Home | Rubriche | Letteratura di genere | Storie di donne, letteratura di genere/ 343 – Di Luciana Grillo

Storie di donne, letteratura di genere/ 343 – Di Luciana Grillo

Marta Morazzoni, «L’estuario» – L’eleganza della scrittura non assolve i protagonisti da una vita che non va oltre la rete di un campo da tennis…

image

Titolo: L'estuario
Marta Morazzoni
 
Editore: Longanesi 1996
Collana: La Gaja scienza
 
Pagine: 144, Rilegato
Prezzo di listino: € 11.36
 
Ancora una volta una biblioteca piccola e non molto fornita mi ha offerto l’occasione di leggere un romanzo non proprio recente di Marta Morazzoni, scritto con rigore, scarno, essenziale.
Racconta una storia di amicizia ed è ambientato in una fredda città del nord che si sviluppa sulle opposte rive di un fiume che con un ampio estuario si getta nel mare.
Il freddo del clima e delle anime si percepisce fin dalle prime parole: «L’inverno era rigido… e le strade erano, se non vuote del tutto, più povere e silenziose… la neve scivolava lenta… e sembrava voler durare in eterno».
 
Dalle rive opposte si fronteggiano due case, quella di Benedict fermo davanti al camino, con un bicchiere di cognac in mano, in compagnia del suo cane, e quella di Antonio, appassionato musicofilo e tennista di valore, occupato a controllare entrate e uscite, a curare il giardino e le racchette.
«Siamo profondamente amici, quasi indispensabili l’uno all’altro»: si scambiano messaggi e si danno appuntamenti, mentre Antonio, con un potente binocolo, scruta oltre il fiume le stanze di Benedict che dal padre ha ereditato un negozio: «Il mestiere è un’eredità di famiglia; io non lo avrei scelto. Ho fatto quello che mi sembrava inevitabile».
E dunque si occupa di cartografia.
 
L’impiegato è Thomas, tranquillo, silenzioso, rispettoso, appassionato anche lui di antiche carte.
A modificare o forse incrinare i rapporti fra i tre uomini è una giovane francese, studiosa di cartografia – Margot – che nel negozio di Benedict può andare quando vuole… la bottega è aperta con orario regolare».
Margot, secondo Benedict, «non è affatto bella. Ha le dita tozze; è strano per il mestiere che fa», eppure in qualche modo scompiglia le carte: incontri inattesi con Antonio, provocati da «abitudini casualmente parallele», un viaggio improvviso con Thomas, per recuperare un’antica mappa, la collaborazione con Benedict, sembrano rompere abitudini e rapporti consolidati, mentre dalle nevicate invernali si passa al tepore della primavera fino al caldo della prima estate, quando finalmente il campo da tennis è agibile e Antonio può giocare, anche con Margot.
 
Da sfondo alle vicende c’è l’estuario, l’acqua del fiume che va verso il mare, come una vita che si indirizza verso nuove avventure. E il binocolo sempre puntato…
In conclusione, dopo una lettura attenta e curiosa, mentre si conferma in me l’idea del rigore e dell’eleganza della scrittura, rimane un che di freddo, di non detto, una sorta di dichiarazione dell’incapacità dei protagonisti di vivere la vita oltre la rete di un campo da tennis e oltre le lenti del binocolo.

Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande