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Giovani in azione: Alessandro Petri – Di Astrid Panizza

Dal rock alla musica classica con successo: è in Austria, dove «vive» di percussioni

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Alessando, nel mezzo, nel Musikverien di Vienna, sala dorata con dei componenti dell'orchestra di Graz.

«Ho 23 anni. Sono nato a Segonzano, paese della Val di Cembra.
«Da sempre la musica ha accompagnato la mia vita, come una melodia che non si spegne mai, anzi, che aumenta di volume con il passare del tempo.
«Nasco musicalmente come batterista, frequentando la Scuola musicale di Albiano. Ho anche suonato in vari gruppi rock del Trentino, ma ogni volta che tornavo a casa trovavo mio fratello che, con la passione del clarinetto e della musica classica, mi ha in un certo senso avvicinato a quel mondo facendomi decidere alla fine di iscrivermi al Conservatorio di Bolzano.
«È stato lì che ho trovato un insegnante che mi ha trasmesso la carica giusta e la passione per le percussioni con tutta l'energia di cui era capace. È strano perché proprio lui, dopo due anni di percorso, mi ha consigliato di andare via dall'Italia per avere più opportunità di apprendimento e di crescita.
«In effetti, il Nord Europa in questi anni sembra essere diventato il fulcro della musica classica, mentre l'Italia – afferma Alessandro con una punta di malinconia – pur possedendo una lunga tradizione da far invidia al mondo intero, da questo punto di vista sembra essersi trasformata in una vera e propria periferia.»
 

Alessandro in duetto con la musicista Nina Klinar.
 
Dunque hai deciso di partire. Quando e come mai proprio Graz, in Austria?
«Già da tempo avevo sentito parlare molto bene dell’Università di questa città perché lì c'è un corso di percussioni dove insegna uno dei timpanisti migliori al mondo.
«Quasi per scherzo nel 2016 ho quindi provato a iscrivermi al bando Erasmus scegliendo proprio Graz come meta. La selezione è stata difficile perché per i musicisti la concorrenza è agguerrita e accedere in scuole prestigiose come questa non affatto è facile.
«Alla fine, con mia grande sorpresa, sono stato accettato per l'anno di Erasmus: mi è sembrato di toccare il cielo con un dito!»
 
Stai quindi facendo ancora l'Erasmus?
«No, ti spiego. Durante il corso finalmente ho conosciuto e iniziato a suonare con questo insegnante di cui ti parlavo, uno molto competente seppur giovanissimo: ha solo 31 anni.
«Per me è stato come conoscere l'idolo dei miei sogni. Nel lavorare con lui per un anno, fianco a fianco, mi sono trovato catapultato in una realtà di eccellenza talmente elevata che ancora adesso, svegliandomi al mattino, mi chiedo se sia un sogno oppure realtà. Mai avrei pensato di riuscire in così poco tempo ad arrivare fin qui!
«Dunque, per rispondere alla tua domanda, dopo pochi mesi avevo già le idee chiare, volevo rimanere qui e ti giuro che ho fatto di tutto per potercela fare.
«È stato con questa determinazione che a giugno di due anni fa, mentre stavo facendo l’Erasmus, ho preparato l'esame per l’ammissione ai corsi universitari di Graz. Una scelta impegnativa, la mia, perché prendendo questa strada voleva dire ricominciare da capo e non tornare in Italia a finire il Conservatorio.
«Del resto mi si presentava davanti l'opportunità di frequentare un'Università prestigiosa praticamente a costo zero (16 euro a semestre), aprirmi a nuove esperienze, imparare una nuova lingua, per cui mi sono detto: "Anche se perdo due anni e ritorno al via, è solo per prendere la rincorsa e fare un salto più in alto".
«Una cosa che mi piace del percorso che sto facendo è che il mio insegnante, lo stesso di quando facevo l'Erasmus, mi spinge al massimo ripetendomi spesso il suo motto che è questo: Non esistono problemi, esistono soluzioni. Perché, sai, quando si suona uno strumento si cerca sempre di superare le proprie difficoltà, la posizione delle dita per esempio, nel mio caso, ma dietro i problemi meccanici, si nascondono paure psicologiche, blocchi interiori che vanno affrontati e superati.
«E questo, qui a Graz, è possibile con il supporto psicologico del Mental Training per musicisti, corso che prima di arrivare qui non sapevo nemmeno che esistesse.
«Ci sono insegnanti specializzati in psicologia che insegnano a noi musicisti dei semplici trucchetti per non agitarti durante le audizioni.
«Per esempio l'anno scorso mi avevano consigliato di pensare sempre positivo. Mi ero scritto quindi un sacco di biglietti con varie motivazioni che poi ho incollato sulle pareti della mia stanza.
«Ogni giorno mi alzavo e ne leggevo uno. Sembra strano, ma questo accorgimento mi è servito davvero tanto per darmi la giusta carica.»
 

 
Hai notato molte differenze rispetto al percorso del Conservatorio iniziato in Italia?
«Stando qua mi sono reso conto di quanto il mio insegnante in Italia, quello che mi spingeva a uscire dai confini per crescere in bravura, avesse ragione. Qui in Austria ho avuto l'opportunità di provare numerose audizioni per entrare in orchestre di prestigio.
«Ho cominciato a suonare con il teatro dell'Opera in Slovenia e anche con quello di Graz, sono entrato nell'orchestra giovanile di Vienna e tutto ha cominciato a girare e ad andare così veloce che mi si è aperto un mondo talmente incredibile che stento ancora a credere a tanta fortuna. Ogni volta che ripenso a come sono arrivato qui, davvero non ci credo ancora.»
 
Visto dall’esterno, il campo delle percussioni classiche potrebbe sembrare un settore di nicchia riservato a pochi. Immagino, quindi, che ci sia molta competizione fra di voi. E’ così?
«Di sicuro in un'orchestra ci sono molti più violinisti che percussionisti, giusto per farti un esempio, ma ciò non vuol dire che non ci siano tanti percussionisti che desiderano essere tra quei pochi.
«Quello che è evidente e che di fatto è un problema per tutti coloro che si accostano a questo strumento è proprio il rapporto numerico fra domanda e offerta.
«La competizione di conseguenza è molto alta. Puoi quindi ben capire con quale tensione abbia iniziato le mie prime audizioni. Poi, con l'esperienza e con l'allenamento mentale mi sono abituato e ora le affronto con più serenità.
«Per dirti, nell'ultima audizione che ho fatto, per la Wiener Jeunesse (l'orchestra giovanile che rappresenta l'Austria), eravamo una ventina di percussionisti tutti di un livello alto, e sono riuscito a entrare.
«Quando vedo che con l'impegno, il sacrificio e la costanza arrivano i risultati, questo è molto appagante per me.
«Non voglio fermarmi qui comunque, infatti nei prossimi giorni ho un'altra audizione a Monaco.»
 

 
Dunque, in sintesi, molto sacrificio, la testa concentrata e pensare sempre in positivo...
«Essenzialmente sì. Lo ripeto sempre a chi mi chiede qualche suggerimento: se vuoi arrivare da qualche parte impegnati e ce la puoi fare. Ho avuto tanti amici che avrebbero avuto le stesse opportunità che ho avuto io, ma per la paura di cominciare, di muovere il primo passo, di mettersi in gioco, non sono riusciti a cogliere quello che invece ho potuto avere io.
 
Hai un messaggio particolare per i giovani lettori de L’Adigetto.it che intendessero intraprendere una carriera musicale simile alla tua?
«Già con quanto ho raccontato della mia esperienza spero di essere riuscito a trasmettere la forza di provare a realizzare ciò che magari è sempre stato il proprio sogno.
«Ecco, bisogna fare proprio quello che dice un famoso spot pubblicitario: Just do it!, Fallo e basta!, senza mettersi lì a pensare alle controindicazioni.
«Bisogna chiudere gli occhi e lanciarsi appena se ne presenta la possibilità, perché per dirti, già adesso a 23 anni mi accorgo di come prima si prendono queste decisioni quanto sia più facile poi andare avanti per raggiungere il proprio traguardo.
«Tra l'altro, lasciami aggiungere, è sempre meglio secondo me un rimorso piuttosto che un rimpianto. Quindi, provare, e riprovare senza paura, non mollare alle prime difficoltà e crederci fino in fondo.»
 
Un ringraziamento particolare all'associazione Trentini nel Mondo per aver fornito il contatto con Alessandro Petri.
 
Astrid Panizza - a.panizza@ladigetto.it

(Puntate precedenti) 


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