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Giovani in azione: Riccardo Tamburini – Di Astrid Panizza

«Lontano, ma vicino al Trentino» – Da tre anni a Barcellona dove è regista e produttore

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«Sono Riccardo Tamburini e vengo da Borgo Chiese, ma vivo a Barcellona da tre anni e faccio il regista e produttore.»
Comincia così, con poche parole di presentazione la mia intervista a questo ragazzo che a trentadue anni segue il suo sogno, riuscendoci a costo di duro lavoro e sacrifici che l'hanno portato lontano dalla sua terra, il Trentino.
«Al momento mi occupo di progetti indipendenti, giro documentari o cortometraggi con la mia piccola casa di produzione Stars and Bones (in italiano Stelle e Ossa).
«Inoltre sto scrivendo sceneggiature sperando che con il tempo si possano realizzare anche progetti più importanti, come un lungometraggio: il sogno di ogni regista!
«Ma non pensare che faccia solo il regista – precisa Riccardo – perché, oltre a scrivere progetti, ricerco i soggetti che mi interessano per i miei lavori e cerco ininterrottamente fondi, quindi mi occupo anche di bandi pubblici e privati, sperando sempre di vincerli per poi finanziare le mie opere.»
 

Riccardo a sinistra: è regista e non videomaker.
 
Come mai sei arrivato a Barcellona?
«Questa città rappresenta per me l'ultima tappa di un lungo viaggio, per ora. A 19 anni mi sono trasferito, infatti, a Roma, dove ho studiato Cinema e dopo la laurea ho vissuto in Francia, a Lione, perché volevo trascorrere un periodo all'estero.
«Dopo quest'esperienza sono tornato per un breve lasso di tempo in Trentino, per poi spostarmi nuovamente a Roma e in seguito a Verona. Il clima della città veneta, però, non faceva per me, l'umidità che entra nelle ossa mi rendeva triste e apatico, per questo quando c'è stata l'occasione di partire per Barcellona, sempre viva e soleggiata, non ci ho pensato due volte.
«Un mio amico si era trasferito lì da poco e mi ha invitato a raggiungerlo. Non me lo sono fatto ripetere: con una valigia di vestiti in mano e una piena di sogni sulle spalle ho preso un volo per la Spagna.
«Mi sembrava che Barcellona fosse una città con la dimensione giusta per provare a cambiare e comunque all'inizio pensavo sarei rimasto solo qualche mese... Poi in realtà mi sono trovato benissimo e a distanza di tre anni come vedi sono ancora qui, anzi mi sono pentito di non essere venuto via dall’Italia ancora prima.»
 

 
Come fai a realizzare i tuoi video? Da dove prendi i tuoi soggetti?
«Dipende, ci sono delle volte che le idee mi vengono proposte da altri, quando lavoro su commissione. Quando invece sono io che creo, l'ispirazione può arrivare veramente da qualsiasi cosa, quindi comincio a fare ricerche e trovare la chiave interessante per raccontarla. Da qui poi si parte con la scrittura e in seguito la traduco in immagini.
«Quando si lavora così, in piccolo, con produzioni indipendenti tutti fanno tutto. Può capitare che un lavoro lo svolga io da solo dall'inizio alla fine se si tratta di un video di qualche minuto, mentre invece con lavori più importanti mi organizzo in team che vanno dalle 5 alle 10 persone in cui lì ognuno ha il suo ruolo ben preciso.
«La gente tante volte ha l'idea che sia facile creare un video. Vede quei due minuti in tv o al cinema e pensa Vabbè, ma che ci vuole?, mentre in realtà magari sono necessari mesi di lavoro!»
 

 
Come è nata la «Stars and Bones» Production?
«Praticamente è nata da un corto che ho girato tempo addietro, si chiama Stelle e Ossa (che potete vedere a questo link), l'equivalente italiano di Stars and Bones appunto.
«Mi piaceva il titolo e quindi quest'anno quando ho creato la mia mini-produzione è venuto fuori questo nome. Ho deciso di fare il passo di aprire e buttarmi in questa nuova avventura per poter gestire al meglio il mio lavoro.
«Quando si parla di produzione, infatti, si definisce una struttura con la quale è possibile gestire al meglio il lavoro in tutte le sue fasi.»
 
Ti senti legato al Trentino pur essendo lontano?
«Sì certamente, è inevitabile che le origini influenzino molto quello che sono e quello che realizzo e, in effetti, alcuni dei documentari che ho prodotto sono stati presentati al Trento Film Festival. Soprattutto stare all'estero fa riscoprire ciò che di buono ti riporta alle tue radici.
«È molto importante per me parlare di cose che mi rendono unico e originale qui in Spagna e essere trentino fa parte di una di quelle.
«È curioso anche pensare, a distanza di anni, come lo stesso senso di appartenenza di quando vivevo con i miei genitori tra le montagne mi facesse sentire stretta la realtà del Trentino.
«Avevo una gran voglia di andare via, ma una volta che sono stato fuori ho cominciato ad apprezzare quello che c'era lì, quello che in altri posti non si trova, come per esempio il fatto di poter fare una passeggiata in montagna, al lago o in mezzo a una natura ancora incontaminata. Qui, al massimo, posso andare al parco per ritrovare, in piccolo, quelle emozioni.
«Certamente ci sono cose che ti legano per tutta una vita alla tua terra, alla tua famiglia. Ma tornare a vivere lì in montagna la vedo una possibilità remota, perché mi sono abituato al bello di una città grande, ad avere tanta scelta, tante cose da fare, tanti progetti e tante occasioni di lavoro.
«Il Trentino, invece, per quanto riguarda la mia professione, è molto limitante, non può dare gli sbocchi che ovviamente può offrire una grande città come Barcellona. Quella del ritorno, la vedo semmai come una scelta da fare in un futuro lontano, quando avrò voglia di stare in un posto tranquillo.»
 

 
Qual è il tuo ultimo progetto?
«Ho finito da poco un cortometraggio intitolato Empathy, una sorta di allegoria dei social network di oggi, una commedia nera. Sto cominciando a inviarlo ai vari festival e quindi non è ancora possibile visionarlo per intero sul web, ma il trailer, quello sì, si può vedere online (a questo link).
«Ho poi una serie di idee in fase di sviluppo riguardanti dei documentari, ma per questi ci vuole molto tempo per la progettazione, partendo dalla fase di scrittura, dalle riprese, dal montaggio prima di arrivare alla conclusione. Nel frattempo si lavora a pieno regime.
«Uno dei documentari di cui mi sto occupando in questo momento, ancora in fase di elaborazione, parla della migrazione dei trentini verso l'Argentina. Per molte informazioni mi ha aiutato l'associazione Trentini nel Mondo, con la quale tuttora collaboro.»

Astrid Panizza – a.panizza@ladigetto.it

Per poter visionare i lavori di Riccardo sulla sua pagina Video cliccare questo link.
Un ringraziamento particolare all'associazione Trentini nel Mondo per aver fornito il contatto con Riccardo Tamburini.

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