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Soave, un patrimonio mondiale – Di Giuseppe Casagrande

A Roma la cerimonia di «investitura» alla presenza del direttore generale della Fao Qu Dongyu e del presidente del Consorzio di Tutela del Soave Sandro Gini

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Il direttore della Fao Qu Dongyu e il presidente del Consorzio del Soave Sandro Gini.
 
Le Colline del Soave sono state ufficialmente dichiarate patrimonio agricolo di importanza mondiale.
Nei giorni scorsi il comprensorio del Soave che era già uno dei primi territori in Italia riconosciuti come «Paesaggio Rurale di interesse storico», è stato ufficialmente inserito tra i siti GIAHS (Global Important Agricolture Heritages System).
Sono quelle zone agricole che promuovono un'agricoltura sostenibile, lontana dai processi industriali.
Zone che conservano e promuovono uno stretto legame tra paesaggio, prodotti locali e comunità rurali associate.
L'ingresso è stato sancito nel corso della cerimonia di «investitura» nel quartier generale della Fao a Roma.
Erano presenti il direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura Qu Dongyu, il viceministro dell’Agricoltura Luigi D’Eramo e il presidente del Consorzio di Tutela del Soave Sandro Gini.
 

I vigneti della Doc Soave con il Castello Scaligero come sentinella.
 
 Quelle colline con i muretti a secco, la pergola, la tecnica di appassimento 
Questi i pilastri che hanno sancito l'ingresso delle Colline Vitate del Soave tra i territori «patrimonio agricolo di importanza mondiale»: l’esistenza di un sistema caratterizzato da muretti a secco e di girappoggio lungo le colline, la diffusione della Pergola Veronese quale tipica forma di allevamento dell’uva Garganega, la presenza di cooperative storiche che negli anni hanno permesso una crescita collettiva ed equamente distribuita all’interno della Denominazione, la tecnica dell’appassimento per la produzione del Recioto di Soave, prima Docg del Veneto nel 1998.
 

Le Colline vitate del Soave, patrimonio agricolo mondiale.
 
 Lo stretto legame tra paesaggio, prodotti locali e comunità rurali associate  
Istituiti dalla Fao nel 2002, i siti GIAHS sono quelle zone agricole del mondo che promuovono un’agricoltura sostenibile, lontana dai processi industriali, e che conservano uno stretto legame tra paesaggio, prodotti locali, comunità rurali associate.
Con questo percorso si introduce di fatto un radicale cambiamento di visione che pone l’uomo al centro del contesto agricolo, non più come soggetto che turba l’ecosistema esistente con una forma di agricoltura intensiva ma, al contrario, come artefice principale nel mantenimento della biodiversità e della conservazione del paesaggio.
«Questo riconoscimento ci rende fortemente consapevoli della responsabilità che, come viticoltori, abbiamo – ha dichiarato Sandro Gini, presidente del Consorzio del Soave – siamo chiamati a vivere un tempo di grande cambiamento dove l’agricoltura non assurge più soltanto ad una funzione alimentare, per quanto nobile e vitale: l’agricoltura oggi, attraverso coloro che vi operano, è di fatto mezzo e strumento per mantenere e conservare l’ambiente al cui interno sono calate le nostre stesse vite.»
 

Il calice ufficiale del Consorzio di Tutela del Soave.
 
 L'identità paesaggistica, le specificità morfologiche, la tutela della biodiversità  
«È un riconoscimento che sancisce l’impegno nel mantenere ben saldi i valori fondanti dell’identità del Soave, primi tra tutti la tradizione, lo sviluppo rurale, la tutela del paesaggio e la sostenibilità dei sistemi agricoli.
«In tal senso proseguirà il lavoro del Consorzio per favorire una crescente consapevolezza tra la base produttiva su più direzioni: la diffusione della Pergola Veronese quale forma di allevamento identitaria, rispetto ad altri sistemi; divulgare linee guida che permettano di ridurre il rischio di erosione, anche con l’impiego di nuove tecnologie; limitare l’introduzione di elementi e di materiali avulsi dal contesto storico tradizionale del Soave; proseguire col Sistema di difesa avanzata del Soave, grazie ad incontri tecnici per la gestione quotidiana del vigneto; promuovere un approccio rispettoso della propria identità paesaggistica, delle specificità e delle caratteristiche morfologiche; proseguire il lavoro per il mantenimento della biodiversità; attivare tavoli di lavoro relativi alla questione della gestione delle risorse idriche; e favorire lo sviluppo di un turismo esperienziale fortemente connesso alla stagionalità, al vino e ai prodotti locali.»
 

Soave, si brinda per festeggiare l'ingresso nel Giahs.
 
 Avviato l'iter per il riconoscimento dei muretti a secco della Valle di Cembra  
Anche la Valle di Cembra, dopo il riconoscimento di Paesaggio Rurale di interesse storico, ha avviato l'iter per l'adesione al Giahs (Global Important Agricolture Heritages System) puntando sulla caratteristica dei vigneti terrazzati sostenuti da oltre 700 chilometri di muretti a secco.
Vigneti fotografati già nella seconda metà dell'Ottocento e che costituiscono un patrimonio di inestimabile valore culturale e sociale.
Il riconoscimento della Valle di Cembra come «patrimonio di importanza agricola mondiale» avrebbe un'importanza fondamentale per la valorizzazione turistica del paesaggio e per le opportunità anche economiche che la visibilità internazionale può regalare all'intera valle.
In Italia sono due i siti GIAHS: gli uliveti dell'Umbria e le colline Vitate del Soave.
«Non tutti i territori – ha spiegato Francesca Neonato, agronoma e consulente ambientale, durante un recente incontro al Castello del Buonconsiglio – hanno le caratteristiche che sono richieste per ottenere tale riconoscimento.
«La Valle di Cembra potrebbe rientrare tra questi territori.»
 
Giuseppe Casagrande – g.casagrande@ladigetto.it
 
I vigneti terrazzati della Val di Cembra.

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