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«Da una foto una storia» – Di Maurizio Panizza

Le cinque «W» per interpretare una fotografia ai tempi di internet

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Foto © Maurizio Panizza.

Nel giornalismo le cinque W (who, what, when, where, why) sono alla base della composizione di un articolo: deve sempre spiegare chi, cosa, quando, dove e perché è successo il fatto raccontato.
Maurizio Panizza cercherà di applicare tale regola all’immagine.

 INCONTRO FRA GENERALI
Cosa si stanno scambiando gli ufficiali nella foto di copertina?
Sul retro della vecchia foto c’è solo una data e una scritta: «15 maggio 1938. Erich Koch, con il Generale Renzetti».
Poche notizie, in verità. Però sufficienti per tentare una ricerca in internet.
 
Innanzi tutto, vediamo di rispondere alla prima domanda (chi), e dunque, chiediamoci chi sono questi due alti ufficiali.
Il primo a sinistra è Erich Koch, ai tempi della foto Gauleiter per la Prussia Orientale e successivamente Commissario del Reich per l'Ucraina.
L'area che amministrava era estremamente ampia: dal Baltico sino al Mar Nero. Il governo di Koch fu sanguinario e crudele, convinto com'era della necessità di soggiogare alla volontà tedesca gli slavi considerati un popolo inferiore. Fu ispiratore di tutti gli orrendi massacri che vennero commessi nella sua area di controllo.
Finita la guerra, il gerarca nazista si nascose per alcuni anni in una cittadina del nord-Germania sotto falso nome.
Scoperto e arrestato dagli inglesi venne poi estradato in Polonia. Nel 1959 venne processato e condannato a morte, ma grazie a segreti che lui pare custodisse a riguardo dei Russi, la pena venne commutata in ergastolo. Morì in prigione nel 1986.

Erich Koch.

Il secondo personaggio immortalato nella foto, quello che riceve qualcosa dalle mani di Koch, è l’ufficiale fascista Giuseppe Renzetti che qui viene descritto come «generale».
In realtà, Renzetti non arrivò più in là del grado di maggiore. L’equivoco (se di equivoco si tratta) è probabilmente da collegarsi al fatto che a quell’epoca il maggiore Renzetti era Console generale d’Italia a Berlino.
È da dire, comunque, che nonostante la sua statura politica non fosse particolarmente elevata, fondamentale era tuttavia il ruolo da lui ricoperto in Germania.
Renzetti, infatti, verso la fine degli anni Trenta era l'uomo di fiducia del Duce, incaricato di mantenere rapporti con i rappresentanti della destra tedesca e soprattutto con i nazionalsocialisti dopo le loro prime affermazioni elettorali.
In tale veste aveva acquistato la piena fiducia e l'amicizia di Hitler, Göring e tanti altri gerarchi, che cercavano una via di comunicazione sicura e diretta con Mussolini.
Negli anni della Seconda Guerra, il maggiore Giuseppe Renzetti ricoprirà ruoli più marginali. Morirà in Toscana, da uomo libero, nel 1953.
 
Scoperti i personaggi, cerchiamo ora di rispondere al secondo quesito: «cosa» rappresenta la fotografia. Trovato questo particolare, forse sarà possibile capire anche il resto del contesto.
In effetti, cercando ulteriormente in rete, troviamo un sito interessante che ci dà la risposta che volevamo: la foto rappresenta la consegna di una «scatola ambrata contenente dell’acqua».
Ma che vuol dire? Quale è il suo oscuro significato?
Proseguendo nella lettura comprendiamo il senso di questa frase che, a sorpresa, scopriamo legato alla città di Rovereto, in provincia di Trento - la nostra città - e precisamente alla «consacrazione della seconda Campana dei Caduti», avvenuta nel maggio del 1940.
Come forse pochi sanno, la prima campana - fusa nel 1924 con il bronzo dei cannoni degli Stati che avevano partecipato alla Grande Guerra - non aveva retto al tempo, per cui si era reso necessario provvedere alla sua rifusione presso una fonderia di Verona.
Per la riconsacrazione di «Maria Dolens» - questo il nome dato alla campana - il suo ideatore, don Antonio Rossaro, pensò di chiedere a tutti gli Stati ex belligeranti di inviare un’ampolla contenente l’acqua di un fiume che aveva legato il suo nome a fatti di guerra della propria Nazione.
Questo affinché le acque di tutti i Paesi potessero essere unite nel nuovo battesimo.
«L’idea – leggiamo – fu subito accolta con entusiasmo dal Ministro degli Esteri, da tutte le Ambasciate e dai Consolati, in quanto la Campana aveva diffuso per anni il suo messaggio di fraternità universale.
«Da ogni Paese interpellato ben presto giunsero a don Rossaro le acque sacre, prelevate con suggestive cerimonie ed inviate in eleganti ampolle, preziose anfore di tutte le forme e colori, alcune autentiche espressioni artistiche dei luoghi d’origine.»
Ecco, dunque, spiegato il significato dell’incontro fra ufficiali tedeschi e italiani fermato nel tempo da quella foto trovata per caso in un cassetto.
 

25 maggio 1940. L’arrivo in Piazza Rosmini, a Rovereto, della nuova Campana dei Caduti.

Certo, manca il nome del luogo (dove) in cui è stata scattata la fotografia: chissà, forse Rovereto? Oppure Berlino? Questo non è stato possibile individuarlo con certezza.
Tuttavia, alla fine delle ricerche, anche un altro particolare rimaneva ancora da scoprire: la provenienza dell’acqua contenuta in quell’«ambrato contenitore germanico».
Ulteriori ricerche in internet (piuttosto complesse, per la verità) ci confermano ora che l’acqua contenuta era quella del fiume Marna, a est di Parigi, dove avvenne una delle battaglie più sanguinose e decisiva della Prima Guerra Mondiale, con 250.000 fra morti e feriti.
Qui gli anglo-francesi sconfissero i tedeschi e tale disfatta segnò l’inizio di una lunga lotta di logoramento in trincea.
Lotta che quattro anni dopo avrebbe portato alla definitiva sconfitta della Germania imperiale. 
 
Maurizio Panizza

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