Home | Rubriche | Letteratura di genere | Storie di donne, letteratura di genere/ 334 – Di Luciana Grillo

Storie di donne, letteratura di genere/ 334 – Di Luciana Grillo

Marilù Oliva, «L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre» – Un'affascinante riscrittura che genera un forte desiderio di rileggere i versi di Omero

image

Titolo: L' Odissea raccontata da Penelope, Circe,
            Calipso e le altre

Autrice: Oliva Marilù
Editore: Solferino 2020
 
Pagine: 217, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
Chi ha studiato l’Iliade e l’Odissea a scuola e magari ne ha anche tradotto qualche passo dal greco, non può non essere affascinato da questa lettura originale e fedele offerta dal testo di Marilù Oliva, che ha voluto dare «voce alle diverse e corpose figure femminili qui incontrate» e che confessa: «Mi sono presa pochissime, piccole libertà…».
Ma anche chi non ne ha un ricordo vivo o non ha mai letto l’uno e l’altro poema, conosce Ulisse, il suo amore per l’avventura, la sua capacità di ingannare…
Per un caso singolare, Oliva cita Maria Grazia Ciani, recensita recentemente in questa rubrica, autrice di un’ottima traduzione dell’Odissea (vedi).

E sostiene: «Non scorgo molta discrepanza tra l’auditorio degli aedi, in età antica, e il lettore odierno… tra Odisseo e il migrante che rischia la vita in mare… tra l’ira di Poseidone… e l’indifferenza dell’individualismo che ci circonda…»
La vita e il viaggio di Odisseo sono raccontati da diverse voci e tra l’una e l’altra c’è l’intermezzo di Atena che vigila su Itaca e sulla reggia occupata dai Proci, che invita Telemaco a partire alla ricerca di notizie su suo padre, che scorta Odisseo in visita al mondo delle ombre, che lo riporta a casa, «dissolvo la nebbia e Odisseo vede chiaramente la sua amata patria… Sbarcano e ormeggiano a Itaca un istante dopo che Aurora si posa sul suo trono luminoso».
 
La prima a parlare è Calipso, innamorata di Odisseo, «lo sfuggente. Il re divenuto naufrago. L’uomo sballottato dall’ira degli dèi… La malìa che mi lega a lui mi ha costretta a seguirlo… me ne sto in disparte e lo spio, ricevendo di nuovo la conferma di una cocente verità: non sarò mai la prima, non sono nemmeno seconda e terza, perché sono soltanto il ponte tra una sfida e l’altra».
Odisseo invoca Itaca, chiama Penelope, vuole tornare a casa, «lo devasta la nostalgia…si sente braccato. Lui che ha combattuto la guerra più celebre dell’antichità, lui che ha ideato lo stratagemma per vincere l’inespugnabile rocca di Troia, lui che è sfuggito alla furia dei venti e all’ira di Poseidone, che ha ottenebrato la vista a un bestiale Ciclope e opposto resistenza alle Sirene, ecco: proprio lui è cascato nelle trappole di Calipso… Ogigia sembra un labirinto ipnotico posto nell’ombelico del mare».
 
Poi, è la volta di Nausicaa, in cui a mio avviso affiora un qualche pensiero femminista: «…consumo le ore a mirare i tramonti e sognare l’amore. Noi ragazze siamo fatte così. Ci insegnano a stare al telaio e al nostro posto. Mentre i nostri fratelli si preparano alla guerra e a governare il mondo, noi femmine ci predisponiamo ad accogliere un consorte e ad accondiscendere ai suoi desideri».
E si chiede: «Incontrerò un giorno l’uomo nato per me?».
Lo incontra, dietro un cespuglio, mentre gioca allegramente con le ancelle: «Un uomo. Rovinato dal mare. Ferito, malmesso e stordito dal sonno… è spaesato, e prova vergogna… Le mie ancelle, appena lo vedono… si dileguano… Resto solo io. Io e lo straniero. Non riesco a scappare…».
 
Nausicaa è poco più che adolescente, affascinata da Odisseo, il molteplice, il re di Itaca, il più scaltro tra i guerrieri, il naufrago che racconta le tante avventure: il Ciclope e i Lestrigoni, Circe «dai riccioli belli, dea tremenda e incantatrice»… Nausicaa sa che partirà, mentre «il mio cuore sanguina… chiuderò nel pugno il mio unico sogno d’amore».
Circe racconta l’approdo di questi «sciocchi… spossati dai viaggi e dalle intemperie, cercando quello che ogni maschio insegue. Cibo. Riparo. Una donna che li accudisca. La proiezione della loro madre…menti credulone…».
Odisseo però è diverso, «ci sono uomini che valgono nulla o poco più – la maggior parte – e uomini di valore, pochissimi. Odisseo è un guerriero molto attraente… ma c’è qualcosa in più… C’è una mente che sa solcare le increspature delle calamità e fare tesoro della polvere calpestata.
 
Convinta da Odisseo, Circe li ritrasforma da maiali in uomini, «ed eccoli che si sciolgono di nuovo in pianto, gli impavidi guerrieri che hanno bruciato Troia…».
Lucida l’ironia di Circe!
Le Sirene aspettano «che passi qualcuno per spolparlo di carni e midollo… Non è per malvagità che noi Sirene ci nutriamo dei naviganti… siamo predatrici del mare per necessità, fameliche perché non abbiamo mai ricevuto nulla, un sorriso, una coppa d’acqua che disseta, un’offerta da mani amiche».
Anche le Sirene, dunque, hanno da recriminare sul loro ruolo e sul loro destino!
 
Aspettano la nave di Odisseo, «l’acquolina ci inonda la bocca… se attiriamo lui, sbarcherà qui un lauto pranzo, l’intera sua scorta di uomini», ma rimarranno deluse, perché Odisseo «si fa legare all’albero con corde robuste… Ne sa una più degli dèi infernali quest’eroe».
Scende in campo Euriclea, «una schiava, soltanto una schiava… la prima cosa che ho imparato è che bisogna sempre dire sì. Sì agli ordini, sì alle voglie del signore. Sì ai capricci dei suoi amici. Sì i dispetti dei suoi servitori».
E ancora una volta obbedisce, quando Penelope le ordina di lavare e ungere l’ospite, dopo aver ascoltato lo sconosciuto mendicante che chiede di essere curato da «una vegliarda che conosca la sofferenza tanto quanto lui… Poi succede l’imprevisto».
Euriclea riconosce Odisseo: «Mi sento mancare… devo appoggiarmi a un solido pilastro per non cadere. Il cuore mi batte all’impazzata».
 
I nodi si vanno sciogliendo, la parola passa a Penelope che ha «giocato d’astuzia per tanti anni, rimandando, intrecciando, scomponendo… L’ho fatto per conservare il trono dell’uomo che amo da oltre vent’anni… Ma ora faccio sempre più fatica a sopportare. Io che ho fatto dell’assenza la misura dell’amore, ora vorrei tanto qualcuno al mio fianco».
E dopo la lotta cruenta contro i Proci, le tessere del mosaico ritornano al loro posto: «Odisseo capisce che è finito il tempo delle tempeste e delle guerre funeste…».
Davvero affascinante questa riscrittura da cui nasce forte il desiderio di rileggere i versi di Omero.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande