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Sogni (di) giovani in azione – Interviste di Astrid Panizza

La protagonista di questa prima intervista è Angelica Trinco, trentina, che ha deciso di lasciare la giurisprudenza per la sua macchina fotografica

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Questo progetto vuole descrivere la via e la vita di quei giovani di oggi che hanno deciso di seguire l’istinto per raggiungere il proprio obiettivo.
Quelli che hanno abbandonato un porto sicuro per spiegare le vele verso un sogno che hanno sempre avuto, ma anche chi, intraprendendo un percorso già tracciato, ha comunque incontrato numerosi ostacoli lungo il cammino.
Chi ha seguito la «sua» strada nel piccolo della propria provincia, chi, invece, percorrendo alla grande il mondo.
Con questa rubrica, quindi, daremo voce a chi non si è arreso e lo faremo attraverso interviste che avranno un solo filo conduttore: quello di raccontare l’intraprendenza e la voglia di fare di quei giovani che non hanno paura di buttarsi.

La protagonista di questa prima intervista è Angelica Trinco, trentina, che ha deciso di lasciare la giurisprudenza alle spalle per catturare momenti unici con la sua macchina fotografica e fare di questa passione un lavoro.
La incontro con le ciabatte ancora addosso, di prima mattina, in un posto tranquillo e silenzioso: camera mia.
Angelica si trova infatti dall’altra parte del mondo, in Australia, per svolgere un progetto lavorativo e per fare un’esperienza di vita - come dice lei - e per questo facciamo una videochiamata su Facebook. 
 
Il suo sorriso senza veli riempie il monitor del mio computer. È una ragazza simpatica e allegra e in questo momento è appena tornata da una giornata in fattoria (ci sono 9 ore di differenza, quando da noi è mattina lì è pomeriggio inoltrato), dove al momento sta lavorando con il suo ragazzo e altri amici.
 
Le spiego: Angelica, ti ho contattato perché sono venuta a conoscenza della tua storia, sei una fotografa di rilievo per i tuoi 25 anni e mi ha colpito il fatto che durante il tuo percorso di formazione, iniziato a Giurisprudenza, in tutt’altro campo, dopo tre anni tu abbia deciso di abbandonare questo indirizzoper intraprendere un nuovo percorso con l’Accademia di Belle Arti.
 

 
Cosa ti ha dato il coraggio di andare controcorrente e di riconoscere che forse appena uscita dalle superiori non avevi preso la strada giusta?
«Allora, devo per forza parlare da subito di mio fratello perché comunque la mia scelta è stata a causa sua. Mentre frequentavo ancora Giurisprudenza mio fratello si è tolto la vita, e ciò mi ha segnato profondamente.
«Ho continuato l’Università per un semestre e poi mi sono detta-Lui ha deciso che la sua vita non era abbastanza per essere vissuta, io decido che voglio viverla appieno, voglio essere il più felice possibile e voglio che questo sia quello che mi rende felice.
«Io nella vita credo di non essere capace di far nulla tranne far foto, e voglio che questo sia il mio futuro e quindi decido di farmi in quattro per ottenere quello che voglio.
«Questo era, ed è il mio obiettivo, vado avanti tipo carro armato. E quindi un giorno sono andata dai miei e ho detto: mamma, papà, io mollo Giurisprudenza, faccio l’Accademia e voglio fare la fotografa.
«Ho sempre fatto foto nella mia vita, già dalle superiori, solo che alla scelta dell’Università ho sempre avuto una sorta di pressione da parte della mia famiglia nel seguire un percorso di studi che mi portasse a fare un lavoro di rilievo come può essere quello dell’avvocato, però sai cosa ti dico?
«Se devo passar la vita ad essere stressata per una cosa, preferisco esser stressata per ciò che mi rende felice, che mi dà soddisfazione, piuttosto di qualcosa che mi sono imposta di fare o perché mi sono accontentata di guadagnare soldi.
«Io ho deciso quindi di dedicare la mia vita alla fotografia, infatti lo dico sempre che la fotografia è il mio primo amore, quindi ho scelto quello.»
 
Ritornando indietro faresti la stessa cosa?
«Se dovessi tornare indietro cancellerei Giurisprudenza e partirei con la fotografia molto prima, mi scoccia solo perché ho perso tempo e potevo fare molto di più prima.»
 

 
Durante il tuo percorso, ci sono stati dei momenti difficili in cui hai pensato «Non ce la faccio, forse non è la mia strada?»
«Sì, l’ho pensato e lo penso spesso tuttora. Le persone non si rendono conto della fatica e dei dubbi che ci sono dentro ogni persona, io per prima. Spesso guardando grandi fotografi penso Ma cazzo, questi non hanno mai dubbi nella vita?.
«Beh, per quanto mi riguarda ti assicuro che io mi sveglio e spesso mi dico Non ce la faccio.
«Ho il terrore del fallimento, è un pensiero che ricorre spesso e ogni volta mi dico Vaffanculo, comunque sia se mi impegno ne varrà la pena, se riesco ad arrivare in alto, bene, vuol dire che mi sono sbattuta abbastanza e tutto è andato nel verso giusto.
«Poi lo so che io sono sfigata di mio come persona e quindi qualsiasi cosa succeda penso che se va male ci sarà qualche altra opportunità. È un pensiero che hanno tutti, credo, quindi basta continuare, non mollare, se vuoi fare una cosa e ci metti tutto te stesso, ce la puoi fare.
 
Il sogno della fotografia, di immortalare il momento, è sempre stato vivo in te o ti ricordi che un giorno hai sentito questo impulso irrefrenabile?
«Guarda, la fotografia è sempre stata dentro di me, la considero una dipendenza, esattamente come può esserlo una dipendenza da stupefacenti per un tossico. So che quando fotografo sono felice, hai presente quando ti succede qualcosa di bello e sei al limite?! e dici Sto bene!.
«Ecco, far foto, per me, è quello. È proprio felicità, lo è sempre stato fin da quando ho iniziato a farlo per passione. Lo è anche adesso, a prescindere dal fatto che sia un lavoro e che le persone diano per scontato che ti piace e quindi puoi farlo anche gratis…
«No. Perché è, appunto, un lavoro, perché io mi sono fatta in quattro per imparare e ho scelto di essere felice con il mio lavoro. Se uno sceglie di non essere felice con il suo lavoro mi dispiace, ma non so cosa farci, però secondo me è quello che tutti dovrebbero fare: seguire la passione che ti muove dentro!»
 
Cosa vuoi trasmettere con la fotografia? C’è sempre un messaggio dietro ad ogni scatto?
«Ci penso sempre anch’io a questa cosa. Il mio ragazzo si lamenta spesso con me perché dice che io non parlo dei miei problemi, piuttosto non parlo per un’ora, me la faccio passare e vado avanti. In realtà nella fotografia io butto tutto quello che mi fa star male, quello che ho dentro. Nelle foto che faccio è un po’come se ci mettersi il mio mondo dentro, le sento proprio come una cosa mia per le emozioni che provo quando scatto, in quello che voglio esprimere per me stessa.
«Se quella foto fa parte di un progetto fotografico, con determinati fini, devo passare un determinato messaggio, quello è vero, però se è una foto fatta da me, fatta per me, è il mio modo per mettere dentro i miei problemi.
«C’è chi fa yoga, io faccio foto, ne ho bisogno. E’una terapia, una valvola di sfogo. Quando passo una giornata a scattare foto, magari facendo chilometri di strada per raggiungere il posto adatto, a lavoro finito sono felicissima, è come se avessi passato una giornata dallo psicoterapeuta e mi avesse detto che sono guarita.» [ride]


«Autoanalisi attraverso gli altri 3» – foto vincitrice della quarta edizione del Concorso Fotografico Internazionale Fondazione Zoé, con il tema «La mente e il suo cervello».

Con il tempo sono arrivati i riconoscimenti, i premi, anche importanti, come la vittoria della quarta edizione del Concorso Fotografico Internazionale Fondazione Zoé, nel 2017. Che effetto ti ha fatto? E com’è vedere una propria foto pubblicata su un giornale come PhotoVogue, sul quale sono stati pubblicati alcuni scatti fatti da te?
«Considera che mi sottovaluto sempre, quando penso a me stessa mi vedo come una ragazzina che ha in mano una macchina fotografica. Poi però, quando succedono queste cose, quando pubblicano le mie foto o vinco premi importanti, all’inizio penso Ok, sta volta ci ho azzeccato, mi è andata bene.
«Ma è quando guardo le foto delle altre persone che hanno partecipato assieme a me, lì mi rendo conto che l’emozione che riesco a mettere dentro le foto è più forte rispetto a chi fa foto perché vuole farlo ma non ha quella specie di mostro che sta calmo e esce quando faccio foto, è come se avessi un‘altra persona dentro che a volte mi fa stare male e io butto tutto questo all’interno della fotografia, e quindi quando riapro le foto che ho scattato capisco allora perché ho vinto.
«Finché, quindi, non mi metto a tavolino a cercare di capire cosa provano le persone quando guardano le mie fotografie non mi rendo conto del perché io vinca.»
  

«Two Sisters» – Bronze al Moscow International Foto Awards.
 
«Personalmente, so che una foto mi piace quando la guardo e mi fa venire quel male allo stomaco che mi impone di continuare a guardarla. Quando guardo le mie foto provo questo.
«A me viene mal di pancia e mi incanto a guardarle, anche se sono mie è come se guardassi le foto di qualcun altro, e non lo faccio per immodestia o altro, semplicemente perché le foto che faccio io sono forti e riescono a tenere fermo lo sguardo dello spettatore sull’immagine.»
 
Adesso sei in Australia, e hai intenzione di rimanerci per qualche anno. Pensi di continuare il tuo lavoro di fotografa oltreoceano? Come ti stai organizzando?
«Attualmente sto lavorando in una farm (fattoria), quindi faccio un lavoro che non c’entra nulla con la fotografia. Tuttavia è solo un lavoro temporaneo. Ho già sentito vari fotografi e scritto ad alcune agenzie. Quest’ultime mi hanno risposto che non hanno posto, però di presentarmi di persona perché qui funziona così, tutti vogliono vederti dal vivo. Invece un po’di fotografi mi hanno risposto interessati alla mia candidatura. Uno mi ha scritto che vuole espandere il suo business ed è interessato a incontrarmi per vedere se riusciamo a farlo assieme. Un altro, invece, che è una bomba - non ho mai visto fotografie del genere - alla mia richiesta di fargli da assistente mi ha solo risposto Chiamami quando arrivi a Brisbane e mi ha allegato il numero di telefono.» [ride]
 

 
Quello che spero di poter ottenere in futuro è la cittadinanza australiana. Ho un sogno: mi piacerebbe riuscire ad avere con il mio lavoro la possibilità di comprare delle case in Thailandia, affittarle e lavorare per qualche mese qua, lavorando e risparmiando soldi per poi tornare l’altra parte dell’anno in Italia o viaggiare per il mondo.
«Dunque l’obiettivo sarebbe quello di continuare a far foto, ma di avere anche quella sicurezza che mi permetta di fare quello che voglio.
«Quello che so adesso è che devo essere severa con me stessa, altrimenti non ce la faccio.»
 
Cosa diresti a un ragazzo o a una ragazza che si trova in un momento di difficoltà perché non sa se seguire il proprio sogno o la strada più semplice?
«Hai presente SisterAct due? Quando la suora, Whoopi Goldberg, va da una delle sue studentesse e le dice che se la prima cosa che pensa quando si sveglia la mattina è cantare, allora deve inseguire il sogno e fare la cantante (vedi).
https://www.youtube.com/watch?v=9MP3YMN5uV
«Ecco, per me è la stessa cosa. Se tu ti alzi la mattina e dici Ho bisogno di andare a far foto, oppure sei in giro in macchina e l’unica cosa cui riesci a pensare è quale foto puoi fare guardando dal finestrino, ecco, prendi e vai a far foto, quello è ciò che devi fare.
«Se invece quando vai in giro senti che per forza devi proteggere le persone, allora devi andare a far l’avvocato (ride). Se vuoi aiutare le persone in difficoltà, fai il medico. E se quindi è proprio una cosa che hai dentro, fai quel determinato lavoro, non arrenderti mai.
«Se invece vedi che vorresti arrivare in alto solo per i soldi, secondo me hai proprio sbagliato tutto nella vita. Guardati attorno, la vita è fatta per essere vissuta appieno, per essere il più felici possibili.»
 

 
La saluto e ci lasciamo con queste sue ultime parole. E mentre si trova nel mezzo di un prato mi mostra quello che la circonda.
In Australia il sole sta ormai per tramontare.
Qui in Italia, invece, sono solo le 9 di mattina, ma il sole c’è anche qui. Siamo a decine di migliaia di chilometri di distanza ma alla fine stiamo guardando lo stesso sole, siamo sempre sotto lo stesso cielo.
 
Astrid Panizza

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