai, dei soldati e dei contadini.
Il governo, nel tentativo di aumentare il suo controllo sulla capitale, decise, nel frattempo, di trasferire al fronte, poco alla volta, per non destare sospetti, le unità della guarnigione che avevano partecipato alla rivoluzione di febbraio, per sostituirle con truppe maggiormente fedeli.
 
I soldati di stanza a Pietrogrado si resero conto di questo tentativo ed insorsero contro il governo; il 3 luglio, dopo aver ottenuto l'appoggio degli operai dei grandi complessi industriali della città, si recarono, nell'ambito di una manifestazione di protesta, alla sede del partito bolscevico chiedendo l'abbattimento del governo provvisorio.
I bolscevichi, pur ritenendo prematura l'azione, non osarono opporsi al volere delle masse e diedero inizio ad un tentativo rivoluzionario, che venne però rapidamente represso.
In seguito a questi fatti il partito bolscevico venne messo praticamente fuori legge ed i suoi dirigenti arrestati o costretti alla fuga. Lenin riparò in Finlandia, a Helsinki, accusato dal governo Kerenskij di aver preso soldi dall'imperatore tedesco per finanziare un colpo di Stato bolscevico in Russia, e di conseguenza, il ritiro delle truppe russe dalla guerra.
Il fallimento del tentativo rivoluzionario di luglio, fallimento dovuto in primo luogo al rifiuto del Soviet di Pietrogrado di scavalcare il governo provvisorio accentrando su di sé tutto il potere convinse quest'ultimo, e le forze che lo sorreggevano, che ormai il momento rivoluzionario era concluso.
 
 Il governo Kerenskij 
Aleksandr KerenskijIl principe Georgij Evgen'evič L'vov, presidente del Consiglio, chiese al governo una più incisiva azione contro i contadini che occupavano illegalmente le terre dei latifondisti e pretese le immediate dimissioni di Cĕrnov, socialrivoluzionario e ministro dell'agricoltura, affermando che invece di reprimerle incoraggiava tali azioni.
La resistenza degli altri ministri appartenenti alla sinistra a forzare Cĕrnov alle dimissioni porta il governo allo scioglimento. Presentandosi come l'unico in grado di salvare il paese, Kerenskij ebbe buon gioco a farsi attribuire l'incarico di primo Ministro con ampi poteri su varie giurisdizioni.
La repressione delle azioni contadine, la soppressione della propaganda bolscevica e le misure per riportare all'obbedienza le truppe, tra cui la reintroduzione della pena di morte, ma soprattutto la volontà di continuare la guerra contro i tedeschi a fianco delle potenze dell'Intesa fecero rapidamente perdere a Kerenskij il credito che fino a quel momento aveva avuto presso le masse.
Nello stesso tempo le forze più reazionarie e conservatrici incominciarono a pensare che fosse giunto il momento per una più incisiva manovra di normalizzazione.
Nei circoli politici di destra sempre più frequentemente si faceva il nome del generale Kornilov, che Kerenskij aveva nominato, su pressioni delle altre potenze dell'Intesa, comandante in capo dell'esercito, come dittatore militare.
 
Il 12 agosto, nel Teatro Grande di Mosca, si riunì, per volere del governo, un'assemblea di circa 2.000 persone, scelte dal governo stesso, a cui venne attribuita il nome di «Consiglio di Stato».
Erano presenti tutti i partiti tranne quello bolscevico e più della metà dei presenti erano grossi proprietari terrieri, industriali, commercianti e banchieri. Fu una passerella di discorsi senza dibattito o votazioni.
 
Aleksandr Kerenskij.
 
L'intervento di Kornilov fu uno dei momenti culminanti. Egli chiese apertamente poteri dittatoriali allo scopo di salvare la Russia dai bolscevichi rinfacciando al governo di non rifornire a sufficienza l'esercito e di non essere capace di riportare la calma nel paese.
Malgrado tutta la stampa di matrice borghese avesse, dopo i fatti di luglio, descritto i bolscevichi come «agenti tedeschi» ormai privi di qualunque influenza, questi, che nel frattempo avevano tenuto, segretamente, il loro sesto congresso a Pietrogrado, riuscirono ad indire a Mosca, come risposta alle parole di Kornilov al Consiglio di Stato, uno sciopero che portò in piazza quattrocentomila persone.
 
Il 19 agosto il generale Kornilov abbandonò, praticamente senza combattere, Riga all'esercito tedesco, mettendo così in pericolo la stessa capitale Pietrogrado, e cominciò a raccogliere, alle spalle del fronte, truppe ritenute fedeli con lo scopo di farle marciare sulla capitale.
Kerenskij a questo punto, resosi conto delle intenzioni del generale lo destituì atteggiandosi a salvatore della rivoluzione, ma il bluff durò poco.
Kornilov non accettò gli ordini di Kerenskij ed ordinò al generale Krymov di far marciare un corpo di cavalleria cosacca su Pietrogrado. La città cadde nel caos più assoluto, il governo provvisorio non aveva truppe con cui difendersi e furono i bolscevichi ad organizzare la difesa: in breve tempo venne creato un «Consiglio di guerra per la difesa di Pietrogrado» che organizzò venticinquemila operai nella Guardia Rossa. I lavoratori delle officine Putilov prolungarono volontariamente l'orario a sedici ore ed in due giorni costruirono duecento cannoni; le unità dell'esercito coinvolte nelle giornate di luglio, che erano state disarmate, tornarono ad essere operative ed a loro si unirono alcune migliaia di marinai provenienti dalla base navale di Kronstadt.
Tutta la rete ferroviaria venne sabotata e resa inutilizzabile dagli stessi ferrovieri. Mentre le unità al comando di Krymov erano nel caos più completo, emissari del «Consiglio di guerra» presero contatto con alcune di esse, riuscendo a staccarle dall'azione.
Era la fine del tentativo contro rivoluzionario. Kornilov, Krymov, Denikin ed altri ufficiali vennero arrestati (ma non processati, per non far venire alla luce i collegamenti con il governo provvisorio, e vennero poi tutti rilasciati prima di ottobre).
Kerenskij riuscì a mantenersi al governo ma senza più alcuna credibilità verso le classi popolari mentre il partito Bolscevico si affermava come forza trainante.
(Continua)
 
Si ringrazia Wikipedia per le note e le fotografie.
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