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Storie di donne, letteratura di genere/ 349 – Di Luciana Grillo

Maria Alecci e Nunzia Fasano: «I buchi dell’anima. Una nessuna centomila» – Un libro che fa pensare a tutte le donne senza voce e alla sofferenza che le accompagna

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Titolo: I buchi dell'anima. Una nessuna centomila
Autrici: Maria Alecci, Nunzia Fasano
 
Editore: A & B 2019
Collana: Sguardi
 
Pagine: 116 p., Brossura
Prezzo di copertina: € 12
 
«Una, Nessuna e Centomila sono le donne che hanno avuto il coraggio di affrontare il viaggio terapeutico e hanno trasformato il loro dolore in consapevolezza e hanno appreso la forza di vivere autenticamente, anche nella memoria di tutte quelle donne la cui voce è stata soffocata.»
Fin dalle prime pagine questo libro dichiara il suo intento informativo sul modo in cui la psicoterapia può aiutare le donne a superare esperienze stressanti e/o traumatiche.
Le autrici sanno di cosa parlano: Maria Alecci è Psicologa-Psicoterapeuta dell’età evolutiva, docente di Psicologia, consulente in Psicologia giuridica, Psicopatologia e Psicodiagnostica (e tanto altro).
Nunzia Fasano è Psicologa-Psicoterapeuta individuale, di coppia e di gruppo; è attenta ai problemi dello stress causato dal lavoro, coniuga la scienza con l’arte, si occupa anche di Formazione e Supervisione.
 
Il testo, che ho letto con attenzione, presenta la storia di alcune donne e parla della terapia EMDR, che «si è dimostrata efficace per il trattamento di traumi di diversa natura… il protocollo classico di intervento prevede l’accompagnamento della donna in un percorso di consapevolezza» con lo scopo di «permettere alle donne e ai minori che subiscono violenza di comprendere i propri vissuti, gestirli al meglio, fuoriuscire dalla relazione violenta e recuperare una propria autonomia».
Lara è stata una bambina abbandonata e velocemente adottata, da genitori volenterosi ma probabilmente inadeguati, per cui fin da adolescente ha manifestato tendenze all’autolesionismo: «nel farsi del male, si riappropriava del proprio corpo…e dava voce alle sue emozioni che non sapeva esprimere».
Il percorso seguito sia da Lara che dai genitori ha consentito a tutti e tre di ricostruire la loro storia e di ritrovarsi.
 
Un’altra figura emblematica è Nulla, figlia unica poco amata, «non desiderata, non voluta…segnata dal trauma del rifiuto e dell’abbandono psicologico», che muore a 18 anni investita da un’auto sulle strisce pedonali.
Di pagina in pagina, incontriamo persone, drammi, anche poesie: c’è Adonide, costretta all’aborto ed Erica che a 12 anni convive con la malattia e la morte di suo padre, c’è Peonia, la cui «vita affettiva era un’altalena continua», un disagio profondo, causato dalle molestie subite nell’infanzia, confessate e non prese in considerazione dai genitori (forse perché il molestatore era il nonno paterno).
E così via, in un soffocante tunnel di sofferenza, causata ad esempio, per Calendula e per suo fratello Andrea, dalla separazione dei genitori, da faticosi traslochi, dalle presenze del papà e della mamma che si alternavano.
 
Né fu sufficiente per riacquistare la serenità il matrimonio con Mario, suo vecchio amico, e neanche la nascita dei bambini… poi altri avvenimenti la turbarono profondamente, come la morte della madre nel giorno di Natale e la separazione da quel marito che non aveva saputo capirla.
Ma se è vero che dopo il temporale torna il sereno, anche per Calendula le cose sono cambiate e «dopo anni di ascolto di se stessa, formazione e terapia, riuscì a realizzare il suo sogno. Oggi è una psicoterapeuta».
 
Donne su donne, giovanissime come Chiara, come Aurora, come Una e come Smeralda – entrambe figlie di padri complicati – che soffre con la sorella Viviana, bella e sventurata, vittima di un marito egoista, uccisa psicologicamente, sopraffatta dalla violenza di un uomo amato, «da cui ti aspetti amore e protezione».
E poi c’è Ruta, «una madre massacrata dall’assenza di gratitudine, di amore, di tenerezza e cura da parte dei suoi figli», c’è Leonilde che ha vissuto sulla sua pelle il terribile terremoto dell’Irpinia, che si ammala gravemente e trova rifugio nella pittura, fino a diventare un’artista affermata.
L’ultima della serie è Aloe che «come un’adolescente si perdeva in mille fantasie», vittima di «un legame imperfetto», di incontri fugaci tra un aereo e un altro…
 
Si chiude il libro e si continua a pensare, tra versi e fiori, a tutte le donne senza voce, a tutta la sofferenza che attraversa le loro vite.
 
Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Renensioni precedenti)

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