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Adotta un filare di Groppello – Di Giuseppe Casagrande

È la proposta di Silvia e Pietro Pancheri per risvegliare l'attenzione dei wine lover su questo antico vitigno autoctono della Val di Non, coltivato sulle terrazze di Revò

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Ecco nel regno di Melinda, un'iniziativa che merita di essere sostenuta dai wine lover.
«Nasce da un'idea – raccontano Silvia Tadiello e il marito Pietro Pancheri, titolari della Cantina LasteRosse, una delle più eroiche aziende vitivinicole dell'Alta Val di Non – già lanciata in molte altre aree del mondo: prendersi simbolicamente a cuore un bene o un prodotto in pericolo di estinzione.»
In questo caso il Groppello di Revò, un vitigno autoctono a bacca rossa antichissimo e radicato nella storia dell’agricoltura di montagna della nostra provincia.

Forse pochi sanno che durante l’Impero Asburgico furono proprio la Val di Non, oltre alla Valsugana, a rifornire di vino rosso la corte dell’Imperatore di Vienna.
Cosiccome va ricordato che una delle più antiche cantine sociali del Trentino venne fondata proprio a Revò nel 1893.
Questo vitigno ha tutte le caratteristiche potenziali per dare un vino molto moderno se vinificato con tutte le cure agronomiche ed enologiche del caso.
Grazie alla sua speziatura e alla sua vibrante acidità regala vini rossi non troppo alcolici ed è un'ottima base per la spumantizzazione metodo classico, come dimostrato dal LasteRosse Brut, uno spumante riserva molto amato dagli esperti del settore.
 

 
 Cinque ettari superstiti sulle sponde del lago di Santa Giustina  
Il Groppello di Revò oggi viene prodotto in pochissime bottiglie da quattro cantine superstiti, «eroiche» nel vero senso della parola: LasteRosse, El Zeremia, Maso Sperdossi, Rizzi Valerio.
La coltivazione dei vigneti a Groppello sulla Terza Sponda del suggestivo Lago di Santa Giustina nel comune di Novella si è contratta di oltre il 50% in poco più di un decennio.
I contadini non vogliono più lavorarli, troppa fatica per così poco vino.
E così il Groppello, nonostante il favore della stampa di settore, non viene promosso e valorizzato come sarebbe auspicabile dai ristoratori e dagli enotecari locali, poco inclini a far conoscere nuove tipologie di vini più difficili da proporre ai wine lover rispetto alle etichette più famose.
Ma la cantina LasteRosse non demorde, vuole resistere.
«Non si molla una delle più preziose voci della biodiversità del Trentino» – dichiara Silvia Tadiello, una battagliera donna del vino, veneta Doc, che dieci anni fa decise di trasferirsi da Rovigo a Romallo per amore di Pietro e del Groppello.
 

 
 Venti anni, un ettaro di vigneto e tanto lavoro di cantina e comunicazione  
«In venti anni di attività abbiamo investito nel nostro ettaro di vigneto a strapiombo sulle laste del lago di Santa Giustina per migliorarne la coltivazione – spiega Pietro Pancheri – lo facciamo con le forze di famiglia e di pochi altri collaboratori.
«Abbiamo perfezionato la tecnica del metodo classico da uve Groppello, che ci viene riconosciuto dagli esperti del settore come una delle bollicine italiane da vitigni autoctoni più interessanti.
«Abbiamo anche investito tanto in comunicazione, in social marketing ed eventi – aggiunge Silvia – crediamo di aver dato una mano al turismo del territorio inventando eventi come i wine-trekking nelle vigne che negli anni hanno contribuito a rendere più ricca l’offerta turistica della Valle della Mela.
«Tutto questo ci è costato tanto in termini di investimento di soldi: fare bene un lavoro vuol dire avvalersi di migliori consulenti e fornitori sul mercato, ma per noi, il Groppello e il nostro territorio lo meritano.»
 

 
 La campagna adotta un filare di Groppello per il 2021  
Partita negli utilissimi giorni del mese di novembre la campagna ha subito destato grande interesse e già nei primissimi giorni una ventina di persone hanno adottato un filare.
Per un controvalore di 100 euro i sostenitori della campagna avranno il loro nome su un filare che noi coltiveremo inviando loro immagini e filmati durante l’anno 2021.
I sostenitori per questa cifra riceveranno un pari valore di bottiglie di Groppello fermo e spumante e verranno ospitati in cantina per una degustazione non appena l’emergenza pandemia sarà rientrata.
Una cifra simbolica di 5 euro verrà inoltre donata all’Associazione Slow Food, che da anni tutela la biodiversità agricola nel mondo.
 
«Speriamo possa essere un esempio e che sia di stimolo anche per altri produttori a intraprendere questa strada e a continuare insieme questa tradizione, risvegliare la curiosità dei consumatori e promuovere una economia di territorio virtuosa» – chiosano Silvia e Pietro Pancheri.
In bocca al lupo e lunga vita al Groppello di Revò, aggiungiamo noi. In alto i calici!

Giuseppe Casagrande - g.casagrande@ladigetto.it


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