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Da una foto una storia/ 2 – Di Maurizio Panizza

A Castel Pietra e a Santa Cecilia, sulle orme di Napoleone

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Testi e foto © Maurizio Panizza

Ci sono immagini che nascondono dei segreti.
Saperle osservare senza pre-giudizio, collegare più elementi, interpretare il contesto, consultare altre fonti, può diventare un’operazione molto interessante.
Un’operazione che a volte può rivelare sorprese inaspettate.

Castel Pietra, posto fra i paesi di Calliano e Volano, in provincia di Trento, è un antico maniero uscito indenne dal tempo e dalla Storia.
Per molti secoli, infatti, fu una fortezza armata a guardia della via Claudia Augusta e in questa veste fu più volte sul punto di venire distrutta.
Oggi è un’elegante e ben conservata residenza nobiliare, aperta alla curiosità e allo stupore dei visitatori.
Come possiamo vedere, la foto proposta di seguito ritrae il castello dietro al quale incombe la parete a precipizio del Cengio rosso.
Nulla di eccezionale, potrà dire qualcuno: è una normale fotografia con il soggetto in primo piano e alle spalle uno sfondo che a dire il vero pare non raccontare nulla di particolare. Del tutto d’accordo: è una foto molto semplice nella sua composizione, addirittura banale, se vogliamo.
Tuttavia, posso anticipare che in essa esiste un elemento, difficile da notare dal fondovalle, grazie al quale intendo prendere avvio per raccontare questa nuova vicenda. 


 
Per un cronista della storia - come il sottoscritto - che necessita di raccogliere informazioni secondo la famosa regola delle «5 W»***, la rete può essere di grande aiuto a patto di essere in grado di discernere e di collegare i dati e di verificarne le fonti.
Proviamo, allora, a consultare internet digitando in un motore di ricerca le parole «Cengio rosso Volano».
La risposta è immediata: si parla di un eremo aggrappato alla parete, su di una minuscola cengia a 800 metri di altezza, proprio sopra Castel Pietra.
In un altro sito leggiamo che in tale luogo, già dagli inizi del ’600 era presente un capitello votivo, in seguito trasformato in chiesetta dedicata a Santa Cecilia (foto sotto il titolo).
Da una foto dei giorni nostri, allegata al testo, comprendiamo che tale luogo non può che trovarsi a metà parete, là dove la scarsa vegetazione cerca di rubare qualche metro alla verticalità della roccia.
E in effetti, lungo una cengia orizzontale, riusciamo ora a distinguere la lieve traccia di un sentiero.
 
Proseguiamo ancora nell’indagine, sapendo quanto sia importante destreggiarsi con le giuste parole nell’inserire in Google l’oggetto della nostra ricerca.
Con molta pazienza e attraverso collegamenti logici, arriviamo infine ad un nome: Antonio Zieger. Con sorpresa ci domandiamo: che c’entra Zieger, uno dei maggiori storici della regione, con Castel Pietra?
Andando avanti nella lettura, però, apprendiamo che nel suo saggio «Storia del Trentino e dell’Alto Adige», Antonio Zieger racconta di un fatto d’arme accaduto proprio qui, più di duecento anni fa, e di quanto fu importante, in quell’occasione, l’eremo posto al di sopra della fortezza.
«Eravamo agli inizi di settembre del 1796 – racconta Zieger – alla fine di un’estate di fuoco per il Tirolo.»
Quella, veniamo a sapere, era stata, la prima di una lunga serie di invasioni francesi che avrebbero sconvolto queste valli, con requisizione di cibo e di animali, con occupazioni di suoli e di edifici, ma non solo. In quindici anni di assalti, si calcola che non meno di 2.500 fra “Schützen” (bersaglieri scelti) e civili, siano morti in difesa della propria terra.
«Il 4 del mese – continua lo storico – i francesi stavano combattendo una battaglia nei pressi di Castel Pietra contro l’esercito austriaco che sbarrava loro il passo, asserragliato all’interno del maniero stretto fra il fiume Adige e la parete della montagna.
«Parecchi tentativi erano già falliti, quando Napoleone (proprio il Bonaparte! ndr) osservando da Volano il campo di battaglia, ordinò la mossa decisiva.»
In effetti, ancora oggi, in paese, i vecchi raccontano di quel generale che obbligò il parroco ad aprirgli la porta del campanile per poter vedere dall’alto il teatro della battaglia.
Poi, al prete terrorizzato il Bonaparte chiese dove portasse quello stretto sentiero che si inerpicava verso la parete di roccia.
«Napoleone fece smontare e trasportare a spalle fino all’eremo, otto pezzi d’artiglieria leggera: questi furono collocati sul bordo del sagrato in modo da colpire direttamente il nemico dall’alto entro i suoi ripari.
«Alla vista di quell’abile mossa – continua il professor Zieger – gli austriaci vennero perdendo il coraggio e ripiegarono. In serata la via per Trento era aperta a Napoleone e all’esercito dei francesi.»
 
Alla fine di questo racconto, devo confessare ai lettori che personalmente la storia di Napoleone e della battaglia di Calliano la conoscevo già da molto tempo avendo scritto, in coppia con mio padre, un libro in cui si parla anche di questi avvenimenti.
In verità, è da dire che il nome del piccolo paese dell’Alta Vallagarina si trova pure a Parigi, scritto sull’Arco di trionfo voluto da Napoleone per celebrare le sue battaglie e che possiamo rinvenire traccia di quello scontro anche in un documento scritto da un testimone dell’epoca: tale Santo de Valentini di Calliano.
Si può quindi considerare, il mio, un espediente narrativo per far capire ai lettori come utilizzando bene internet sia possibile scoprire in poco tempo segreti nascosti anche dietro ad una semplice fotografia.
Tuttavia, l’importante, per arrivare a dei risultati il più possibili vicini alla realtà, è saper incrociare fonti diverse e verificarne attentamente la fondatezza.
Continuando con pazienza, sarà così possibile scoprire ulteriori e più nascosti particolari.
Come in questo caso, dove, dietro al luogo di cui abbiamo parlato, oltre a Napoleone si cela anche un altro personaggio, importante e conosciuto da tutti.
Ma questa è un’altra storia. 
 
Maurizio Panizza - maurizio@panizza.tn.it

*** «5 W» per interpretare una foto ai tempi di internet.
In inglese le cinque “W” (who, what, when, where, why) sono alla base della composizione giornalistica: l'articolo deve sempre spiegare chi, cosa, quando, dove e perché è successo il fatto raccontato.

 

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