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Storie di donne, letteratura di genere/ 350 – Di Luciana Grillo

Margaret Atwood, «Seme di strega» – L’autrice ci regala un romanzo ribelle, da leggere tutto d’un fiato

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Titolo: Seme di strega
Autrice: Margaret Atwood
 
Traduttrice: Laura Pignatti
Editore: BUR - Biblioteca Universale Rizzoli 2018
 
Pagine: 319, Brossura formato tascabile
Prezzo di copertina: € 13
 
Quando posso tuffarmi fra le pagine di un romanzo scritto da Margareth Atwood, so già che sarà un’esperienza speciale, perché la capacità di creare e raccontare una storia raggiunge, per questa scrittrice, un livello altissimo.
Se Il racconto dell’ancella (recensito in questa rubrica insieme a Testamenti) le ha dato una fama mondiale, con Seme di strega Atwood ti cattura dalla prima pagina, tiene desta l’attenzione di chi legge senza mai una caduta, ti fa entrare nella storia con occhi e cuore, ti descrive ambienti nei quali hai l’impressione di vivere.
 
Al centro della storia c’è Felix, un regista teatrale esperto e provocatorio, i cui allestimenti sorprendono e interessano un vasto pubblico.
«Lui doveva creare le più ricche, le più meravigliose, le più impressionanti, le più originali esperienze teatrali di tutti i tempi… Ricavare da ogni allestimento un’esperienza che nessuno spettatore avrebbe mai dimenticato».
La morte della figlia Miranda, ancora bambina, lo spinge a programmare una Tempesta di Shakespeare assolutamente spiazzante… «Era un’evasione, questo lo sapeva anche allora, però sarebbe stata anche una sorta di reincarnazione. Miranda sarebbe diventata la figlia che non era stata perduta…», ma il tradimento di un suo collaboratore lo allontana dal Festival e dal mondo del teatro.
 
Dunque, Felix si isola, sente la sua piccola bimba sempre vicina, gli sembra di vederla crescere, di ascoltarne la voce, di abbracciarla.
Grazie al web, dal suo rifugio, segue le vicende e i successi di Tony e del complice Sal e comincia ad attendere, ma cosa? «Una buona occasione, un colpo di fortuna? Una via verso un momento di confronto? Un momento in cui il potere fosse stato dalla sua parte. Era una cosa impossibile da desiderare, ma la collera repressa lo sosteneva. Quella, e la sua sete di giustizia».
 
Dopo un certo numero di anni, arriva per Felix il momento di agire: la casa circondariale, rimasta improvvisamente priva dell’insegnante del corso di Alfabetizzazione attraverso la Letteratura, ha bisogno di un sostituto.
Felix – con il nome fittizio di Duke – si presenta e viene assunto, nonostante qualche iniziale perplessità da parte di una docente universitaria che supervisionava il corso («Un anziano regista teatrale, inerme, intimidatorio?»).
Felix ha già in mente la sua Tempesta, sa come coinvolgere i detenuti, sia nell’apportare modifiche al testo, sia nel predisporre una colonna sonora, sia nel pensare alle scenografie. «Filmavano ogni scena e poi rielaboravano i video… lavorare con un video significava che nessun attore doveva sentirsi in imbarazzo se sbagliava una battuta: si poteva sempre rifare.»
 
Felix scrittura anche una vera attrice, che conosce da tempo, Anne-Marie, «un raggio di luce in un antro buio. Spezza la monotonia», e lo spettacolo prende vita e sostanza.
Atwood procede giorno dopo giorno, come se il suo romanzo fosse semplicemente un diario che ha un inizio – 7 gennaio 2013 – e una conclusione, il 31 marzo 2013: in questi mesi ci sono prove e discussioni, mentre Felix pianifica la sua vendetta.
Un universo di persone – detenuti, politici, funzionari, aspiranti attori – si muove, si spaventa, teme per la sua vita. Poi, tutto si compie, così come Felix voleva.
E il 31 marzo, finalmente, lascia la sua «catapecchia… ha bisogno di vestiti nuovi perché sta partendo per una crociera. L’ha organizzata per lui Estelle…Cogli l’attimo! Gli aveva detto».
 
Felix lo coglie, e finalmente, dopo tanti anni, sente di essere libero, come libera ritorna la sua Miranda, a cui lui stesso permette di essere «libera di scioglierti negli elementi».
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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