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Giovani in azione: Cristian Conci – Di Astrid Panizza

Discendente di emigranti di Calliano in Sud America a fine dell’Ottocento, Cristian ha voluto tornare recentemente nella terra dei Padri: dall'Aconcagua alle Dolomiti

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Cristian Conci è un giovane argentino di 30 anni.
Mi parla in spagnolo mentre ci guardiamo negli occhi a 12 mila chilometri di distanza, attraverso lo schermo del computer.
Lo contatto una sera di febbraio, quando qui in Trentino fa molto freddo. Da lui, invece, che abita a Colonia Tirolesa, provincia di Córdoba, Argentina, ora è piena estate con punte di caldo di quasi 40 gradi: l’altra parte del mondo.
 
La sua storia e il suo cognome, in effetti, vengono da molto lontano e hanno radici profonde che li legano all'Italia.
Più di un secolo fa una famiglia Conci lasciò il paese di Calliano, in Vallagarina, nel tentativo di cercare fortuna.
Andavano via, si può dire, dalla carestia e dalle avversità della natura, dalle inondazioni e dalla malnutrizione.
Fu quello l’inizio di un lungo fenomeno migratorio sia per il Tirolo austriaco (da qui il nome di Colonia Tirolesa) che per l’Italia, movimento che portò nel corso di 50 anni milioni di nostri compaesani al di là dell’oceano, in particolare proprio in Sud America.
 

Cristian al lago di Garda.
 
Cristian, prima di affrontare la storia della tua famiglia parliamo un po' di te, di cosa ti occupi?
«Sono insegnante di informatica di bambini e adolescenti nelle elementari e nelle medie.
«Ho studiato informatica ma non avrei mai pensato di diventare un insegnante. Tutto è nato dal fatto che alcuni anni fa ho avuto la possibilità di insegnare nella scuola media, c'era un posto libero e mi hanno chiamato.
«A dire la verità, non avevo esperienza nell'insegnamento ma non mi sono lasciato perdere d'animo e quindi mi sono lanciato.
«Mi piace buttarmi in progetti interessanti, non ho paura.»
 
Infatti, so che hai partecipato anche a un progetto importante, promosso dall'Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, che ti ha portato sulle tracce dei tuoi antenati italiani. Di cosa si tratta, cosa ti ha spinto?
«Sono stato in Italia per fare uno scambio nell'anno 2013, grazie appunto dell'Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, come dicevi.
«Si tratta di uno scambio culturale reciproco che da una parte dà la possibilità a un giovane di conoscere le proprie origini, mentre dall’altra permette a un coetaneo trentino di avvicinarsi a nuove realtà nel mondo e a altre culture.
«In tutti e due i casi i giovani sono ospitati alternativamente nelle due famiglie aderenti al progetto.
«Mi chiedevi delle motivazioni. In effetti ciò che mi ha spinto a intraprendere questo percorso è stato il desiderio di conoscere le mie radici perché, a dire la verità, la mia famiglia sapeva ben poco della sua storia, di come i miei antenati erano giunti in Argentina. Sono quindi arrivato in Italia durante l'estate, ospite a Roncegno di una bella famiglia.
«Il paese della Valsugana è un posto incantevole che mi ha affascinato, molto diverso da Colonia Tirolesa e pure i componenti della famiglia che mi hanno preso con loro per tre settimane sono stati davvero gentili con me.»
 

Famiglia che ha ospitato Cristian a Roncegno (lui è il primo seduto sulla destra).
 
Com'è stato ritornare nei posti dove più di un secolo fa vivevano i tuoi antenati?
«È stata una sensazione davvero fortissima, una specie di colpo al cuore perché dopo così tanti anni fa strano conoscere il posto da cui loro se ne sono andati a causa di tanti problemi e che a me adesso sembra un paradiso.
«Arrivare a Calliano, percorrere strade, osservare vecchie case, guardare i medesimi paesaggi e tramonti, per me è stato un po’ come essere tornato indietro nel tempo, come trovarmi lì con i miei antenati.
«Quel luogo da dove loro si erano allontanati per necessità, ora io lo vedevo come un posto incantato. E la sensazione è stata incredibile, mi è piaciuto e al tempo stesso è stato molto commovente.
«Quest'esperienza alla fine mi ha lasciato la sensazione di avere un'altra famiglia. Adesso ho famiglia e amici in un altro posto del mondo e per questo ti assicuro che tornerò ancora, non so quando, ma di sicuro lo farò.»
 
Mi racconteresti di quando la tua famiglia si è trasferita dal Tirolo-Trentino, allora austriaco, all'Argentina?
«È una storia lunga. Ti racconto quello che a mia volta ho sentito dai miei parenti, dai miei nonni, perché io sono discendente di quinta generazione, quindi è passato davvero molto tempo da quando i miei antenati si trasferirono dal Trentino fin qui, in Argentina.
«Pensa che la nave con cui arrivarono attraccò inizialmente in Brasile, più o meno nel 1870. Parte della famiglia Conci decise di rimanere lì, mentre un'altra parte continuò il suo viaggio più a Sud, fino ad arrivare appunto a Córdoba, in Argentina.
«Qui, per due anni, lavorarono in campagna come campesinos (braccianti), per poi acquistare successivamente 500 ettari di terra a 20 km dalla grande città. La mia famiglia, che portava appunto il cognome Conci, aveva 14 figli e fondò allora, proprio in quel posto, il paese di Colonia Tirolesa, quello dove attualmente vivo.
«Con il tempo, altri emigranti si aggiunsero al paese, che si popolò per la sua quasi totalità di persone discendenti da italiani.
«Pensa che adesso ci sono talmente tanti Conci, che alcuni non li conosco nemmeno. Colonia Tirolesa è soprannominata anche Concilandia per questa sua caratteristica» – mi dice, ridendo, Cristian.
«Ogni anno è ormai tradizione fare un raduno di tutte le famiglie Conci, un appuntamento talmente importante che arrivano anche le famiglie Conci dal Brasile, quelle che nel 1870 si erano fermati là e che recentemente noi argentini, siamo riusciti a ricontattare.»
 

Cristian Conci con Calliano sullo sfondo.
 
Sarebbe bello farlo anche con i Conci che sono rimasti in Italia. Non ti pare?
«Sarebbe bellissimo, ma dalle mie ricerche non ho trovato tante famiglie Conci. Il ceppo di origine è, come ti dicevo, di Calliano, vicino a Rovereto.
«Quando sono stato in Italia mi è piaciuto davvero tanto quel paese, è un posto tranquillo e la gente è molto calorosa. Ti dirò che quando sono venuto in Italia ho incontrato Lorenzo Conci, l'attuale sindaco di Calliano.
«È probabile che sia un mio lontano parente, non ho avuto il tempo di verificare, ma comunque mi piace pensare che possa essere così.»
 
Nella vostra famiglia avete mantenuto qualche tradizione trentina-tirolese?
«Sì, certo. Tante sono andate perse, ma tante altre sono rimaste e ancora si mantengono e sono radicate.
«La più caratteristica è senza dubbio il cibo. Si consumano molti salumi, che qui vengono prodotti e si esportano, specialmente nel mio paese e in quello vicino, Colonia Caroya, fondato da friulani.
«Si fa tutto in casa. Il dialetto invece non si parla più, alcuni parlano l'italiano, mentre invece sono sopravvissuti al tempo alcuni giochi, in voga anche adesso, come per esempio la morra o le bocce.
«Sono considerati i giochi tipici, ci sono club dedicati, tornei e quant'altro. Sono le due caratteristiche prevalenti che si conservano della cultura di quel tempo.
«Ma il cuore, o perlomeno una parte di esso, quello sì che parla italiano, come se non avesse mai lasciato il Trentino, perché a molti di noi manca sempre questa terra, come se realmente ci avessi vissuto pure io in Tirolo.»

Astrid Panizza – a.panizza@ladigetto.it
(Puntate precedenti)

Si ringrazia l'Associazione Trentini nel Mondo per il contatto con Cristian Conci.

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